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Reddito di cittadinanza: rivoluzione in arrivo. Dall’addio ai navigator al reddito di sussistenza, ecco cosa cambia

Imagoeconomica

Mentre il governo si avvia a rivoluzionare il reddito di cittadinanza, arriva una prima certezza: il contratto del mavigator non sarà prorogato. Lo ha annunciato a chiare lettere la neo ministra del Lavoro Marina Calderone. Attualmente, al lavoro ne sono rimasti meno di mille sui 3mila assunti nel 2019 come collaboratori incaricati di aiutare i percettori di reddito di cittadinanza a trovare un impiego. Una missione fallita, secondo i dati Anpal. I loro contratti però sono scaduti il 31 ottobre e, considerando anche che la battaglia contro il reddito di cittadinanza è stato uno dei capisaldi della campagna elettorale del centrodestra, il loro destino sembra essere segnato.

Navigator: “Contratti non prorogabili”

Sono in totale 946 i navigator rimasti al lavoro nei centri per l’impiego sparsi per l’Italia. Erano stati assunti tre anni fa come collaboratori per 18 mesi. Lo scorso aprile, quando il loro contratto era scaduto, 1.618 navigator erano stati ricontrattualizzati da Anpal fino a luglio. Le Regioni, però, potevano scegliere se prorogare il loro contratto fino al 31 ottobre, stanziando però risorse proprie. Campania, Lombardia, Piemonte e Umbria hanno scelto di non farlo e 538 navigator sono tornati a casa. Ad oggi, solo Basilicata, Molise e Sicilia hanno chiesto di tenerli al lavoro fino a fine anno perché non hanno ancora ultimato i concorsi per assumere nuovi addetti ai centri per l’impiego. Tutte le altre sembrano voler rinunciare.

Dal ministero del Lavoro guidato da Marina Calderone si spiega in una nota che “la proroga dei navigator non è tecnicamente possibile“. Servirebbe, si sottolinea, una norma ad hoc che al momento non sarebbe in cantiere né allo studio del dicastero. Piuttosto si sarebbe avviata “una mera attività ricognitiva tra le Regioni” per sondare il terreno e vedere se questi lavoratori potranno essere ricollocati altrove. 

Sulla questione è intervenuto anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida che parla di “un altro impegno mantenuto dal governo Meloni, i contratti non saranno prorogati”.

Reddito di cittadinanza verso la rivoluzione

Nel frattempo il Governo si prepara a rivoluzionare il reddito di cittadinanza. Nel suo discorso programmatico alla Camera, d’altronde, la Premier Giorgia Meloni era stata chiara: ‘La povertà non si combatte con l’assistenzialismo, la porta della dignità di un uomo è il lavoro’”. “Vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare”, ma “per gli altri”, “la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro”. “Per come è stato pensato il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta”, ha aggiunto.

Secondo i dati Anpal risalenti a giugno 2022, ad oggi sarebbero circa 1,8 milioni le famiglie che percepiscono il reddito di cittadinanza, ma solo 660mila beneficiari sarebbero tenuti a sottoscrivere il Patto per il lavoro. Tra questi, sono 115mila coloro che, dopo aver trovato un lavoro (non si sa se grazie ai navigator o no), hanno potuto fare a meno del sussidio.

Dal reddito di cittadinanza al reddito di sussistenza?

L’intenzione del nuovo Esecutivo sembrerebbe quella di stringere le maglie del Reddito di cittadinanza che dovrebbe essere eliminato per coloro che possono lavorare. L’idea, sarebbe quella di passare da un “reddito di cittadinanza” a un “reddito di sussistenza”, destinato solo a soggetti fragili da proteggere. Il nuovo sussidio potrebbe essere inoltre tolto dalle competenze dell’Inps e affidato ai Comuni. A regime, le modifiche, potrebbero portare a una riduzione della spesa pari a circa 8 miliardi l’anno, secondo le stime del Governo.

La rivoluzione però potrebbe arrivare per gradi. I primi cambiamenti arriveranno già con la prossima legge di Bilancio, che dovrà essere presentata entro il 31 dicembre e che, secondo le indiscrezioni potrebbe contenere un’ulteriore stretta sulle offerte di lavoro. In origine i percettori del reddito potevano rifiutarne tre prima di andare incontro al decadimento del reddito di cittadinanza. Poi, il Governo Draghi, ha ridotto il numero massimo di rifiuti possibile a due. Dal 1° gennaio 2023 si scenderebbe a una. 

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