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Egitto: piano di emergenza per l’economia

Con una nuova scheda paese e alcuni interessanti grafici (qui allegati) la SACE fa il punto sulla situazione attuale dell’Egitto.

Il governo egiziano ha approvato un piano di emergenza da USD 3,2 miliardi per rivitalizzare l’economia nei prossimi 10 mesi. Il piano include risorse per progetti di investimento labor-intensive, misure di stimolo al settore turistico e il ripagamento degli arretrati dovuti dal governo alle imprese (da effettuare quasi interamente entro dicembre 2013).

Nonostante tali misure di espansive, le autorità prevedono una riduzione del deficit pubblico al 9% del PIL rispetto al 14% registrato quest’anno. Il governo punta infatti ad utilizzare i USD 12 miliardi di aiuti annunciati dai paesi arabi (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait) dopo la rimozione del presidente Morsi.

Il piano annunciato conferma la volontà da parte del governo di non introdurre misure di austerità, quali l’aumento della tassazione fiscale e la riduzione dei sussidi, che potrebbero inasprire ulteriormente le tensioni nel paese. La mancata introduzione politiche di lungo periodo e riforme economiche incisive e impopolari è legata anche all’assenza di un mandato popolare e di un’ampia legittimità delle autorità (l’attuale esecutivo dovrebbe rimanere al potere per circa 8 mesi).

In assenza di una riduzione delle spese correnti e di un aumento delle entrate fiscali, i progetti di investimenti dipenderanno dalla capacità dell’esecutivo di attrarre aiuti a livello bilaterale e di coinvolgere le istituzioni multilaterali. Da inizio luglio, con la rimozione del presidente Morsi da parte delle Forze Armate, i paesi arabi hanno intensificato il loro supporto a annunciato circa USD 12 miliardi di aiuti (di cui 5 miliardi già erogati da Arabia Saudita e EAU), contribuendo a rallentare il declino delle riserve (a fine luglio pari a USD 18,9 miliardi, il livello più alto da novembre 2011).

Il paese continua a dipendere dal supporto dei donors, mentre l’economia continua stenta a ripartire a causa anche dell’impatto dei disordini sul settore turistico (gli arrivi internazionali sono ancora inferiori del 16% rispetto ai livelli pre-crisi) e dell’approccio cauto degli investitori stranieri (IDE: -70% nel 2012 rispetto al 2006). Anche il costo dei CDS (costo della copertura sul rischio paese tramite credit default swaps) mostra una limitata confidenza del mercato nei confronti del paese, mantenendosi a livelli record da luglio 2013.

Nonostante l’instabilità politica ed economica abbia sensibilmente peggiorato tutte le sue valutazioni sul rischio di credito, sia sul paese che su banche e imprese locali, la SACE rimane in una situazione di prudente apertura per la concessione di coperture assicurative, e consigliamo di approfittarne ai tanti nostri esportatori (l’Italia è il secondo paese al mondo, dopo gli USA, nell’interscambio con l’Egitto), cercando di farsi assicurare tutte le operazioni che non abbiano in sé una copertura con strumenti finanziari (come i crediti documentari confermati da banche italiane e il forfaiting). Meglio non ripetere la pessima esperienza della Libia di due anni fa.


Allegati: Egitto.pdfhttp://firstonline-data.teleborsa.it/news/files/844.jpg

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