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Bankitalia lima le stime sul Pil, ma Tria: “Nessuna manovra”

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La Banca d’Italia conferma de facto le stime pubblicate il 12 luglio dalla Commissione Europea e ritocca al ribasso le previsioni di crescita sull’Italia. Come previsto da Bruxelles, anche via Nazionale per il 2018 vede l’Italia crescere dell’1,3% dal +1,4% contenuto nel rapporto di gennaio. Ancora più risicata la stima per il 2019, quando il nostro Pil aumenterà “solo” dell’1% a fronte del +1,1% stimato dall’Ue e del +1,2% previsto in precedenza dallo stesso istituto guidato da Ignazio Visco. Si migliora nel 2020, quando il Prodotto Interno Lordo arriverà a +1,2%.

Tra le cause della minor crescita, secondo Bankitalia, figurano l’aumento del prezzo del petrolio e l’incertezza sui dazi. Nel dettaglio: “I rischi per l’attività economica derivano soprattutto da un’accentuazione dell’orientamento protezionistico nei principali paesi” si legge nel rapporto. Per quanto riguarda nello specifico  il nostro paese “la crescita in Italia prosegue, nonostante i segnali di rallentamento emersi nei mesi primaverili”.

Il ritmo è dunque più lento rispetto al passato. A confermarlo ci sono anche le stime per il secondo trimestre del 2018: +0,2% rispetto ai tre mesi precedenti a fronte del +0,4% messo a segno del secondo semestre del 2017.

Il bollettino evidenzia poi come le difficoltà viste sui mercati tra maggio e giugno abbiano fatto salire i premi per il rischio sovrano che rimangono 113 punti al di sopra del livello di maggio.

Continua quindi la crescita del debito pubblico che nel mese di maggio ha toccato un nuovo record assoluto, salendo di ben 14,6 miliardi rispetto ad aprile e arrivando a quota 2.327,4 miliardi. Secondo il bollettino statistico della Banca d’Itlaia l’aumento da fine 2017, quando il debito era pari a 2.263 miliardi, è stato di 84,3 miliardi. In termini percentuali  si tratta di un incremento del 3,6%.

Un dato poco confortante che arriva tra l’altro nel giorno in cui ha insistito sulla necessità per il nostro Paese di effettuare nel 2018 una manovra correttiva da 5 miliardi di euro, lo 0,3% del PIL, ricevendo ancora una volta la risposta negativa del ministro dell’Economia, Giovanni Tria. 

Il numero uno del Mef, al termine dell’Ecofin, ha infatti ribadito che l’Italia non metterà in discussione”il profilo di discesa debito”, la discussione riguarderà più che altro i tempi e il profilo dell’aggiustamento. Ma di manovra correttiva non se ne parla: “Riteniamo che non ci sarà nessun allargamento di bilancio e nessuna restrizione nel senso di manovra correttiva, l’abbiamo già detto – ha spiegato il ministro -. E’ probabile che il gap di 0,3 si colmi, e se non si colma vedremo, discuteremo a consuntivo, a primavera”. Tria ha comunque assicurato che “non ci sarà nessuna inversione di tendenza per quanto riguarda l’aggiustamento strutturale. La misura e i tempi sono gli unici in discussione. Non è in discussione che si prosegua aggiustamento”.

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Categories: Economia e Imprese