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Datalogic punta sui Bric e va in Vietnam

Datalogic è pronta a fare shopping subito dopo le vacanze e l’acquisizione in vista è nel settore industrial automation, in area Bric (Brasile, Russia, India e Cina). “Stiamo lavorando con alcuni advisor, tra cui Tamburi – dice l’amministratore delegato Mauro Sacchetto – per individuare l’azienda giusta nel mercato industrial automation, quello che offre le migliori prospettive di crescita, vista la sua attuale frammentazione e dimensione da sei miliardi di dollari. In un primo momento – aggiunge – abbiamo pensato a una sola, grossa, azienda da 100 milioni di euro, ma ora ci stiamo orientando verso acquisizioni più piccole e mirate e non faremo aumenti di capitale per questo. L’industrial automation vale oggi il 25% del nostro fatturato, ma puntiamo a raddoppiare la percentuale nel triennio”.

Una scelta volta a favorire la crescita, ma anche l’efficienza e la reddittività di un’impresa che sta recuperando il terreno perduto nel 2009 e macinando ottimi risultati. Dopo il bilancio 2010 (392,7 milioni i ricavi, +26%, Ebitda raddoppiato a 49,8 milioni) e la trimestrale 2011 (105 milioni di ricavi, +17% rispetto allo stesso periodo 2010, Ebitda 14, 9 milioni, + 40,7%), ora è il nuovo piano industriale 2011-2013 a promettere meraviglie, grazie anche al trasferimento di una serie di attività in Vietnam, al posto di quelle svolte a Treviso e in Oregon (Usa). Un passo, quest’ultimo, che porterà 11 milioni di euro di oneri straordinari che potranno pesare sugli utili 2011. “Ma non sulla proposta di dividendo – promette Sacchetto – le spese saranno recuperate già nel 2012, grazie a risparmi di costi stimati attorno ai 12,5 milioni di euro l’anno”.

Il gioiello dell’elettronica bolognese, fra i leader nel mondo nei codici a barre, sceglie così una delocalizzazione mirata, mantenendo il quartier generale e l’attuale occupazione a Calderara di Reno (Bologna). Nel capoluogo emiliano d’altra parte stanno cervello e cuore dell’impresa, fondata nel 1972 da Romano Volta, allora giovane e brillante ingegnere elettronico, assistente universitario e ancora oggi principale azionista di Datalogic. “Fu il professor Evangelisti – ricorda Volta – che parlò di me ad alcuni imprenditori del packaging per il controllo di qualità dei loro prodotti. In breve le mie prestazioni divennero così richieste che aprii il primo laboratorio nella canonica di Quarto Inferiore, dove facevo cose tanto complesse che quando conobbi i codici a barre e le loro applicazioni mi sembrarono semplicissimi”.

Da quel talento e da quelle ambizioni nacque Datalogic, azienda nota in tutto il mondo e quotata in Borsa al segmento Star dal 2001. Al timone del gruppo da poco più di due anni c’è Mauro Sacchetto, secondo il quale: “Non è interessante aumentare i volumi se contestualmente non si aumentano i profitti”. A questa filosofia si ispira il nuovo piano che ritocca gli obiettivi del precedente (2010-2012), segnando + 5% nei ricavi 2012. Il giro d’affari nel 2013 dovrebbe salire a 470- 480 milioni di euro, al netto di eventuali acquisizioni, e il Roe portarsi fra il 23% e il 24%.

“L’appellativo di multinazionale tascabile – dice l’ad – non ci calza più. Datalogic di tascabile non ha nulla, tutti i suoi processi sono quelli di una multinazionale normale, che ogni anno sforna circa 70 brevetti, in nove centri di ricerca, che assorbono il 7% del fatturato e consentono di mettere sul mercato una quarantina di nuovi prodotti”. L’impresa ha più di mille partner nel mondo, oltre 360 installazioni di self shopping in Europa e oltre mille stazioni di lettura in più di cento aeroporti. Insomma dal pagamento dei prodotti al supermercato, alla consegna della valigia, gli impianti Datalogic trovano vastissima applicazione, oggi anche nel settore sanitario e farmaceutico grazie a sofisticate tecnologie di visione che dicono, per esempio, se manca una pillola nella scatoletta.

La competizione internazionale però è sempre più agguerrita e fare profitti contenendo i prezzi non è facile. La soluzione sta nella ricetta “processi più efficienti uguale a profitti più alti”. E l’efficienza trova casa in Vietnam, perno di un piano che vede la riorganizzazione delle divisioni Datalogic Scanning e Datalogic Mobile, l’adozione di un’unica supply chain e la riduzione dei costi di struttura. “Il Vietnam è una paese politicamente stabile, dove il costo del lavoro è più basso che in Cina e dove si possono facilmente trovare i tecnici e i laureati che ci servono – spiega Sacchetto – presto saliremo da 150 a 500 dipendenti, rivedendo la nostra situazione a Quinto di Treviso in Italia e in Oregon negli Stati Uniti, dove cesserà la produzione. Non ci sono execution risk in Italia su questo punto, visto che abbiamo già chiuso un accordo con la Fiom e previsto due anni di cassa integrazione. Il Vietnam è la giusta piattaforma per l’Asia, mentre in Europa, per ciò che riguarda queste divisioni, restiamo a produrre in Slovacchia e Ungheria”.

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