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Rep. Ceca: cambio e austerità per rilanciare l’export

Dopo una contrazione del 0,9% nel 2012, l’economia ceca ha continuato a ridursi nel corso dell’anno scorso (-0,9%). La debole performance economica è in parte il risultato delle misure di austerità, quali l’aumento del gettito fiscale, i tagli alla spesa pubblica e la diminuione della fiducia di famiglie e imprese, con conseguente impatto sulla domanda interna. Allo stesso tempo, la domanda ridotta da parte dei partner commerciali UE ha colpito le esportazioni. Con oltre il 75%, il rapporto export/PIL della Repubblica Ceca è uno dei più elevati dell’UE, il che rende il Paese particolarmente vulnerabile. Il contributo delle esportazioni nette al PIL è diventato negativo quando nel 2013 la crescita dell’Eurozona si è ridotta dello 0,4%. Tuttavia, le previsioni publicate da Atradius parlano di una crescita di circa il 2,5% nel corso di quest’anno e +2,8% nel 2015. E se la ripresa dovrebbe allora beneficiare dell’aumento di consumi privati?? e investimenti, si prevede un rilancio delle esportazioni nette grazie alle condizioni economiche più favorevoli nell’Eurozona, in particolare in Germania.

Il tasso di disoccupazione locale ha raggiunto il 6,5% nel mese di aprile, in flessione rispetto al 7,1% nello stesso periodo dell’anno precedente, notevolmente inferiore a quello dell’Eurozona. Secondo le previsioni, la disoccupazione dovrebbe diminuire ulteriormente, attestandosi al 6,0% nel 2015.

Nonostante la contrazione economica, lo stato delle finanze statali è migliorato sensibilmente nel 2013 come evidenziato dai dati su deficit di bilancio (1,5% dal 4,2% del 2012), atteso quest’anno all’1,8% del PIL. Di conseguenza, la Commissione Europea ha rimosso la Repubblica Ceca dalla procedura per deficit eccessivo alla quale gli Stati Membri UE sono vincolati al fine di evitare eccessivi disavanzi nei propri bilanci nazionali. Il debito pubblico è leggermente diminuito nel corso del 2013 (al 46% del PIL), ma rimane a livelli moderati. Il livello del debito estero è aumentato dal 2011 (dal 42% del PIL nel 2007 al 56% del nel 2013): un ulteriore aumento viene indicato per quest’anno (59,6% del PIL), rimanendo tuttavia gestibile.

In effetti i mercati finanziari internazionali hanno una visione complessivamente positiva della Repubblica Ceca. I rendimenti delle obbligazioni governative a 10 anni sono aumentati nel mese di giugno 2013, a causa dell’accresciuta incertezza politica dopo le dimissioni del Primo Ministro Necas e la nomina di un governo tecnico. Nel maggio di quest’anno il rendimento medio è stato 1,73%, vicino a quello tedesco dell’1,46%. I rendimenti più bassi rendono allora più conveniente per il governo il finanziamento del debito e dunque la riduzione della pressione sui bilanci pubblici.

Al fine di migliorare la competitività ceco e incrementare le esportazioni, nel mese di novembre 2013 la Banca Centrale è intervenuta nel mercato valutario con l’acquisto di Euro, al fine di indebolire la Corona rispetto alla moneta unica. Di conseguenza, il tasso di cambio è sceso da 1:25,7 a 1:27, restando stabile nel 2014, intorno alle 27,4 corone. In questo contesto il secondo obiettivo dell’intervento della Banca Centrale era quello di scongiurare il rischio di deflazione, che avrebbe reso le importazioni più costose. Dalla fine del 2012 i prezzi al consumo hanno cominciato a scendere e ora si sono attestati in linea con la media dell’Eurozona. L’inflazione ha raggiunto solo lo 0,5% di maggio 2014, ben al di sotto dell’obiettivo fissato (tra 1% e 3%). Per questo, dopo l’aumento dello 0,6% nel 2014, il livello generale dei prezzi è previsto in aumento del 2,2% nel corso del 2015.

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