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Nucleare italiano: si cerca il deposito per le scorie

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All’inizio, l’85% della comunità era contraria al Deposito. Temevamo rischi per la salute e danni all’economia. Il confronto e l’esperienza hanno fugato tutte le nostre paure. Il deposito nazionale è oggi accolto dalla popolazione come il modo più sicuro per gestire i rifiuti radioattivi di un Paese e un volano per lo sviluppo del territorio che lo accoglie”. Cosi’ Philippe Dallemagne, Vice Presidente del Dipartimento de l’Aube e Sindaco di Soulaines-Dhuys. E’ il manager che in Francia ha risolto il problema del deposito dei rifiuti delle centrali nucleari. Quelle di vecchia generazione, s’intende.

Dallemagne é intervenuto al seminario nazionale della Sogin sul deposito italiano da costruire. Con un parterre assai qualificato si è svolto, infatti, il primo di nove incontri che via, via interesseranno le aree potenzialmente idonee ad accogliere la futura struttura nazionale. Si sa che le Regioni coinvolte nel complicato progetto sono: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna. Tutte saranno chiamate a discutere di un problema energetico e ambientale che accompagna la storia industriale italiana da più di 30 anni. La transizione ecologica, approvata dal governo Draghi, non ha trascurato il tema, notoriamente molto divisivo.

Il Seminario che, oltre a Emanuele Fontani, Amministratore Delegato di Sogin, ha visto anche la partecipazione di Vannia Gava, Sottosegretario al Ministero della Transizione Ecologica, terminerà il 15 dicembre. Settimane di dibattiti e confronti che dovrebbero concludersi con un nuovo approccio alla gestione delle scorie delle vecchie centrali. Dubbi e perplessità, a questo riguardo, si sprecano. Basti ricordare che dopo lungo tempo solo a gennaio scorso è stata pubblicata la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idone (CNAPI) ad accogliere quello che in Francia è diventato un business.

Da noi gli aspetti tecnici e procedurali sono tutti aperti. Tutti accompagnati da opposizioni, paure, campagne contro. Sogin ha aperto le porte dei siti, dialoga con i territori che conservano le scorie, ma la persuasione collettiva è un esercizio delicato. L’ottimismo del Sindaco di Soulaines-Dhuys , per dire, nella prima seduta ha incrociato 14 quesiti a risposta diretta sul cosa e come fare. Ma noi sappiamo che è bastato che il Ministro Cingolani pochi giorni fa pronunciasse la parola nucleare per riaprire polemiche mai del tutto spente Il nucleare unisce e divide anche a Cernobbio .

Le scorie dei vecchi siti dovranno, comunque, trovare una sistemazione definitiva. Stando agli interventi sembra che la stessa organizzazione del Seminario contempli una soluzione molto in là nel tempo. “Questo percorso – ha detto Fontani- si colloca all’interno della prima consultazione pubblica in Italia su un’infrastruttura di rilevanza nazionale che consentirà al Paese di chiudere il ciclo del nucleare italiano e di ottimizzare in modo sostenibile e sicuro la gestione dei rifiuti radioattivi”. Certo, saranno rispettati i requisiti internazionali stabiliti dalla IAEA (International Atomic Energy Agency) e quelli nazionali dell’ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione). Il sottosegretario Vannia Gava, a nome del governo, ha precisato che la localizzazione del Deposito scaturirà solo “a valle di una procedura ampiamente partecipativa, che comprende la valutazione concertata di ogni elemento radiologico, territoriale e ambientale utile a selezionare il sito in modo ottimale”. Molto chiaro. Quando ? Nessuno lo dice.

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Categories: Economia e Imprese