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Le 3 incognite del dopo manovra di Berlusconi

Sarà in grado Silvio Berlusconi di gestire con il suo governo e con la sua maggioranza quella manovra che gli fa sanguinare il cuore e che su quasi dettatura degli organismi europei ha dovuto varare? Per riuscirci il nostro premier dovrebbe essere in grado di tenere in pugno la maggioranza, di riuscire a dialogare con l’opposizione e soprattutto di essere un interlocutrore credibile per l’Europa e per la Bce in particolare. Ci sono insomma tre macigni politici che ingombrano la strada di Berlusconi e del governo, che vorrebbero durare fino alla fine della legislatura.
 Sul primo punto, la tenuta della maggioranza, gli ultimi giorni di preparazione del decreto parlano chiaro: i rapporti con il ministro dell’Economia sono sempre più precari, la Lega ha dimostrato di andare spesso e ondivagamente per conto suo, nel Pdl le tensioni sono forti e il ministro Galan pochi minuti che si riunisse il Consiglio dei ministri, ha addirittura avanzato l’ipotesi di non votare la manovra in Parlamento. Difficile pensare che basti il granitico e fedele sostegno di Scilipoti a fare da collante di una colalizione in palese affanno. Quanto al secondo punto, il diualogo con l’opposizione, l’impressione è che il premier più che al dialogo con essa punti a dividerla, per cercare un improbabile recupero al centro. Infine ci sono i rapporti con l’Europa e con la Bce, i cosiddetti commissariatori.
 Qui va rammentato che Berlusconi aveva sempre negato che le condizioni dell’economia italiana richiedessero interventi esterni. Insomma mentre la casa bruciava, piuttosto che chiamare i pompieri, preferiva negare che la casa stesse bruciando. E così i pompieri (Bce e quant’altro) sono intervenuti di propria iniziativa. Solo che a quel punto non bastavano più gli estintori e gli idranti, servivas l’accetta. Ed ecco la manovra lacrime e sangue che turba il nostro premier al punto da far sanguinare il suo cuore. Difficile, con questi precedenti, pensare a Berlusconi come “statista di riferimento” (la definizione è di Stefano Folli su “Il sole 24 ore”).
 E allora: o la lezione delle cose sarà in grado di imporre anche al nostro premier un’autentica metamorfosi, prima di tutto di stile, o non ci resterà che concludere, come faceva Giovanni Spadolini nei suoi articoli, prima di dedicarsi alla politica, che forse “il peggio deve ancora cominciare”.

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