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Ilo, Rapporto 2012 sul lavoro: nel mondo i disoccupati sono 202 milioni

FIRSTonline

L’austerity, sparsa su tutto il pianeta, produce la prima vittima: il lavoro. Lo dice il Rapporto 2012 dell’Ilo, International Labour Organization, secondo il quale le politiche sulla crescita sono insufficienti, a livello globale, per sconfiggere il morbo della disoccupazione.

Tant’è vero che stando ai dati resi noti oggi a Ginevra, nel mondo si contano quest’anno 6 milioni di disoccupati in più, per un totale di 202 milioni di persone. Lo studio inoltre stima che altri 80 milioni saranno gli individui che entreranno nel mercato del lavoro nei prossimi due anni, durante i quali però l’economia mondiale non crescerà a sufficienza per colmare questo gap e creare i necessari posti di lavoro.

Particolarmente preoccupante è la tendenza dell’Europa, dove dal 2010 secondo l’Ilo il tasso di disoccupazione è aumentato nei due terzi dei Paesi membri, mentre non ha dato significativi segnali di miglioramento negli Usa e in Giappone. Persino in Cina l’offerta lavorativa non è all’altezza della domanda. “Nel vecchio continente – spiega l’agenzia delle Nazioni Unite – i programmi di austerità fiscale non stanno che peggiorando la crisi del lavoro. Innanzitutto, questo è dovuto al fatto che molti governi – si legge nel documento – specialmente nelle economie avanzate, hanno dato priorità a una combinazione di misure di austerità e di riforme drastiche del mercato del lavoro. Il rapporto precisa che queste misure hanno delle conseguenze disastrose sui mercati del lavoro in generale e sulla creazione di posti di lavoro in particolare. Nella maggior parte dei casi, questi provvedimenti non hanno portato ad una riduzione dei deficit”.

“Il peso eccessivo che molti paesi dell’eurozona attribuiscono all’austerità fiscale sta peggiorando la crisi dell’occupazione e potrebbe portare a un’altra recessione in Europa”, ha anche aggiunto Raymond Torres, Direttore dell’Istituto Internazionale di Studi Sociali dell’Ilo e principale autore del Rapporto.

Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro la conseguenza di questa situazione è l’aumento del rischio di instabilità sociale, in particolare in Europa e in Nordafrica (in 57 paesi su 106 i rischi di tensioni sociali nel 2011 sono aumentati rispetto al 2010), mentre le cause vanno cercate appunto nelle eccessive politiche di rigore finanziario imposte da molti Paesi per dare respiro ai mercati, ma anche nelle crescenti difficoltà di accesso al credito, che bloccano l’attività soprattutto delle piccole e medie imprese.

Una delle possibili soluzioni, secondo il rapporto dell’Ilo sarebbe, nel caso europeo, quella di rilanciare l’efficacia della Bei, Banca europea per gli investimenti, che dovrebbe facilitare i prestiti per favorire la crescita.

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Allegati: World of Work Report 2012.pdf

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