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Merkel apre: sì a un fondo salva-Stati rafforzato

Reduce da una vittoria elettorale nel piccolo Land della Saar, la Cdu della signora Merkel veleggia su percentuali molto generose anche a livello federale. Segno che, nonostante la crisi dell’Eurozona sia tutto fuorché finita, la politica prudente del Cancelliere convince o, perlomeno, non preoccupa troppo gli elettori tedeschi. Forte del sostegno svelato dai sondaggi e sinora confermato dalle urne, Angela Merkel torna a fare qualche concessione sul fronte dei veicoli di stabilizzazione finanziaria. Come annunciato su queste colonne già nel febbraio scorso, la Germania è pronta a prolungare l’esistenza dell’EFSF, senza che ne sia più disposto un suo assorbimento nell’ESM, il fondo permanente, il cui varo è previsto per giugno.

La notizia, comparsa sui quotidiani tedeschi ieri pomeriggio, si affianca a quella circolata qualche settimana fa, quando fu la stessa signora Merkel ad annunciare un pagamento in tempi più brevi delle rate del capitale sociale che ciascuno Stato membro deve versare per costituire l’ESM. Questa scelta, in ordine alla quale manca ancora la definizione di tutti i dettagli tecnici del caso, rischia tuttavia di scontrarsi con l’opposizione interna alla coalizione cristiano-liberale. Ai primi di marzo, la signora Merkel ha infatti perso il sostegno dei suoi deputati in materia di politiche europee anticrisi e ogni nuova modifica che passi per il Parlamento rischia la bocciatura, se l’opposizione rosso-verde non si offre di fare da stampella.

In particolare, lo scorso dicembre il Bundestag votò una risoluzione che impegnava l’Esecutivo a intavolare trattative in sede europea, senza mai scavalcare quella cifra di 211 miliardi di garanzie più interessi, fissata n seguito all’entrata in vigore dell’EFSF. In realtà quella stessa deliberazione prevedeva anche l’utilizzo di uno strumento quale la leva finanziaria e la legge interna che disciplina la partecipazione del Parlamento alle decisioni in materia di aiuti finanziari, fissa clausole per le quali è facile derogare al “tetto politico” dei 211 miliardi.

Fatto sta che la CSU è sul piede di guerra. Il governatore bavarese Horst Seehofer, smessi i panni di capo dello Stato ad interim, è tornato a fare il controcanto alla signora Merkel; l’unico ormai rimasto a poterselo permettere, visto che i liberali dell’FDP, travolti dall’ennesimo ciclone elettorale nella Saar, sembrano non avere più alcuna voce in capitolo in materia europea. Ad oggi parrebbe quindi che Seehofer abbia strappato come condizione che EFSF ed ESM marcino paralleli soltanto fino al 2013 e non oltre. Di fatto si passerebbe quindi da una potenza di fuoco di 500 miliardi ad una di circa 700. Così almeno spiegava ieri la Frankfurter Allgemeine Zeitung. Nuove concessioni potrebbero arrivare nei prossimi mesi, in vista dell’approvazione parlamentare del “Fiscal Compact”. Trattandosi di un trattato internazionale che incide sui poteri sovrani della Repubblica federale, necessita infatti del voto favorevole di due terzi dei parlamentari, proprio come se si trattasse di una normale legge di revisione costituzionale. SPD e Verdi chiedono quindi in contropartita un impegno del Cancelliere per l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie anche soltanto nell’Eurozona e un aumento del capitale sociale della Banca europea degli Investimenti (BEI) per potere lanciare un piano per la crescita in Grecia.

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