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Cucinelli, il re del cashmere, prepara lo sbarco in Borsa sulle ali di un bilancio d’oro

L’obiettivo è arrivare alla quotazione nel segmento Star della Borsa italiana nella primavera dell’anno prossimo, “un periodo tranquillo per l’azienda, dopo che si è chiusa la campagna vendite per l’autunno/inverno 2012”, spiega Brunello Cucinelli, presidente e amministratore delegato dell’omonima società. Che potrebbe essere la terza in pochi mesi, dopo Prada e Ferragamo, a scegliere la via del listino. Radicata nel borgo di Solomeo, in Umbria, la Brunello Cucinelli si avvia a chiudere il bilancio di quest’anno con un fatturato previsto di 245 milioni, in crescita del 20,65% rispetto ai 203,06 milioni del 2010. I dati messi a punto in questi giorni rivelano anche un incremento dell’utile prima delle imposte del 65,11% a 30 milioni (erano 18,17 l’anno precedente) e investimenti per 17,4 milioni contro i 7,25 milioni del 2010.

L’azienda fondata da Cucinelli nel 1978 produce abbigliamento per uomo e donna con un unico brand (Cucinelli, appunto) dal momento che gli altri due Gunex e Rivamonti sono stati recentemente assorbiti nel primo, e una particolare specializzazione nella lavorazione del cashmere (tipica del “distretto” umbro, come è emerso nei giorni scorsi in un incontro organizzato a Spoleto dal centro estero Umbria). Con 650 dipendenti e altri 2mila addetti che lavorano nell’indotto attorno a Perugia, l’azienda ha una distribuzione equilibrata sui diversi mercati: il 35% dei ricavi è realizzato in Italia (era poco meno del 37% nel 2009), il 32,4% in Europa (in lieve calo rispetto al 35,5% del 2009), il 25,3% in Nord America (la crescita è del 5%) e poco più del 2% nella greater China. “L’Asia ci interessa – commenta Cucinelli – e abbiamo iniziato ad aprirvi dei negozi. Vorrei affrontare quel mercato con una collezione unica per tutto il mondo, senza snaturare il prodotto per adattarlo ad altri mercati. In fondo sono contento che siamo cresciuti tanto nel Vecchio Continente, dove i consumatori sono molto esigenti sul prodotto, che deve essere contemporaneo ed esclusivo”.

L’indebitamento dell’azienda è contenuto (49 milioni di euro), non ci sono problemi di divisioni familiari, perché ha deciso di quotarsi?
“Per quattro ragioni. La prima è quella di aprire l’azienda al mondo, di attrarre manager che vengano qui a lavorare. Poi vorrei trovare degli azionisti disposti a essere soci per qualche decennio e creare così quel “polemos” di cui parlava Eraclito, un dibattito costruttivo all’interno del cda. Inoltre in questa fase occorre avere una consistente disponibilità finanziaria per sostenere ulteriormente la nostra crescita”.

E l’ultima ragione?
“E’ immaginare che la mia azienda possa vivere ancora tra 20-30-40 anni e non morire con me, come avviene nel 90% delle aziende in Umbria. Io ho due figlie ma penso che l’impresa non si eredita, si eredita il suo valore, forse, non la capacità di gestirla. Se invece ci sono dei soci e dei bravi manager interni, i figli possono trovare nell’azienda stessa le risorse per continuare a vivere”.

Ha preso in considerazione anche l’ipotesi di un accordo con un fondo di private equity?
“No, mi piacerebbe convincere una pluralità di investitori. A meno che non trovi qualcuno disposto a restare con me almeno 10-15 anni”.

Quale sarà la quota che pensa di mettere sul mercato?
“Tra il 35 e il 39% come prevedono anche le regole dello Star, che fissano il minimo al 35%”.

Quest’anno la crescita prevista del fatturato sarà superiore al 20% dopo il +28,14% del 2010: da cosa deriva questo slancio in un anno in cui la crisi non è ancora cancellata?
“Il 7% del nostro incremento è dato dall’apertura di nuovi negozi, il resto è una crescita naturale. Ma non dimentichiamo che il 2011 sarà un anno di crescita a doppia cifra per tutte le aziende di fascia alta”.

Nonostante, per esempio, i forti rincari di alcune materie prime come il cashmere?
“Sì, il prezzo è importante ma l’incidenza della materia prima non è elevatissima: nel caso del cashmere può arrivare fino al 20% negli altri casi è intorno al 12-13%”.

Considera quello del lusso un settore particolarmente profittevole? Cosa vuol dire lusso?
“Tutto e niente. Lusso può essere anche bere un bicchiere di acqua fresca. La creatività e poi la qualità sono ciò che conta davvero”.

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