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Meloni: “Il monito di Mattarella non resterà inascoltato e i suoi poteri non saranno alterati”

Imagoeconomica

Dopo due rinvii per motivi di salute è arrivato il giorno della tanto attesa conferenza stampa di fine anno, trasformatasi per forza di cose in una conferenza stampa di inizio anno, di Giorgia Meloni. Oltre tre ore di domande e risposte durante le quali la premier si è anche lasciata scappare una poco istituzionale battuta in romanesco: “Sto a morì, ragà”.

Tanti gli argomenti caldi all’ordine del giorno: il Mes, che la premier ha definito “uno strumento obsoleto”, il Patto di Stabilità, ma anche i dossier “scottanti” riguardanti Degni, Verdini e Pozzolo. Quest’ultimo in particolare ha creato non poco imbarazzo a Palazzo Chigi e a Fratelli d’Italia, partito della premier di cui fa parte anche il deputato sotto indagine per il colpo di pistola partito la notte di Capodanno. “Ne ho chiesto la sospensione da FdI”, ha annunciato Meloni. 

Tra i temi al centro delle 45 domande dei giornalisti a cui Meloni ha risposto anche un possibile confronto diretto con la segretaria del Pd Elly Schlein (“Sì, lo farei”, ha detto la premier), la sua eventuale candidatura alle elezioni europee di giugno (“propendo per il sì”), il premierato e il monito del capo dello Stato Sergio Mattarella sul ddl concorrenza. Pochi minuti prima dell’inizio della conferenza stampa, tra l’altro, dall’Ue è arrivato un chiaro avvertimento: la Commissione europea “analizzerà attentamente” il disegno di legge sulla concorrenza adottato dall’Italia”, ha detto un portavoce Ue.

L’ultima domanda? Su Chiara Ferragni: “La sinistra ha reagito come se avessi attaccato Che Guevara”.

Meloni: “Il 2024 sarà un anno complesso, diminuzione tassi di interesse ci aiuterebbe”

Il 2024 “sarà molto complesso per tutti: ci sono molte scadenze importanti, le elezioni europee, la presidenza italiana del G7 elezioni. Siamo tutti molto impegnati”, ha ricordato Meloni che poi rispondendo a una domanda sulla prossima legge di Bilancio, quella che impatterà sul 2025, ha detto: “Se la domanda è aumenta le tasse o taglia la spesa pubblica, tra le due preferisco tagliare la spesa pubblica e penso si possa fare un lavoro ancora più preciso”, ha detto la presidente del Consiglio “Il mio obiettivo è confermare le misure che abbiamo portato avanti, se riesco addirittura a migliorarle, lo valuteremo nel corso dell’anno”, ha aggiunto. “Io non sono per aumentare le tasse, quest’anno le ho diminuite tagliando la spesa pubblica”, ha ricordato la premier, non dicendo però che dei 28 miliardi messi a terra dalla Manovra, oltre la metà (16 miliardi) sono stati finanziati in extradeficit. Una manovra correttiva? “Mi pare molto presto per parlarne e in corsa si valuterà cosa bisogna fare sulla base di quello che accadrà. Dobbiamo però cercare di guardare più le luci che le ombre e dalla nostra prospettiva vediamo dei segnali incoraggianti: la crescita, la Borsa italiana che ha fatto la miglior performance d’Europa, lo spread sceso sotto i 160 punti, i record occupazionali. Ci sono dei segnali incoraggianti e dobbiamo cercare di gioire delle poche cose che vanno bene”.

“Non sappiamo quali saranno gli sviluppi dell’economia quest’anno, la crescita stimata comunque – è un dato buono – è superiore alla media Ue. Io confido che lungo questo anno si possa essere ragionevoli e immaginare una diminuzione dei tassi di interesse, che libererebbe diverse risorse che abbiamo da pagare sul debito pubblico”, ha continuato

Tre priorità per i primi mesi dell’anno? “Messa a terra della riforma pnnr, riforma della giustizia, balneari, borse di studio per gli studenti meritevoli”. Guardando al passato la presidente del Consiglio ha parlato anche dei momenti più facili e di quelli più difficili del 2023: “il più difficile è stato Cutro. Ma per fortuna ci sono stati i momenti entusiasmanti, stare in mezzo alla gente, mi rende felice”.

