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Lombardia: industria in ripresa. E nelle previsioni 2012 sarà l’unica regione col Pil in crescita

L’industria è in ripresa (anche se frena nell’ultimo trimestre), l’artigianato arranca, ma complessivamente il manufatturiero lombardo sta uscendo dalla crisi, fatturando più della media nazionale.

Stando ai dati di Confidustria e di UnionCamere, e all’analisi di Prometeia, la Lombardia ha chiuso il 2010 con un Pil al +1,9%, contro l’1,3% della media italiana, nonostante un rallentamento della crescita (+1%), comunque relativo rispetto a quella del Paese (+0,6%). Anche nel confronto con le altre Regioni, la Lombardia sembra detenere il primato, messo in discussione solo dal Veneto nel 2010 (+0,6% contro +0,1), divario che secondo le previsioni diventerà sempre più consistente in prospettiva: nel 2012, annata considerata particolarmente difficile, il Pil lombardo sarà l’unico in positivo (+0,2), si manterrà stabile l’Emilia-Romagna mentre decresceranno tutte le altre regioni (in Italia mediamente -0,3%). Anche nel 2014 il Pil lombardo sarà il più alto, con una crescita stimata dell’1,2%.

L’impatto della situazione politico-economica interna e della crisi internazionale avrà in ogni caso un impatto sul 2012, ma dall’analisi congiunturale di Unioncamere emerge che l’industria sta mantenendo una dinamica positiva, così come i servizi alle imprese e le esportazioni, mentre la situazione resta difficile per il settore artigianale e il commercio al dettagio.

INDUSTRIA – Dopo la crisi del 2009, nei primi nove mesi di quest’anno l’industria ha ripreso a macinare: +2,8% (+5,3 la media da gennaio a settembre) e facendo crescere il proprio fatturato del 5,2% su media annua, nonostante un lieve calo della domanda interna.

L’indice della produzione industriale lombarda resta infatti stabile attorno a quota 100 (vale a dire gli stessi livelli produttivi del 2005), ben al di sopra del minimo toccato nel secondo trimestre 2009 (quota 86,6), ma ancora lontano dal 108,7 massimo raggiunto nel quarto trimestre 2007.

Preoccupante è però soprattutto il calo degli ordinativi interni, in flessione del 1,7%. Anche la domanda estera cala, ma solo nell’ultimo trimestre, mentre nel primo semestre era stata il motore della ripresa: le esportazioni lombarde erano tornate praticamente ai livelli pre-crisi, con un incremento dell’1,5%.

I settori più in forma (media gennaio-settembre) sono il siderurgico (+9,5%), il meccanico (+7,6%), il chimico-farmaceutico (+5,8%) e il calzaturiero (+5,7%). Al di sotto della media invece alimentari (+2,2%), tessile e abbigliamento (1,7 e 1,4) e il legno-mobilio, addirittura in calo dell’1%.

In leggero calo congiunturale l’occupazione (-0,1% per l’industria), ma è compensato per ora dalla diminuzione della percentuale delle imprese che hanno fatto ricorso alla CIG ordinaria: 17,4% contro il 18,8% del precedente periodo.

ARTIGIANATO – Ma il peggioramento più significativo è quello dell’artigianato, che denuncia un decremento della produzione dell’1% sia sul trimestre precedente che sullo stesso trimestre dello scorso anno e che vede il numero indice della produzione schiacciato a quota 76 (base 2005=100).

Per le aziende artigiane il fatturato è praticamente stazionario con una variazione del +0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% su base annua.

Tra i settori dell’artigianato, solo tre si presentano in crescita su base annua: pelli-calzature (+6,9%), meccanica (+2,3%) e siderurgia (+2,1%). Gli altri settori presentano variazioni tendenziali negative comprese tra il -7,7% delle manifatturiere varie e il -2,9% di legno-mobilio.

Anche per l’artigianato il saldo occupazionale è negativo, ma la quota di aziende che ha utilizzato ore di CIG nel trimestre è stabile al 10% come anche la quota sul monte ore trimestrale dell’1,4%.

Infine, nonostante le previsioni che tengono a galla il sistema, ancor meglio se paragonato alle altre Regioni, va detto comunque che sono negative le aspettative degli imprenditori lombardi: si allarga la quota dei pessimisti e di coloro che non si attendono miglioramenti, soprattutto per la domanda interna (che resta un punto dolente della congiuntura attuale) e l’occupazione.

L’ultimo trimestre 2011 dovrebbe essere già negativo, anche se quanto fatto nel primo semestre dovrebbe tenere il saldo in attivo, con la possibilità di difendersi anche in un difficilissimo 2012, sul quale peseranno però anche i prossimi provvedimenti del nuovo governo tecnico per uscire in tempi rapidi dalla crisi del debito.

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