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Tlc, i tagli shock di British Telecom e Vodafone certificano la crisi di un settore spiazzato dagli OTT: il Governo lo sa?

Pixabay

Due colpi di scure in pochi giorni per i colossi britannici delle telecomunicazioni certificano che, senza interventi straordinari, il declino di un settore un tempo all’avanguardia rischia di diventare irreversibile sotto tutte le bandiere. Divenuta Ceo di Vodafone Group da pochi giorni, Margherita Della Valle non ha perso tempo e ha annunciato il tagli di 11 mila posti di lavoro in tre anni. Ieri è toccato a British Telecom lanciare un segnale ancora più drammatico: 55 mila posti in meno entro il 2030 quando l’intera forza lavoro di Bt sarà dimezzata passando dagli attuali 130 mila dipendenti a soli 75 mila.

TLC: L’ASCESA DEGLI OTT E’ LA VERA ORIGINE DELLA CRISI

Colpa della Brexit? Colpa dell’arrivo dell’Intelligenza artificiale? C’è anche questo nella crisi dei due giganti britannici delle tlc ma il declino di questa industria che investe tutto il mondo e in primo luogo l’Europa ha altre origini: la concorrenza sfrenata sui prezzi, l’eccesso di regolamentazione, i costi delle nuove frequenze, l’onerosità degli investimenti ma soprattutto l’avanzata degli Over The Top (OTT), i giganti di Internet. La causa principale del declino dei grandi gruppi telefonici è molto chiara e sta, da anni, nell’ascesa senza limiti proprio dei giganti di Internet che fanno lauti profitti sulla reti il cui costo – investimenti, personale, debiti – è tutto sulle spalle dei gruppi delle telecomunicazioni che ne hanno la proprietà.

Così non si può andare avanti e non è un caso, come ricordava stamattina Il Sole 24 Ore, che i maggiori gruppi europei di tlc – da Deutsche Telekom a Orange e da Telefonica a Tim – abbiano presentato una proposta alla Ue per “introdurre una norma volta ad imporre alle alle Big Tech e agli OTT una compartecipazione ai costi per il rollout del 5G e del broad-band in Europa”.

TIM: LE RAGIONI DELLA VENDITA DELLA RETE E L’URGENZA CHE IL GOVERNO SI SVEGLI

E’ dunque in questa ottica che va vista la stessa complessa cessione della rete di Tim, zavorrata dai debiti della sciagurata Opa del 1999 che l’hanno colpita a morte. Il Ceo della compagnia telefonica italiana, Pietro Labriola, l’ha del resto spiegato più volte: con l’attuale modesta redditività di Tim non c’è nessuna possibilità di azzerare il debito e dunque la vendita della rete, la trasformazione della compagnia e la sollecitazione di nuove regole europee anti-OTT, sono l’unica via d’uscita a una crisi che altrimenti sarebbe senza ritorno.

Dopo molte parole al vento che hanno confuso non poco il mercato e penalizzato il titolo di Tim in Borsa, sarebbe ora che il Governo si svegliasse e comprendesse la drammaticità dei segnali che vengono da Vodafone e BT per fare la sua parte nel Paese, spingendo la Ue ad intervenire e chiarendo come procedere nella vendita di un asset strategico come rete. Nelle ultime ore è circolata una bozza del Ministero delle imprese che starebbe studiando un fondo da 1,5 miliardi a sostegno delle tlc italiane. E’ tardi? Sicuramente sì, ma meglio tardi che mai se alle promesse seguiranno davvero i fatti.

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