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Dimissioni per maternita’, trend in crescita

Dimissioni dal lavoro in crescita: nel 2010 sono state 19.017, in aumento rispetto alle 17.676 dell’anno precedente. La spinta: la nascita di un figlio e l’impossibilità di avere qualcuno cui affidarlo o adeguati servizi economicamente accessibili. A confermare il fenomeno e’ il ministro del lavoro, Elsa Fornero. Dimissioni spontanee, volontarie, che colpiscono soprattutto le donne, tra i 26 e i 35 anni d’eta’. Le lavoratrici- spiega il ministro, rispondendo a una interrogazione- abbandonano il lavoro gia’ col primo figlio: un dato “sintomatico della difficoltà di conciliare i tempi di lavoro con i tempi di cura della prole”, riconosce il ministro.

Le motivazioni piu’ frequenti a giustificazione delle dimissioni riguardano la carenza e gli elevati costi dei servizi di assistenza della prima infanzia. Emerge infatti che 4.620 lavoratrici si sono dimesse per mancato accoglimento del minore al nido, altrettante (4.394) per assenza di parenti di supporto, mentre 2005 lavoratrici si sono dimesse non potendo fare fronte agli elevati costi dei servizi di assistenza all’infanzia. Non mancano, ovviamente, le motivazioni personali: il desiderio di cura della prole, il ricongiungimento col coniuge e altro.

Maggiormente interessate al fenomeno delle dimissioni in caso di maternita’ sono le imprese fino a 15 dipendenti: “Probabilmente- rileva Fornero- in queste aziende e’ piu’ difficile porre in essere forme di lavoro flessibile”. Non a caso, infatti, ben 1.594 lavoratrice intervistate hanno lamentato la mancata concessione del part-time. I settori produttivi maggiormente interessati sono quelli del commercio e dell’industria che occupa manodopera femminile.

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