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ACCADDE OGGI – Napoleone il 5 maggio di 200 anni fa moriva a Sant’Elena

Foto di WikiImages da Pixabay

Duecento anni fa, il 5 maggio 1821, moriva, nell’Isola di Sant’Elena, Napoleone Bonaparte. Basta osservare una carta geografica per rendersi conto che da quello scoglio sperduto in mezzo all’Atlantico l’Imperatore dei francesi non aveva alcuna possibilità di ripetere la fuga che gli era riuscita dall’Elba, dove era stato confinato dopo la sua prima caduta nel 1814. In quell’occasione, il suo ritorno in Francia, dallo sbarco in poi, era stato un cammino trionfale verso Parigi. Le truppe inviate da Luigi XVIII per fermarlo passavano dalla sua parte.

Dopo averlo sconfitto a Waterloo gli inglesi, i suoi implacabili nemici, non avevano voluto correre rischi. A Sant’Elena – sotto stretta sorveglianza – Napoleone rimase per ben sei anni prima di rendere l’anima al “Massimo Fattor”. Sulla sua morte si sono costruite leggende, e tali sono rimaste. Anni dopo le sue spoglie furono rimpatriate con tutti gli onori. Le esequie funebri, il 15 dicembre 1840, furono un’apoteosi. I resti furono tumulati a Parigi a “Les Invalides”.

Napoleone rappresenta nella memoria collettiva l’esempio della Grandeur di cui è intriso il dna dei francesi. Vero genio militare, la sua carriera fu corredata da vittorie che sono entrate nella storia. Ma le sconfitte furono devastanti. Nel 1805, nella battaglia di Trafalgar, la flotta inglese, sotto la guida di Orazio Nelson, riconfermò il suo dominio sui mari infliggendo alla flotta di Napoleone una sconfitta da cui non si riprese più. Ma il vero disastro fu la campagna di Russia, iniziata nel 1812 con un’armata di 500mila uomini, di cui tornarono in patria solo 12mila.

Su Napoleone è stata scritta una serie infinita di libri, realizzati centinaia di film. Hanno dato il loro volto all’Imperatore i più grandi attori della storia del cinema. La sua effige “folgorante in soglio” fa sfoggio in un numero imprecisato di ritratti e quadri in cui sono illustrate le sue battaglie vittoriose e i fasti del suo impero. Fino alla solitudine di Sant’Elena, con lo sguardo rivolto all’orizzonte invalicabile sull’Oceano.

In tempi sciagurati di cancel culture anche in Francia (sia pure senza l’estremismo beota dei Paesi anglosassoni) è stata messa in discussione, proprio in vista della ricorrenza, la grandezza di Napoleone. In verità, i revisionisti di oggi hanno scoperto l’acqua calda. Già Alessandro Manzoni – “percosso e attonito” dall’annuncio della morte di Napoleone – si era posto la domanda cruciale: “Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”. Infatti, solo a decenni se non a secoli di distanza è possibile dare un giudizio sereno di una personalità che ha sconvolto il corso di “due secoli l’un contro l’altro armati”.

L’Imperatore dei francesi fu senz’altro un guerrafondaio, responsabile della morte e delle sofferenze di tanti soldati (milioni?) francesi e di altri Paesi avversari. Fu un nepotista perché sistemò su di un trono i suoi famigliari (peraltro senza ricevere in cambio riconoscenza, perché tanti di loro non esitarono ad abbandonarlo nella disgrazia). Certamente era anche un maschilista, un molestatore: le attitudini considerate oggi tra le più gravi al punto da indurre a scoperchiare le tombe, dissacrare le statue, macerare i libri.

Giudicando i protagonisti della Storia bisognerebbe saper distinguere tra quanto, nelle loro azioni, fu figlio del loro tempo e quanto è servito a portare avanti – sia pure tra mille contraddizioni – il progresso dell’umanità. Napoleone non fu solo colui che liquidò – con il Code Napoléon del 1805 – i residui del feudalesimo e dell’ancien règime, garantendo così uno sviluppo del libero commercio e l’affermazione di nuovi rapporti giuridici tra le persone. Non possiamo dimenticare che con le Armate del Grande Corso viaggiavano anche i principi della Rivoluzione francese, gli ideali repubblicani, mentre crollavano i regimi dell’Assolutismo.

I suoi nemici non si limitarono a costituire coalizioni e a mettere in campo eserciti per sconfiggerlo militarmente. Ma vollero cancellare gli ordinamenti che erano sorti al seguito delle sue vittorie. Il Congresso di Vienna ridisegnò la carta dell’Europa secondo i principi della Restaurazione, del Legittimismo e dell’Assolutismo. Mentre le prime congiure e sollevazioni “carbonare” erano organizzate da persone che ispiravano la loro azione ai valori che le armate francesi aveva disseminato in tutto il Vecchio Continente. Un altro Napoleone (in questo caso III) – sia detto per inciso – ebbe un ruolo non secondario nel contribuire all’unità d’Italia.

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