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L’Italia resiste alla recessione

Il mondo rallenta. L’economia a stelle e strisce frena e rischia di scendere sotto il 2% di crescita, contro il 3% promesso con il mega taglio delle imposte varato da Trump ormai quasi due anni fa. L’economia cinese rallenta ma tiene ritmi di sviluppo più che adeguati. In Giappone la fiducia dei cade ma i servizi reggono. In Europa la Germania è colpita più degli altri dalla recessione del commercio internazionale ma è l’intera Area euro a essere in affanno. Su tutti pesa il miasma della guerra commerciale Usa-Cina e gli americani, forti della sentenza WTO sugli aiuti illegali all’Airbus, si apprestano a colpire l’Europa con dazi di rappresaglia. Gli effetti diretti saranno pure limitati, ma la deleteria cappa di incertezza fa gravi danni.

Italia: la manovra è neutra, i tassi aiutano. L’economia italiana è, come di regola, esposta ai venti (oggi avversi) della congiuntura internazionale, ma le politiche economiche sono, nel complesso, di sostegno a una domanda interna che avanza insieme all’export. Il disavanzo strutturale del bilancio pubblico è impercettibilmente espansivo, mentre la politica monetaria supporta robustamente il credito alle famiglie e alle imprese. Le indicazioni sui consumi restano moderatamente positive (il reddito di cittadinanza a qualcosa serve) e le costruzioni accelerano. Gli investimenti rischiano di essere gelati, come ovunque, dalla cappa di incertezza di cui sopra.

L’inflazione scende ancora. La temperatura dei prezzi al consumo si riduce di nuovo, e rimane ben lontana dall’obiettivo delle Banche centrali (sotto ma vicino al 2%): riflette, in Italia e all’estero, la generale debolezza dell’economia. La quotazione del petrolio è tornata sotto il livello di 60$ al barile con il venir meno dei timori relativi alla capacità produttiva dell’Arabia Saudita, solo temporaneamente ridotta dagli attacchi con i droni.

Timori e tremori dei mercati finanziari. Il mercato monetario americano è il più grosso e il meglio oliato del mondo, ma qualcosa va storto nella gestione della liquidità e la Fed è stata e sarà costretta a intervenire. Più in generale, ci sono preoccupazioni nell’avventurarsi in investimenti a più alto rischio sulla spinta di un costo del danaro molto (troppo?) basso; il mondo si è avviato verso un assetto in cui si diffondono i titoli a tassi di interesse negativi (17 trilioni di dollari, secondo le ultime stime). In Europa la Bce ha messo in campo tempestivamente una politica di sostegno all’economia e l’euro si è indebolito, cosa di cui i produttori europei non sono scontenti.



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Categories: Economia e Imprese