X

Parlamento Ue, tre italiani presidenti di commissione

FIRSTonline

Dopo l’elezione di Antonio Tajani (Ppe-Forza Italia) e David Sassoli (Socialisti & Democratici-Pd) alla vicepresidenza dell’Europarlamento, e quella di Gianni Pittella a capo del gruppo S&D, il ruolo dell’Italia all’Assemblea di Strasburgo si completa ora con quella di tre nostri eurodeputati al vertice di altrettante commissioni parlamentari e di altri sei nell’incarico di vicepresidenti.

Delle tre commissioni alla cui guida siedono ora eurodeputati italiani, almeno due sono “pesanti”: quella per gli Affari economici e finanziari, affidata a Roberto Gualtieri, e quella competente per Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare, al cui vertice è andato Giovanni La Via (Ppe-Ncd). Di peso più contenuto, ma comunque di rilievo non trascurabile, la commissione Cultura e Istruzione, alla cui presidenza è stata eletta Silvia Costa (anche lei S&D-Pd).

Per le vicepresidenze il Pd ha fatto la parte del leone con Patrizia Toia (Industria, Ricerca, Energia), Sergio Cofferati (Mercato interno e Consumatori), Renata Briano (Pesca), Andrea Cozzolino (Sviluppo regionale). Per il Ppe-Forza Italia è stata eletta Barbara Matera (Diritti delle donne e Uguaglianza di genere), per la Sinistra unitaria europea-Sinistra verde Barbara Spinelli è stata eletta agli Affari costituzionali. La Spinelli, giornalista, figlia di Altiero, uno dei padri dell’Europa, è stata fortemente criticata da Sel per aver accettato il seggio a Strasburgo con la lista “L’altra Europa con Tsipras” dopo aver assicurato che, se eletta all’Europarlamento, avrebbe rinunciato.

Roberto Gualtieri – romano, 48 anni fra qualche giorno, laurea in Lettere e Filosofia, dottorato in Storia contemporanea, componente del direttivo della fondazione Italianieuropei – è al suo secondo mandato europeo dopo un’intensa attività politica nei Ds e nel Pd. Nelle recenti trattative fra i partiti per l’attribuzione degli incarichi europei, era stato candidato da Renzi proprio alla guida della commissione parlamentare per gli Affari economici e finanziari. Misurato nel linguaggio, in un’intervista ha appena auspicato “un miglior uso della flessibilità contenuta nel patto di stabilità e crescita” e sollecitato un “rafforzamento degli investimenti”.

Anche Giovanni La Via – catanese, 51 anni appena compiuti, laurea in Agricoltura, dottorato in Economia e Politica agraria, ordinario della stessa disciplina all’Università di Catania – è deputato europeo dal 2009 dopo essere stato assessore all’Agricoltura della Regione siciliana. Nella sua prima legislatura europea – eletto nella lista del Pdl, partito che ha lasciato a fine 2013 per aderire al Nuovo centrodestra di Angelino Alfano – ha fatto parte delle commissioni Agricoltura e Bilanci. E’ stato relatore della riforma della Politica agricola comune e successivamente del bilancio europeo 2013. Dopo l’uscita di Mario Mauro, era stato eletto capodelegazione italiana nel gruppo Ppe fino all’ingresso nel Nuovo centrodestra. E’ ai primissimi posti fra gli eurodeputati più presenti a Strasburgo. Alla presidenza della commissione Ambiente è stato eletto ora all’unanimità.

Silvia Costa – fiorentina di nascita, laurea in Lettere moderne a Roma, giornalista professionista, sin da giovanissima impegnata nella Democrazia cristiana, coordinatrice della sezione giovanile delle donne dc, responsabile comunicazione e stampa, per sette anni redattore del Popolo, componente della direzione nazionale di quel partito, deputata per tre legislature, sottosegretario all’Università, Ricerca scientifica e tecnologica nel governo Ciampi, ha aderito poi al Ppi e infine al Pd – è al suo secondo mandato all’Europarlamento. Anche nel primo ha fatto parte della commissione Cultura e Istruzione, della quale ora è state eletta presidente.

Alla luce dei curricula politici degli eurodeputati italiani eletti nei nuovi incarichi, molti si chiedono se il loro ingresso nelle stanze dei bottoni di Strasburgo e di Bruxelles potrà rafforzare il peso del “partito della crescita” nei confronti del “partito dell’austerità”. Escluso un ribaltamento radicale della posizione del secondo (oltre tutto, da anni nel Parlamento europeo si è stabilizzata un’alleanza non dichiarata fra i tre gruppi maggiori, ossia Ppe, S&D e i liberaldemocratici dell’Alde), non è irragionevole immaginare una qualche forma di ammorbidimento del contrasto. Anche se la previsione per l’immediato è che il confronto fra i sostenitori delle opposte sponde, che in molti casi riflettono la collocazione geografica più dell’appartenenza politica, continuerà a essere aspro. Come del resto s’è visto già il primo luglio, alla seduta inaugurale del nuovo Parlamento e del semestre di presidenza italiana dell’Ue, con il durissimo scontro in aula fra Matteo Renzi e Manfred Weber, nuovo capogruppo (tedesco come Angela Merkel) del Partito popolare europeo.

Molto dipenderà, inoltre, dall’esito dei colloqui in corso a Bruxelles fra il presidente designato della Commissione europea Jean-Claude Juncker, il popolare lussemburghese a lungo al vertice dell’Eurogruppo (che raccoglie i ministri dell’Economia della Zona euro), e i gruppi politici dell’Europarlamento. Juncker, da sempre orientato verso politiche di rigore finanziario, nell’incontro con i deputati S&D ha affermato che “il patto di stabilità non va modificato, ma applicato con sensibilità”. Anticipando inoltre, come si legge qui accanto, che “il nuovo commissario agli Affari economici e monetari sarà un socialista”.

Una sorta di “captatio benevolentiae” in vista del voto di Strasburgo sulla sua candidatura al vertice della Commissione o più semplicemente l’anticipazione di un accordo già raggiunto con gli altri due partiti della Grosse Koalition europea?

 

 

Related Post
Categories: News
Tags: ParlamentoUe