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Sanità in Italia: costi, ruolo della PA e confronto internazionale

Con un’incidenza sul Pil dell’8,9%, la spesa sanitaria italiana ha sfiorato nel 2016 i 150 miliardi di euro, un livello che condiziona le scelte di finanza pubblica e crea allarme sulla sostenibilità del sistema di welfare nazionale. Un’informazione completa sulla sua entità è quindi essenziale per valutare le conseguenze del progressivo invecchiamento della popolazione italiana, che può influire sia sul livello sia sulla composizione dell’assistenza. 

Di particolare rilievo è la valutazione delle risorse assorbite dall’assistenza sanitaria a lungo termine, che è quella che dovrebbe risentire in modo più immediato dall’aumento della durata della vita e dall’incremento del numero di grandi anziani. La struttura della spesa sanitaria fornisce inoltre elementi chiave per valutare l’impatto diretto su diversi settori d’attività, che comprendono ad esempio l’industria farmaceutica, la produzione di apparecchi terapeutici, i servizi ospedalieri ed ambulatoriali di cura, di riabilitazione e di assistenza a lungo termine.
 
In Italia preminente il ruolo della PA e delle assicurazioni obbligatorie

Nonostante la sua indubbia rilevanza, non è però facile avere informazioni coerenti sul livello e sulla composizione della spesa sanitaria. È inoltre difficile reperire dati sull’andamento del settore in altri paesi che consentano di fare confronti. Per sopperire a questa situazione è stato sviluppato un progetto internazionale sui conti della sanità che ha come obiettivo quello di offrire dati comparabili sulla spesa sanitaria corrente per regime di finanziamento, per funzione di assistenza e per erogatore.

L’analisi della spesa sanitaria per regime di finanziamento conferma come in Italia sia preminente il ruolo della pubblica amministrazione e delle assicurazioni obbligatorie, che nel 2016 coprono il 75% delle spese, mentre le famiglie e le assicurazioni volontarie coprono il restante 25%. Quello che invece contrasta forse l’immagine consolidata è il fatto che la quota di finanziamento del settore pubblico è inferiore a quella dei principali paesi europei quali la Germania (84,6%) la Francia (78,8%), i Paesi Bassi (80,8%) ed il Regno Unito (79,2%). In questi paesi però la quota più consistente del finanziamento pubblico della spesa sanitaria è sostenuta dalle assicurazioni obbligatorie e il ruolo della pubblica amministrazione è marginale. Solo il Regno Unito presenta una situazione simile a quella italiana.

Spesa concentrata nell’assistenza ospedaliera, ambulatoriale e farmaci

In Italia la spesa sanitaria è concentrata su tre funzioni principali: l’assistenza ospedaliera ordinaria (28,0% del totale nel 2016, 42 miliardi di euro), l’assistenza ambulatoriale (22,4%) e i prodotti farmaceutici (17,8%). Tra il 2012 ed il 2016 si nota una significativa ricomposizione della spesa sanitaria, con l’assistenza ospedaliera ordinaria che si riduce del -3,8%, l’assistenza ambulatoriale che aumenta del 9,2% e la spesa in prodotti farmaceutici del 11,2%. L’assistenza sanitaria a lungo termine, che è spesso fonte di preoccupazione, ha una quota ancora limitata (10,1% nel 2016), inferiore a quella di diversi paesi europei di riferimento (in Germania è al 16,3% e nel Regno Unito al 18,2%) e presenta una dinamica moderata negli ultimi anni (3,9%) appena superiore a quella della spesa sanitaria complessiva (3,5%).

L’assistenza sanitaria è erogata in prevalenza dagli ospedali (45,5% della spesa, pari a 68 miliardi), dagli ambulatori (22,4%, 33 miliardi) e dalle farmacie (16,7%, 25 miliardi). Gli ospedali hanno una quota di spesa sanitaria piuttosto elevata anche nei confronti internazionali: tra i principali paesi europei solo il Regno Unito (41,8%) e la Francia (40,2%) presentano quote comparabili, mentre la Germania (29,2%) ha una quota inferiore. Il ruolo delle farmacie nell’erogazione dell’assistenza sanitaria presenta forti oscillazioni tra i paesi europei; l’Italia è in una posizione intermedia tra Germania (19,5%) e Francia (18,9%) da un lato e Paesi Bassi (12,2%) e Regno Unito (11,5%) dall’altro.

I conti della sanità consentono ulteriori analisi sui livelli di spesa pro capite e sull’incidenza delle spese sanitarie sul Pil. Nel complesso le informazioni analitiche ora disponibili sembrano indicare come la percezione di un eccesso di spesa sanitaria non trovi una conferma nei dati aggregati, ma vada qualificata con analisi più approfondite relative a specifiche tipologie di assistenza.

Da Prometeia.it

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