X

Prezzo benzina: con la guerra è tornato vicino ai livelli degli anni 70, ma colpisce la rapidità dell’aumento

Pixabay

La guerra in Ucraina ha determinato un forte incremento del prezzo della benzina e del gasolio in Italia. La prima, prima del recente taglio delle accise, era tornata molto vicina ai livelli registrati durante le crisi petrolifere degli anni Settanta e un sopra quelli raggiunti nel 2012, mentre il prezzo reale del gasolio era al massimo storico. È quanto si legge in un recente studio dell’Osservatorio conti pubblici italiani diretto da Carlo Cottarelli.

Prezzi benzina: “Colpisce la rapidità dell’aumento”

Nel dettaglio, per quanto riguarda la benzina, “colpisce la rapidità dell’aumento dei prezzi, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina – si legge nell’analisi – Nel 2012 l’aumento era stato più graduale (attorno al 3 per cento nei mesi di picco). Al contrario, nel marzo 2022 l’accelerazione è stata brusca: da febbraio i prezzi sono cresciuti in termini reali del 17 per cento, anche se a partire da metà mese hanno cominciato a decrescere. Ciò detto, in seguito alle decisioni dell’esecutivo, il prezzo finale è diminuito del 14 per cento, ritornando così ai valori di gennaio 2022”.

Il peso della tassazione sul prezzo della benzina

Dallo studio emerge inoltre che, al netto delle imposte, i prezzi di benzina e diesel erano ai livelli massimi nell’ultimo mezzo secolo: rispetto ai picchi precedenti (in particolare quelli degli anni ’70) il peso della tassazione sulla benzina si era ridotto, mentre quello del gasolio era aumentato.

In particolare, sul fronte benzina, “nel corso del tempo è sceso in maniera particolare il peso delle accise che nel 1977 rappresentava circa il 60 per cento del prezzo finale, mentre la scorsa settimana costituiva il 34 per cento del totale. Infine, con l’applicazione del decreto il loro peso scenderà al 25 per cento. Questo trend ha più che compensato il più elevato livello dell’aliquota IVA rispetto agli anni ’70. In generale, nel nuovo millennio, il peso delle imposte è stato inferiore rispetto alla media di lungo periodo”.

Un confronto fra i Paesi europei

Con l’ultimo taglio delle accise di 25 centesimi al litro sui carburanti, prosegue l’Osservatorio Cpi, viene riassorbito l’aumento nell’ultimo mese del prezzo della loro produzione e trasporto.

Nell’Unione Europea, prima di questo taglio, l’Italia aveva un costo dei carburanti alla pompa tra i più alti, principalmente a causa della forte incidenza di accise e IVA, ma dopo l’ultimo decreto si è riavvicinata alla media europea.

“Il prezzo della benzina nella terza settimana di marzo, ovvero prima dell’intervento del Governo, era il terzo più alto in Europa – prosegue lo studio – L’Italia era comunque allineata con le maggiori economie europee, dove il prezzo è rimasto attorno ai 2 euro/litro. Tuttavia, il prezzo finale in Italia si è mantenuto ben più alto della media dell’Unione Europea, la quale è attenuata dal più basso prezzo dei paesi dell’Est Europa, dove il costo pre-tasse è inferiore. Questo è probabilmente dovuto al fatto che i costi di distribuzione dei carburanti nei paesi dell’Europa dell’Est sono più bassi che nel resto d’Europa per il minor livello salariale”.

L’Italia “è stata il secondo paese dopo l’Olanda per valore delle imposte indirette per ogni litro di benzina e il terzo per prelievo fiscale per litro (dopo Olanda e Finlandia) – conclude lo studio – Con l’intervento del Governo, il prelievo si riduce notevolmente, portando il livello delle imposte al di sotto della media europea (0,81 euro/litro in Italia contro 0,85 nell’UE). Il nuovo prezzo finale è allineato a quello della Spagna e un po’ più alto della media europea, ma più basso rispetto alle altre economie avanzate in Europa”.

Related Post
Categories: News