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Lo smog da biomasse invade il bacino padano. L’alternativa sono i biogas, dice Federchimica

Imagoeconomica

Da molti mesi non si parla più della qualità dell’aria nel bacino padano. Non se ne vedono tracce sui giornali e nelle inchieste televisive sui cambiamenti climatici. Dopo essere stata individuata come concausa della diffusione del Covid-19 a causa anche delle aree verdi scarseggianti. Si sarebbe portati a direche la situazione è migliorata e che la vera emergenza è solo quella idrica. Le cose, purtroppo, non stanno così. Oltre alla siccità il Nord continua ad essere assediato da smog ed emissioni gravissime. Non bastano le misure emergenziali prese, poi disapplicate, poi riprese o semplicemente annunciate per alleggerire il peso di una minaccia diventata quasi strutturale. A questo contesto che inquieta Federchimica ha dedicato un dibattito con esponenti della politica e dell’industria.

Le emissioni arrivano da legna e pellet

Sul banco degli imputati sono finiti il riscaldamento domestico e i trasporti. Niente di nuovo, va bene, ma secondo Assogasliquidi in entrambi i settori bisogna invertire la rotta per gli effetti sull’ inquinamento atmosferico e sulla salute pubblica. Come  si diceva due anni fa è necessario individuare le azioni utili alla riduzione delle emissioni di polveri sottili e altri inquinanti. Nel tempo trascorso sono state messi in campo provvedimenti emergenziali al superamento dei livelli di attenzione nelle città. Per tutto il bacino padano, dicono gli industriali, vanno invece ripensate le scelte per l’impatto che alcune fonti energetiche generano sulla qualità dell’aria. Quali fonti ? Le biomasse , legna e pellet nello specifico, che hanno emissioni di polveri anche di due ordini di grandezza superiori rispetto agli impianti a gas. I valori emissivi di smog in ambito domestico sino di gran lunga superiori a quelli legati all’utilizzo dei prodotti gassosi. Questa è davvero una notizia, un’accusa diretta verso fonti che la transizione energetica valorizza. L’Italia, è stato detto nel confronto politica-manager, da molti anni incentiva queste fonti che sono tra le principali cause di emissioni di polveri sottili nel settore del riscaldamento. L’alternativa sono i gas che hanno emissioni di polveri sottili prossime allo zero. Nelle versioni bio e rinnovabili questi gas possono contribuire anche ad una consistente riduzione di emissioni di CO2. Argomentazioni che cambiano la prospettiva strutturale ed economica della transizione verde italiana.

Lo Stato incentivi le auto a gas

“A nostro avviso occorre invertire la rotta e rivedere alcune scelte- ha detto Andrea Arzà Presidente di Assogasliquidi-Federchimica. Per questo ci rivolgiamo alla politica. Ci sono segnali, come le criticità evidenziate in sede europea rispetto alla decisione categorica di puntare su di un’unica fonte a partire dal 2035”. Mentre un’ area con milioni di persone e la più alta concentrazione di industrie del Paese soffre silenziosamente lo smog e i fenomeni climalteranti “ il momento potrebbe essere favorevole per riconsiderare scelte sbagliate del passato, sia a livello locale che nazionale” aggiunge Arzà. Per il settore trasporti la visione di Federchimica diventa ancora più politica. Il parco auto circolante è sempre più vecchio e difficile da rinnovare soprattutto con la crisi economica. Il momento non consente alle famiglie di avere la disponibilità necessaria ad affrontare la spesa per l’acquisto di un’autovettura nuova. Qui si tocca il vecchio tasto degli incentivi per coloro che hanno un’auto obsoleta, fortemente inquinante e che – se incentivati – potrebbero decidere di convertire a gas la propria autovettura. In questo modo si presenta alla politica una nuova strategia che ridimensiona la bontà delle biomasse per sostituirle con i gas ecologici. La discussione è partita e sullo sfondo di una parte della penisola nelle grinfie dell’inquinamento, il governo sceglierà.

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