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Bper, via all’ultima grande ricapitalizzazione. Aumenti delle banche a vele spiegate

Soffrono ancora in Borsa i titoli delle banche sotto aumento. Bper cede l’1,91%, Bmps il’1,37%% e Carige il 2,44% (In linea con il Ftse Mib -0,83% invece l’andamento delle alter banche: Unicredit, Intesa, Ubi). Anche oggi non sono mancate le sospensioni al ribasso. Bper è stata sospesa ed è arrivata a cedere fino al 5,2% mentre i diritti sono crollati del 21% per poi riportarsi sulla parità. L’aumento della Banca Popolare dell’Emilia Romagna è partito oggi e si concluderà il 18 luglio (diritti negoziabili fino all’11 luglio) con l’obiettivo di portare nelle casse 750 milioni di euro. L’offerta lanciata dall’istituto modenese prevede 7 nuove azioni per ogni 16 possedute a un prezzo di sottoscrizione di 5,14 euro. In media lo sconto applicato dalle banche che hanno chiuso o stanno chiudendo aumenti è attorno al 35% ma in questo caso lo sconto si ferma al 26,5% sul Terp (il prezzo teorico dopo lo stacco del diritto di opzione). Sia Mps sia Carige hanno al contrario uno sconto superiore alla media: Mps ha offerto le nuove azioni con uno sconto del 35,5% e Banca Carige è salita fino al 40%, il maggiore tra tutti quelli applicati dalle banche italiane.

La banca senese, che ha lanciato l’aumento due settimane fa, continua a subire una forte volatilità sul listino. Anche oggi in apertura non è riuscita a fare prezzo per oltre mezz’ora ed è stata sospesa in calo  teorico del 9% circa. Venerdì scorso si è conclusa la negoziazione dei diritti che hanno chiuso in rialzo del 9,2% a 20,87 euro mentre le azioni si erano apprezzate di quasi il 5% a 2,184 euro. L’aumento da 5 miliardi si concluderà questo venerdì 27. Banca Carige è invece a metà del guado: l’operazione da 800 milioni è partita il 16 giugno e si concluderà il 4 luglio, mentre i diritti (-4,4% in Borsa) potranno essere negoziati fino a questo venerdì. Si tratta di una ricapitalizzazione fortemente diluitiva dovegli azionisti che non aderiscono vedranno ridotto di moltissimo il proprio peso nell’azionariato. I soci hanno il diritto di sottoscrivere 93 azioni ogni 25 azioni ordinarie o di risparmio in portafoglio.

Aumenti ad alta volatilità sui listini ma anche molti quattrini (non scontati) in arrivo a sostegno delle banche. La ricapitalizzazione del comparto sta procedendo a vele spiegate portando già al successo i numerosi aumenti che si sono fino a qui conclusi. Con Bper ha infatti preso il via l’ultima delle grandi ricapitalizzazioni varate quest’anno dalle banche quotate italiane. Che hanno deciso di bussare in massa al mercato per raccogliere denari con cui migliorare gli indici di solidità per affrontare con più tranquillità i test della Bce o per aggiustare il tiro su bilanci non proprio in ottima forma. Nel complesso si tratta di circa 11 miliardi di euro, contando anche le ricapitalizzazioni delle banche più piccole come i 350 milioni della Banca Popolare di Sondrio, il miliardo della Popolare di Vicenza, i 500 milioni di Veneto Banca e quelli di popolare di Bari. Un ingorgo che, in altri tempi, avrebbe rischiato di trasformarsi in cortocircuito ma che oggi si sta risolvendo con agilità grazie all’abbondante liquidità immessa nel sistema dalle banche centrali.

Ad aprire le danze era stato già ad aprile il Banco Popolare che, anticipando con un blitz le colleghe, ha chiesto e raccolto 1,5 miliardi con l’integrale sottoscrizione dell’aumento senza l’intervento del consorzio di garanzia. Ha festeggiato dopo tante vicissitudini anche la Bpm che è riuscita ad aggiudicarsi il tutto esaurito nell’aumento da 500 milioni convincendo così gli analisti di Socgen ha emettere un buy con target price a 0,8 euro. Oltre il 99% degli azionisti ha poi aderito all’aumento del Creval mettendo nelle casse della banca circa 400milioni di euro. L’aumento si è concluso lo scorso 20 giugno e in questi giorni, fino al 30 giugno, sono offerti i diritti in opzione non esercitati.

Una tendenza che riguarda tutta l’Europa. Anche il colosso tedesco Deutsche Bank ha in corso una ricapitalizzazione monstre da 8,5 miliardi (termina in questi giorni) che porterà il suo common tier 1 dal 9,5 al 12% e il leverage ratio dal 2,5 al 3,4%. Complessivamente, ha rilevato ad aprile la Bce, da luglio le misure prese dalle banche per rafforzare i propri bilanci ammontano a 104 miliardi di euro attraverso aumenti di capitale programmati o completati o maggiori accantonamenti.

E, visto il favore dei mercati, potrebbe non essere finita. “I mercati sono in condizioni ragionevolmente favorevoli. C’è liquidità pronta per essere investita nelle banche, in equity o funding, se i mercati sono convinti della trasparenza degli esercizi in corso”, ha detto Daniele Nouy ai giornalisti rispondendo alla domanda se la Bce si aspetta nuovi aumenti di capitale nel settore bancario. Nouy è la responsabile del nuovo organo di vigilanza della Bce sulle banche della zona euro che assumerà la supervisione a novembre dopo la conclusione degli approfonditi esami sui bilanci a cui sono sottoposte le maggiori banche dell’area.

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