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Kenya: l’economia cresce, tante le opportunità

La scoperta di nuovi giacimenti petroliferi aprirà nuove opportunità di sviluppo in Kenya, dove i buoni tassi di crescita del settore dell’edilizia offrono già alcune chance legate alla domanda di macchinari, materiali da costruzione e arredamenti. E’ quanto emerge da un focus di Intesa SanPaolo dedicato al Paese africano e curato da Giancarlo Frigoli. 

Secondo l’analisi, due sono i principali fattori di rischio: il primo ha a che fare con le crescenti minacce alla sicurezza dovute alla vicina guerra civile in Somalia e alla criminalità interna, che pesano in particolare sul settore turistico e sulla propensione ad investire nel Paese; il secondo è l’eccessiva dipendenza dell’economia keniota dal settore agricolo.

Il Pil reale del Kenya è cresciuto mediamente del 5,3% negli ultimi 10 anni, dato superiore alla media dell’intera Africa Sub-sahariana (5,1%), ma inferiore al 6% indicato dalla Banca Mondiale come limite minimo per migliorare le condizioni di povertà.

Il report di Intesa Sanpaolo sottolinea poi che in Kenya, negli ultimi anni, si sono registrati miglioramenti sul tasso di povertà assoluta, passato dal 52% del 2000 all’attuale 43,4%. Tra i vari indicatori di sviluppo e competitività è da segnalare la bassa quota di popolazione con accesso all’elettricità (19%). In questa particolare classifica, tra tutti i Paesi dell’Africa Sub-sahariana il Kenia è secondo solo alla Tanzania (15%).

In generale, i settori che più pesano sul Pil sono agricoltura e pesca, in particolare coltivazioni di tè e caffè, di frutta e ortaggi, canna da zucchero, allevamento e produzione di latte. Questi comparti generano oltre un quarto del Pil e oltre il 50% delle esportazioni, occupando oltre il 70% dei lavoratori. Le infrastrutture, utili al miglioramento del comparto logistico, sono scarse, ma per rimediare a questa carenza sono stati varati diversi progetti statali d’investimento. A fine 2013 sono iniziati i lavori per il potenziamento della linea ferroviaria tra Mombasa, il principale porto sull’Oceano Indiano, e Nairobi, la capitale.

Questa opera, finanziata da capitali cinesi, dovrebbe essere terminata entro il 2017, portando grossi benefici ai trasporti cargo diretti verso la capitale e verso gli altri Paesi della Comunità dell’Est-Africa privi di sbocchi sul mare. Di recente, inoltre, sono terminati i lavori di sviluppo del porto di Mombasa. Per quanto riguarda il settore minerario, si stima che in Kenya vi siano riserve di gas e petrolio per un totale di 600 milioni di barili.

Il settore manifatturiero pesa per circa il 10% del Pil e l’industria turistica per il 4,8%, ma considerando le attività collaterali si arriva al 12,1%. Proprio il settore turistico sta soffrendo particolarmente per il peggioramento delle condizioni di sicurezza. Nel primo semestre 2014 gli arrivi sono diminuiti del 13,6% rispetto all’anno scorso. Il Kenya è l’hub dei servizi finanziari per l’Africa Centro-orientale e il mercato azionario è il quarto in Africa per capitalizzazione.

Il settore bancario comprende 43 banche commerciali, un istituto per i mutui, 8 piccoli istituti di raccolta e 112 uffici di cambio. Il livello di non performing loans è contenuto, pari a circa il 5%.

Nel primo semestre 2014 la crescita del Pil ha accelerato passando dal +4,7% del secondo semestre 2013 al +5,1%. A trainare la crescita nel primo semestre del 2014 è stato in particolare il settore agricolo. Negli altri settori, nello stesso semestre, si è registrata una significativa accelerazione del manifatturiero (+8,5% anno/ anno), in particolare dovuta alle produzioni di cemento (+15,7% anno/anno), assemblaggio di auto (+26,1% a/a), lavorazione dello zucchero (+40,2% a/a) e delle bevande (+19,6% a/a), costruzioni (+13,9% a/a) e servizi sanitari (+18,3% a/a), mentre alcuni servizi, in particolare quelli collegati all’attività turistica, sono stati penalizzati dal peggioramento delle condizioni di sicurezza: accoglienza (-25,6% a/a) e trasporto (-2,6% a/a).

Le esportazioni keniote raggiungono soprattutto i mercati africani (48,3%) ed europei (26%). Il Kenya esporta principalmente prodotti agricoli, quali tè, caffè, ortofrutta e fiori. Le esportazioni di manufatti, il cui peso si colloca attorno al 15%, sono costituite da lavorati chimici e petrolchimici, dalla carta e dal cemento.Per quanto riguarda le importazioni, queste provengono dall’Asia (42%), Paesi del Golfo Persico (21,2%) e Europa (14,2%).

Gli investimenti diretti esteri, mediamente pari allo 0,6% del Pil negli ultimi cinque anni, sono attesi in significativa crescita nei prossimi anni, grazie in particolare agli investimenti per lo sviluppo di infrastrutture, per la diversificazione nella generazione di energia elettrica e nel settore idrocarburi. La Cina è il più importante investitore nel Paese.

Per il Kenya la fascia obiettivo dell’inflazione va dal 2,5% al 7,5% e a ottobre il tasso tendenziale di crescita dei prezzi si collocava al 6,4%. Le stime parlano di un tasso medio di inflazione 2014 pari al 6,7%. La Banca centrale, considerando questa inflazione dovuta principalmente ai rialzi dei prezzi di componenti volatili (alimentare e alcool) ha lasciato invariato il tasso di riferimento (8,5%). Nei primi 11 mesi del 2014 lo shilling (valuta locale) si è deprezzato del 4,5% rispetto al dollaro.

La bilancia dei pagamenti del Kenya registra un ampio disavanzo corrente (7,5% del PIL nel 2013) dovuto quasi interamente alla parte commerciale, nello specifico le importazioni di combustibili, prodotti alimentari e macchinari e beni durevoli. I conti servizi e trasferimenti riportano un surplus dovuto principalmente al turismo, ai servizi commerciali e finanziari forniti ai paesi aderenti alla Comunità Est Africana (EAC) e alle rimesse dei lavoratori emigrati. Il conto finanziario presenta invece un consistente surplus strutturale (5,4 miliardi nel 2013) determinato dagli investimenti esteri di portafoglio, dagli IDE e dai prestiti multilaterali.

Per le varie agenzie di rating, il debito sovrano del Kenya è considerato un investimento speculativo (per Fitch e S&P B+, per Moody’s B1). I dati sul Pil sono incoraggianti, ciò ha creato migliori condizioni di accesso al mercato dei capitali. La discesa dei rendimenti sui titoli di stato a lunga scadenza e il successo dell’emissione degli Eurobond hanno evidenziato la crescente fiducia degli investitori sul Paese. Le migliori opportunità di business potrebbero derivare dalle già nominate necessita di investimenti per adeguare le reti dei trasporto, la rete energetica e delle telecomunicazioni.

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