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Libia: 2-300 soldati per difendere l’Onu

Il governo libico di Sarraj chiede aiuto per difendere i pozzi di petrolio e Matteo Renzi apre alla possibilità di un intervento militare nel Paese nordafricano, ma per il momento nulla è confermato.

“Il consiglio presidenziale – si legge in una nota di Tripoli – invita le Nazioni Unite e la comunità internazionale ad aiutare la Libia a conservare le sue risorse petrolifere”. Sarraj teme iniziative di Tobruk, ma anche nuovi attacchi terroristici contro i terminal petroliferi.

Da Hannover gli rispondono i leader di Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia, assicurando “sostegno unanime”. Niente di più, per il momento: nessuna operazione militare.

“L’endorsement del G5 nei confronti del governo Sarraj è significativo e pieno – ha detto Matteo Renzi –. Quando le richieste saranno formalizzate, non solo annunciate, allora esamineremo il problema”.

Insomma, prima d’inviare le truppe, le tappe da seguire sono diverse: dapprima una richiesta scritta del governo Sarraj al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, poi una risoluzione del Palazzo di Vetro, infine una decisione europea, in ultima battuta il via libero del Parlamento italiano.

L’Onu è convinta che non si possa guidare il processo politico libico restando fuori dalla Libia: è necessario che i diplomatici delle Nazioni Unite tornino a Tripoli e per garantire la loro sicurezza occorrono dai 200 ai 300 soldati, possibilmente di più Paesi europei.

L’Italia per prima ha dato la sua disponibilità, pronta a schierare un centinaio di uomini dei reparti speciali e anche uno staff di comando. Palazzo Chigi ha smentito l’ipotesi di un impegno più massiccio di truppe: “Si tratta di una notizia destituita di ogni fondamento – si legge in una nota – come peraltro si poteva facilmente evincere dal punto stampa del Presidente del Consiglio Matteo Renzi al termine della riunione del Quint ieri a Hannover”.

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