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ACCADDE OGGI – 100 anni fa nasceva Brodolini, padre dello Statuto dei lavoratori

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Marchigiano nato a Recanati il 19 luglio 1920, dopo aver conseguito, nel 1939, il diploma di maturità a Bologna, l’anno dopo, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, fu chiamato alle armi e partecipò come ufficiale di complemento alle campagne di Albania e Grecia.

Rimpatriato, venne inviato in Sardegna, dove rimase fino all’8 settembre 1943. Nell’Isola si compì la sua formazione politica, che lo vide entrare nelle file del Partito d’Azione (1946) su impulso delle amicizie della cerchia dei militanti antifascisti, prima tra tutte quella di Emilio e Joyce Lussu.

Nel giugno 1946 si laureò in lettere a Bologna. Militante del Partito d’azione, dopo il suo scioglimento aderì al Psi, dove ricoprì la carica di segretario della Federazione di Ancona e fu eletto nel Comitato Centrale. Alla fine del 1950 passò al lavoro sindacale e fu eletto segretario nazionale della Federazione lavoratori Edili (FILLEA) della CGIL dove rimase fino al 1955, quando venne nominato vicesegretario della CGIL (con Giuseppe Di Vittorio segretario generale e Fernando Santi segretario aggiunto), restando nel vertice confederale fino al 1960.

Poi Brodolini decise di passare all’attività di partito, fu quindi eletto vicesegretario del PSI nel 1963, carica che mantenne fino al 1966 (intanto, nel 1953 era stato eletto per la prima volta alla Camera dei deputati nella circoscrizione di Ancona-Pesaro-Macerata-Ascoli Piceno, poi confermato per tre legislature, fino al 1968, anno in cui fu eletto al Senato).

Nel dicembre del 1968, fu nominato Ministro del lavoro e della previdenza sociale nel secondo governo di Mariano Rumor (1968-1969). In tale veste promosse una vasta attività legislativa in materia previdenziale e sindacale: il superamento delle gabbie salariali, la ristrutturazione del sistema previdenziale (legge n. 153/1969). L’intervento più rilevante di Brodolini fu la presentazione, il 24 giugno 1969, di un disegno di legge, alla cui elaborazione aveva posto mano, in collaborazione con Gino Giugni, fin dall’inizio del mandato ministeriale, dal titolo “Norme per la tutela della libertà e della dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro”, bozza della legge nota come Statuto dei diritti dei lavoratori. Con questo disegno Brodolini intendeva, come si legge nel testo: «contribuire in primo luogo a creare un clima di rispetto della libertà e della dignità umana nei luoghi di lavoro, riconducendo l’esercizio dei poteri direttivo e disciplinare dell’imprenditore nel loro giusto alveo e cioè in una stretta finalizzazione allo svolgimento delle attività produttive».

Anche sul piano dello stile personale Brodolini diede un’immagine del tutto nuova al suo ministero trascorrendo la notte del capodanno 1968-1969 nella tenda alzata in via Veneto a Roma dai lavoratori della fabbrica romana Apollon, in lotta per la difesa del posto di lavoro, e portando ai braccianti di Avola la solidarietà del ministero a seguito della morte di due lavoratori uccisi dalle forze dell’ordine durante una manifestazione.

Morì, in seguito ad un cancro, l’11 luglio 1969 in una clinica di Zurigo. Brodolini era considerato una persona pigra (gli amici lo avevano ribattezzato James Brod ai tempi dei primi film sull’agente 007). La consapevolezza della fine imminente lo trasformò in un’altra persona, impegnata a lasciare dietro di sé qualche cosa di importante e lo spinse, quindi, ad accelerare per quanto possibile la realizzazione del suo programma politico e l’approvazione dello Statuto dei diritti dei lavoratori. Partecipò ormai allo stremo delle forze (morì pochi giorni dopo) al Congresso della Cgil di Livorno dove pronunciò con un filo di voce un discorso che parve a tutti un testamento. Una sua frase è entrata a far parte della memoria collettiva del Paese: ‘’Chi nella vita sceglie i propri amici, sceglie anche i propri nemici – disse – ed io ho scelto voi come amici carissimi’’.

In riconoscimento dell’impegno profuso da Brodolini nell’ultima fase della sua vita, il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat gli conferì la Medaglia d’Oro al Valor Civile, con la seguente motivazione:

«Esempio altissimo di tenace impegno politico, dedicava, con instancabile ed appassionata opera, ogni sua energia al conseguimento di una più alta giustizia sociale, dando prima come sindacalista, successivamente come parlamentare e, infine, come ministro per il lavoro e la previdenza sociale, notevolissimo apporto alla soluzione di gravi e complessi problemi interessanti il mondo del lavoro. Colpito da inesorabile male e pur conscio della imminenza della sua fine, offriva prove di somma virtù civica, continuando a svolgere, sino all’ultimo, con ferma determinazione e con immutato fervore, le funzioni del suo incarico ministeriale, in una suprema riaffermazione degli ideali che avevano costantemente ispirato la sua azione»

In memoria di Giacomo Brodolini è stata istituita una Fondazione, di cui fu animatore per lungo tempo il suo braccio destro Enzo Bartocci e fu presidente Piero Boni, dopo l’uscita dalla Cgil.

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