X

Benzina record, il Governo si difende: non c’entra il caro fiscale

Il prezzo della benzina è a livelli record e non c’è giorno che non si assista a rincari dei listini. Stamani il prezzo medio nazionale si attesta a 1,63 euro al litro. Da più parti si alza in dito accusatore verso le compagnie petrolifere ma anche contro il peso del carico tributario che grava sui carburanti. Ma il Governo – chiamato in causa in commissione Finanze della Camera – attraverso il sottosegretario all’economia Bruno Cesario si difende da chi indica i continui rincari delle accise che si combinano con l’effetto moltiplicatore dell’Iva. “La componente tributaria relativa all’Iva e all’accisa, cui si aggiunge l’imposta sulla benzina ove istituita – puntualizza il sottosegretario, rispondendo in commissione – è solo uno degli elementi che concorrono alla formazione del prezzo finale dei prodotti energetici, unitamente al costo industriale degli stessi, la cui determinazione viene effettuata in modo autonomo dalle compagnie petrolifere, atteso l’avvenuto superamento del previgente sistema dei prezzi amministrati”.

A essere chiamato in causa, dunque, è l’atteggiamento dei petrolieri. E non a caso le compagnie petroliefere sono state convocate mercoledì al ministero dello Sviluppo proprio per chiarire meglio i meccanismi di aggiustamento dei listini. Il sottosegretario Cesario ribadisce che in un sistema che ha da tempo superato il regime dei prezzi amministrati “la leva fiscale non costituisce uno strumento sicuro per determinare la riduzione del prezzo di vendita dei carburanti. Infatti- spiega – una diminuzione dell’accisa non comporta una automatica riduzione del prezzo, così come un aumento dell’accisa non comporta un incremento del prezzo finale di vendita di pari valore”.

Detto questo, il rappresentante del governo ricorda che se da un lato “le regioni a statuto ordinario hanno la facoltà di istituire una imposta regionale sul consumo di benzina nel loro territorio entro un massimo di 0,0258 euro/litro”, dall’altro lato è pur vero che non tutte lo hanno fatto. “Di tale facoltà – conclude infatti Cesario – si sono avvalse Campania, Liguria, Molise, Calabria, Puglia, Abruzzo e Marche”.

Related Post
Categories: News