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Sprechi alimentari: 10 novità in arrivo con la nuova legge

FIRSTonline

Ogni anno in Italia si sprecano 76 kg di cibo a testa: in totale, finiscono nella pattumiera 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti e il loro smaltimento costa all’ambiente 170 milioni di tonnellate di CO2 (dati Last Minute Market). Non solo: per coltivare il cibo che sprechiamo vengono occupati 14 milioni di km quadrati di terreno agricolo. Se questa superficie fosse un paese, sarebbe il terzo più grande al mondo dopo la Russia e il Canada.

Per mettere un freno a tutto questo, l’Italia si è appena dotata di una nuova legge sugli sprechi alimentari. Dopo il primo sì arrivato dalla Camera lo scorso marzo, martedì 2 agosto il provvedimento è stato approvato in via definitiva dal Senato.

Il testo, passato un po’ sotto silenzio e scavalcato da altri provvedimenti approvati in contemporanea, stabilisce tuttavia novità importanti: definisce per la prima volta nell’ordinamento italiano i termini di “eccedenza” e “spreco” alimentare e punta sugli incentivi e sulla semplificazione burocratica per le donazioni di cibo, ovviamente nel rispetto delle norme igienico-sanitarie e della tracciabilità.

Ecco le principali novità dal punto di vista pratico:

1) Si potrà scaricare l’Iva delle merci donate.

2) È prevista una riduzione della tassa dei rifiuti in proporzione alla quantità del cibo ritirato dalle associazioni.

3) Il riepilogo delle donazioni andrà fatto ogni mese, a consuntivo, e si potrà evitare fino a 15mila euro di cibo donato (finora, invece, era richiesta una dichiarazione per le autorità sanitarie da compilare cinque giorni prima della cessione).

4) Il pane potrà essere donato entro 24 ore dalla produzione.

5) Nel settore della ristorazione viene concesso ai clienti di portare a casa i propri avanzi con la “family bag”.

6) Sono stati stanziati 2 milioni per il 2016 al Tavolo Indigenti e un milione a testa a due fondi che si occuperanno di packaging innovativo e anti-spreco e della promozione presso i ristoranti delle “family bag”.

7) Potranno essere considerati “soggetti donatori” non soltanto le onlus, ma anche gli enti pubblici, le mense scolastiche, aziendali e ospedaliere, gli esercizi commerciali, i supermercati, i ristoranti e le imprese.

8) Si potranno donare cibi e farmaci con etichette sbagliate (oltre che agli alimenti, la legge fa riferimento anche ai farmaci e ai vestiti), ma solo se le irregolarità non riguardano la data di scadenza o l’indicazione di sostanze che provocano allergie o intolleranze.

9) Per ridurre gli sprechi, le produzioni a chilometro zero saranno promosse dal ministero delle Politiche agricole.

10) Le associazioni di volontariato potranno recuperare e cedere a titolo gratuito i prodotti che rimangono a terra durante la raccolta agricola. È prevista anche la possibilità di distribuire beni alimentari confiscati (che oggi esiste ma è a discrezione dei magistrati).

“Vogliamo che la donazione sia strutturale, quotidiana, ogni volta che si genera eccedenza – spiega la deputata Pd Maria Chiara Gadda, prima firmataria della legge – e la via maestra è quella di togliere burocrazia inutile, come ad esempio la dichiarazione preventiva 5 giorni prima della consegna. Ora basterà un documento di trasporto, o un documento equipollente, in grado di consentire la tracciabilità del prodotto o una dichiarazione riepilogativa a fine mese, solo nel caso l’importo della donazione superi i 15mila euro”.

Secondo Gregorio Fogliani, della Onlus Qui Fondation, che è attiva dal 2007 con il progetto Pasto Buono per il recupero delle eccedenze alimentari, “questa legge potrebbe dimezzare il volume degli sprechi nel giro di dieci anni: è stato calcolato che se tutti i pubblici esercizi italiani mettessero a disposizione le loro eccedenze, con una media di 20 pasti al giorno, si potrebbero addirittura distribuire 7 milioni di pasti quotidianamente”.

Tuttavia, a differenza del provvedimento analogo varato sei mesi fa in Francia, la nuova legge italiana non prevede alcuna sanzione per chi omette di recuperare il cibo nella rete commerciale e distributiva. E questo potrebbe limitare non poco l’efficacia della lotta allo spreco.

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