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Farchioni, la birra “Mastri Birrai Umbri” completa il ciclo produttivo

FIRSTonline

Dopo olio, vino e farina arriva la birra nel ciclo produttivo di Farchioni, storica azienda umbra di Gualdo Cattaneo (Perugia).

Il prodotto brassicolo, distribuito nel circuito delle enoteche della grande distribuzione organizzata, viaggia con il marchio “Mastri Birrai Umbri”. Nel 2017 sono state prodotte dall’azienda circa 2.000.000 di bottiglie, pari a circa 15.000 ettolitri. Il fatturato si è attestato a circa 6 milioni di euro, con una crescita costante del 10% dal 2016. L’export riguarda invece circa il 20% della produzione tra Cina, Giappone, Hong Kong, Taiwan, Belgio, Olanda, Australia e Messico. Nel 2017 il fatturato delle esportazioni è di circa 1,2 milioni di euro con un incremento del 30% rispetto all’anno precedente. “Il trend- dice Marco Farchioni, responsabile del nuovo segmento produttivo di famiglia insieme ai fratelli Giampaolo e Cecilia sembra confermarsi anche nel primo semestre del 2018″.

Ma la vera avventura dell’intero progetto “Mastri Birrai Umbri”, iniziato nel 2011, è la recente apertura di un birrificio con malteria. Lo stabilimento, che rientra nella pianificazione di voler garantire al consumatore un prodotto 100% made in Italy, ha una capacità di produzione di 70 ettolitri per ogni produzione di birra.”

“Attualmente- dice però il mastro birraio Michele Sensidoni– si attesta intorno ai 25mila ettolitri l’anno, ma può arrivare a 60mila”. Da un punto di vista produttivo le birre sono invece prodotte con orzi di varietà: Grace, Sunshine, Planet. Per la coltivazione la Mastri Birrai Umbri ha più di 700H per le coltivazioni delle sue materie prime.

La linea di produzione prevede due linee di riferimento: Cotta e Cotta Speciale. “La nostra birra – spiega nello specifico Marco Farchioni – parte dal campo e arriva al bicchiere per garantire un prodotto autenticamente artigianale, non filtrato e pastorizzato. E con la malteria- aggiunge- completiamo la filiera, in Umbria noi coltiviamo l’orzo, curiamo la trasformazione in malto e produciamo la nostra birra”.

“Le birre- aggiunge le abbiamo chiamate con il numero distintivo della ricetta di origine che più ci ha entusiasmato. Con il nostro mastro birraio e la mia famiglia, infatti, non volevamo soltanto creare una birra buona, ma volevamo mettere in essa tutta la nostra secolare esperienza di gusto e di passione. Abbiamo chiesto, così, con grande insistenza al nostro birraio di fare una prova, poi due, poi dieci e non ci siamo fermati fino a che non siamo stati convinti che la cotta, termine che sta per “produzione di birra”, fosse davvero pronta.

“Infine- conclude Farchioni- abbiamo effettuato la selezione votando la nostra cotta migliore trovandoci incredibilmente allineati su 21, 74, 37, 68 e 50. Così – incalza – le abbiamo chiamate talmente tante volte con il loro numero, che ci è sembrato spontaneo riportarlo in etichetta”.  “E bene segnalare, aggiunge in ultimo- che abbiamo pensato di lanciare anche una serie di birre particolarmente complesse, inserite in un packaging elegante e di grande impatto scenico dando così luce alla Cotta Speciale, proposta in particolar modo sia al mercato Horeca che ai pub specializzati”.

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