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Al Sudafrica serve nuova energia per rilanciare l’export

Secondo un recente report del Centro Studi Intesa Sanpaolo, nella prima metà dell’anno l’economia del Sudafrica ha frenato ulteriormente rispetto al già modesto passo di crescita registrato nel 2015 (+1,3%). Da gennaio a giugno il PIL è cresciuto dello 0,2%, rispetto al +1,8% nello stesso periodo del 2015. Sull’economia pesano la congiuntura del mercato delle materie prime, che costituiscono una quota rilevante delle esportazioni: a questo proposito, secondo stime del FMI, le materie prime hanno sottratto lo 0,5% al PIL nel 2015 considerando l’impatto diretto e indiretto su altri settori, in primis costruzioni e trasporti. Non vanno inoltre dimenticate le condizioni di siccità, responsabili nello stesso periodo della perdita dello 0,2% di PIL. Allo stesso tempo, persistono i problemi di carenza nelle forniture di energia elettrica: solo nel 2015 si sono verificate oltre 100 interruzioni nelle forniture, in un Paese dove il 75% della potenza elettrica installata proviene da centrali a carbone e il 10% da turbine a gas e idroelettrico.
Nella prima metà di quest’anno la siccità ha determinato una contrazione del 7,5% della produzione agricola e ha contribuito, attraverso l’impatto negativo sulla generazione idroelettrica, al calo dei servizi di pubblica utilità (-3,6%). L’attività di estrazione ha registrato una diminuzione del 6,5% determinata dall’eccesso di offerta sul mercato di diversi minerali, interruzioni per motivi di sicurezza e nella fornitura di energia elettrica e aumento dei costi. La produzione manifatturiera è cresciuta dell’1,4%, spinta dal petrolchimico e dai mezzi di trasporto, mentre le costruzioni hanno registrato una crescita inferiore a quella dell’anno prima (+1,4% rispetto a +2,6%) penalizzate dalla debolezza dei lavori pubblici. La debolezza della domanda interna ha pesato sui servizi, soprattutto in termini di trasporti e comunicazione (-0,2%).
Dal lato della domanda, da gennaio a giugno 2016 i consumi privati hanno registrato una crescita dello 0,9%, pari alla metà di quella dell’anno prima, penalizzati da aumento dei prezzi e condizioni restrittive del credito, mentre gli investimenti sono diminuiti del 2,9%, con lavori pubblici e macchinari particolarmente deboli. Il commercio estero ha dato un contributo positivo al PIL, grazie alla crescita contenuta delle esportazioni (+0,5%, dove emergono soprattutto preziosi e mezzi di trasporto) a fronte del calo delle importazioni (-3,3%). Nel breve periodo, sulle prospettive di crescita pesa soprattutto la debolezza degli investimenti, frenati dal clima imprenditoriale negativo, dalle prospettive incerte del settore minerario e dall’aumento dei costi del credito. L’elevata disoccupazione (26,6%), la modesta dinamica dei salari reali e la caduta dei redditi agricoli frenano invece i consumi. Le esportazioni continuano a risentire della debolezza della congiuntura in alcuni importanti mercati di esportazione. Il prossimo anno è previsto tuttavia un recupero della domanda interna grazie sia ai consumi, che dovrebbero beneficiare di una stagione agricola meno sfavorevole, che agli investimenti, soprattutto nel minerario spinti dall’attesa ripresa delle quotazioni. Nel WEO di ottobre il FMI prevede per il Sudafrica una crescita del PIL di +0,1% nel 2016 e +0,8% nel 2017.
Nell’anno fiscale 2016 che si è chiuso lo scorso marzo, il Bilancio dello Stato ha registrato un deficit pari al 3,9% del PIL, superiore al 3,6% nell’anno fiscale precedente, ma in linea con l’obiettivo iniziale. Nel corrente anno fiscale il Governo ha indicato un deficit obiettivo pari al 3,2% del PIL: un sostegno alle entrate sta venendo dalle royalties minerarie a seguito del parziale recupero delle quotazioni. Il debito pubblico in rapporto al PIL è salito di quasi 15pp negli ultimi 5 anni, portandosi al 49,4% nel 2015 dal 35,3% nel 2011, dove circa un decimo è in valuta ed un terzo del debito totale è detenuto da investitori esteri. In questo contesto, la bilancia dei pagamenti del Sudafrica registra un deficit corrente strutturale (in media il 4,2% del PIL dal 2006 al 2015) dovuto principalmente alla remunerazione dei capitali esteri investiti nel Paese. Nel corso del primo semestre dell’anno il saldo corrente in dollari è rimasto sostanzialmente invariato (-5,6 mld) rispetto allo stesso periodo del 2015. Su base tendenziale il FMI prevede il deficit corrente scendere attorno ai 9 mld (3,3% del PIL) nell’intero 2016, dai 13,7 mld (4,3% del PIL) l’anno scorso. Sempre nei primi sei mesi del 2016, il surplus del conto finanziario si è contratto da 2,6 mld a 2,1 mld a causa principalmente della diminuzione degli investimenti esteri di portafoglio (scesi da 7,4 mld a 3,1 mld).
Ai fattori di debolezza di natura congiunturale si aggiungono quelli più strutturali. Il tasso di crescita potenziale è frenato da carenze nelle infrastrutture, in particolare impianti di generazione di energia elettrica e movimenti merci, e di lavoratori sufficientemente qualificati. L’economia del Sudafrica è caratterizzata da una marcata dualità: accanto a un sistema di servizi, industrie e infrastrutture avanzate, esiste un’ampia economia informale sottosviluppata e una larga quota di popolazione che vive in condizioni di povertà. Oltre un quarto della popolazione è senza lavoro. Il Sudafrica è, inoltre, uno dei Paesi con maggiore disparità nella distribuzione della ricchezza: una larga fetta della popolazione non ha accesso appropriato ai servizi sanitari ritenuti essenziali, mentre disoccupazione e disuguaglianze alimentano una diffusa criminalità, tensioni sociali, scioperi e manifestazioni che spesso assumono forme violente. Tuttavia, a fronte di queste debolezze vi sono alcuni punti di forza quali un quadro istituzionale solido, l’indipendenza della Banca Centrale, un’economia diversificata dotata di una discreta base manifatturiera e di servizi avanzati, in particolare nel campo finanziario.
La debolezza della crescita economica, il deterioramento delle finanze pubbliche, il basso grado di copertura del fabbisogno garantito dalle riserve, la vulnerabilità della valuta, l’elevata dipendenza dai flussi di capitali dall’estero e, di recente, il rischio di politiche economiche meno attente al mercato hanno comportato un peggioramento della valutazione del merito di credito del Sudafrica. S&P ha posto il debito sovrano sotto osservazione per un possibile taglio di rating (attualmente BBB-). Pure Moody’s ha un outlook negativo sul suo rating Baa2. Fitch, che lo scorso dicembre aveva tagliato il rating da BBB a BBB-, ha di recente sottolineato il pericolo di una svolta populista nella gestione dell’economia.
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