X

Italia in crisi demografica: tutti i rischi del crollo delle nascite

https://pxhere.com/

L’Italia è in piena crisi demografica e il problema è destinato ad aggravarsi nei prossimi anni. Come emerge dall’ultimo Focus Bnl a cura dell’economista Simona Costagli, nel nostro Paese la popolazione ha iniziato a ridursi nel 2016 e nel 2018 ammontava a 60.359.546 individui, oltre 124 mila in meno rispetto all’anno precedente. La flessione non è dovuta all’aumento delle morti, ma al crollo delle nascite: sempre nel 2018 sono stati iscritti all’anagrafe appena 439.747 bambini, circa la metà di quelli nati nel 1974.

Tutto questo crea uno squilibrio fra le generazioni che in futuro rischia di avere conseguenze drammatiche. L’Istat stima che entro 2050 la quota di popolazione in età da lavoro scenderà al 52,3%, dal massimo del 70% di inizio degli anni 80̓. Una situazione insostenibile per le casse dello Stato, visto che già oggi l’Italia spende per le pensioni più del doppio rispetto alla media Ocse (il 16,2% delle uscite pubbliche, contro l’8%).

Ma la tenuta del sistema previdenziale non è l’unico fronte su cui si misura la portata del problema demografico. In termini economici e sociali, le conseguenze negative causate dall’invecchiamento della popolazione sono davvero tante: dalla contrazione della forza lavoro alla caduta dei tassi di risparmio, passando per la maggior necessità cure mediche. Inoltre, l’incremento della popolazione anziana porta con sé una riduzione della propensione al rischio, zavorrando l’attività imprenditoriale e l’innovazione. “Alcuni studi quantificano un impegno economico aggiuntivo dell’ordine del 5-10% del Pil fino al 2050”, scrive Costagli.

Queste dinamiche, ovviamente, non riguardano solo l’Italia. Secondo l’Onu, tra il 2020 e il 2055 la popolazione con oltre 65 anni crescerà a livello mondiale di circa un miliardo di persone, passando da 729 milioni a 1,7 miliardi. Un fenomeno preoccupante, che però potrebbe anche avere un impatto positivo su alcuni versanti: “La contrazione della forza lavoro – si legge ancora nel Focus Bnl – potrebbe determinare un aumento dei salari e ridurre la profittabilità dei settori a elevata intensità di lavoro, favorendo una crescita dell’automazione. Oggi i paesi con il numero più elevato di robot nel comparto industriale sono Corea del Sud, Singapore, Germania e Giappone. Paesi con forza lavoro di età tra le più elevate”.

Related Post
Categories: Economia e Imprese