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Nucleare: 51 siti idonei per accogliere le scorie, ma arrivano i primi no. Il caso di Trino Vercellese

Pixabay

Il conto alla rovescia è iniziato ma c’è già la prima assemblea del Comitato “TriNo” martedì prossimo a Trino Vercellese. Per il deposito nazionale delle scorie nucleari con un costo stimato di 900 milioni di euro, si è riaperta la battaglia contro la localizzazioneDove costruirlo? Il Comune di Trino Vercellese, sede di una vecchia centrale, si è candidato ad ospitarlo. I cittadini contrari si sono subito organizzati. Martedì prossimo parte la mobilitazione.

Le autocandidature sono, comunque,  previste dal Ministero dell’Ambiente che il 13 dicembre ha pubblicato la Carta Nazionale delle 51 aree idonee (CNAI ) per accogliere i residui. Il documento era più o meno noto da marzo, compresa la possibilità delle autocandidature.  

“Entro 30 giorni i territori non presenti nella proposta possono avanzare la propria candidatura” è scritto. E il Comune di Trino, pur non essendo nella lista dei 51, si è fatto avanti. Perché? “Perché la politica da 30 anni ha il potere di decidere sul deposito ma non l’ha mai fatto perché terrorizzata dalla perdita di consenso. E la cosa è bipartisan, in quanto non si è mai trovato un territorio disponibile a dialogare. Io lo sono, perché ho il dovere di pensare alla sicurezza e alla salute dei cittadini” ha risposto il l sindaco Daniele Pane.

Un deposito a rischio zero

M è tutto l’area di Vercelli ad essere stata esclusa dalla Carta preparata dalla Sogin, ribatte il Comitato. Allora perché proporsi se la zona è fuori dalla lista ? Per trarne benefici economici, occupazionali e schierarsi dalla parte del cambiamento. È evidente che i rischi per la salute vanno valutati a monte e quindi non ci devono essere. Che Ia gestione deve essere la più controllata possibile e che nessuno deve nutrire dubbi sulla qualità del progetto. Un sito a rischio zero.


Nel sito saranno conservati una volta per tutte i rifiuti radioattivi di bassa e media attività. Per quelli ad alta radioattività è aperta una discussione in Europa per un deposito a beneficio di tutti i paesi . 

Le Regioni che si oppongono

La Sogin ha elaborato la Carta, sulla base delle osservazioni scaturite da una consultazione pubblica e da un seminario nazionale. Le zone individuate hanno tutte i requisiti adatti per ospitare anche il previsto Parco tecnologico. Dal conto alla rovescia fino a gennaio, si sono chiamate fuori Sicilia, Sardegna, Basilicata , oltre alla stessa Regione Piemonte che ha criticato il sindaco di Trino.

Diciamola tutta con chiarezza: è arrivato il momento di decidere. Abbiamo davanti una delle infinite incompiute dell’Italia di cui ci lamentiamo. L’abbiamo trascinata fino ad oggi che affrontiamo il nucleare di nuova generazione.

Nella loro breve attività le quattro centrali hanno prodotto residui che sono conservati in più posti. La prima, a Latina negli anni ‘60 con reattore inglese, ci veniva invidiata da mezzo mondo. L’Italia, patria di Enrico Fermi e dei maggiori fisici nucleari, era più avanti di americani e inglesi che fabbricavano solo reattori. Ora i residui aumenteranno con la bonifica dei vecchi impianti e ancora senza decidere cosa farne? Li lasciamo in eredità a figli e nipoti ?

“Il deposito serve, è urgente ha detto anche Stefano Ciafani, presidente di Legambiente  – si è perso fin già troppo tempo, e va fatto per ospitare i rifiuti a bassa e media attività. Per quelli ad alta attività, si deve lavorare a livello comunitario, come previsto dalla direttiva Ue, per individuare un deposito geologico idoneo e il più possibile sicuro”.

In Europa discuteremo come dice Legambiente, ma in casa nostra decidiamo una volta per tutte. E prima che nei depositi temporanei si ammassino altri rifiuti , facendo crescere rischi di ogni tipo. Di questioni ambientali nelle mani del Ministro Pichetto Fratin, tutte aperte, ne abbiamo già una buona quantità.

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