Meloni sul Patto di Stabilità: “Soddisfatta, anche se non è quello che volevo, Mes strumento obsoleto”

“Sono soddisfatta del Patto stabilità anche se non è quello che volevo”, ha detto Meloni che, parlando poi della bocciatura del Mes da parte del Parlamento, ha definito un errore del governo Conte “sottoscrivere una modifica del trattato sapendo che non c’era una maggioranza in Parlamento all’epoca per sottoscriverla. Non credo che il tema della mancata ratifica del Mes vada letto in relazione ai risultati del patto di Stabilità. Penso che il Mes sia uno strumento obsoleto, la reazione dei mercati dimostra che è vero, quindi se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno forse la mancata ratifica può diventare un’occasione per trasformarlo in qualcosa di più efficace, ed è questa la strada su cui lavorare”. 

Meloni sulle Europee: “Non ho ancora deciso se candidarmi, no a maggioranze con la sinistra”

“Non ho ancora deciso se candidarmi alle Europee ma devo capire se una mia eventuale candidatura toglierebbe tempo al mio lavoro dal presidente del Consiglio. Perché penso che sia una decisione che va presa insieme agli altri leader della maggioranza”, ha premesso Meloni, aggiungendo che una sua eventuale candidatura “potrebbe portare anche altri leader a fare la stessa scelta che potrebbe diventare un test altissimo livello”. “Propendo per il sì”, ha riassunto infine. 

Rispondendo a una domanda sulla futura maggioranza continentale, la presidente del Consiglio ha chiarito: “Non sarei disposta a fare una maggioranza stabile in Parlamento con la sinistra”, un “ragionamento diverso” è il sostegno: “quando si forma la nuova commissione” dove “quando si fa un accordo e “ciascuno nomina un commissario poi i partiti di governo” tendono a votare a favore dell’accordo. Meloni ha ricordato poi che anche nel caso dell’attuale presidente Ursula von der Leyen la commissione è stata votata anche da partiti come il Pis polacco che poi “non hanno mai fatto parte della sua maggioranza”.

“Ritengo che l’Italia abbia le carte in regola per avere un ruolo importante in linea col suo peso: è un altro obiettivo che l’Italia si dà”, ha aggiunto Meloni a proposito della “rappresentanza” italiana nella prossima Commissione europea. Lo scopo principale deve essere comunque quello di “avere domani una Commissione e una politica che sappia essere più forte negli scenari di crisi, più efficace, più determinata nel perseguimento di una sua agenda strategica per non consegnarci a nuove pericolose dipendenze, dobbiamo imparare dai nostri errori, più efficace sulle migrazioni”. 

Parlando della possibilità che l’ex premier e presidente della Bce Mario Draghi possa essere eletto alla guida della Commissione europea, Meloni ha chiarito: “Impossibile parlare ora di chi può guidare Ue, Draghi si è detto indisponibile. Ritengo che l’Italia abbia le carte in regola per avere un ruolo importante in linea col suo peso: è un altro obiettivo che l’Italia si dà”.

Meloni su balneari e ambulanti: “Monito di Mattarella non resterà inascoltato”

Una delle domande più attese della conferenza stampa è arrivata dopo circa un’ora e ha riguardato le “rilevanti perplessità di ordine costituzionale” del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul ddl concorrenza e in particolare sulle concessioni degli ambulanti e dei balneari. “L’appello del presidente Mattarella non rimarrà inascoltato e nei prossimi giorni valuteremo l’opportunità di ulteriori interventi chiarificatori sulla materia” del rinnovo delle concessioni degli ambulanti, ha affermato la presidente del Consiglio. 

Sui balneari Meloni ha sottolineato che il suo Governo ha fatto la mappatura delle coste per valutare la scarsità del bene. È stato fatto un “lavoro serio e ora l’obiettivo del Governo è una norma di riordino che ci consenta di mettere ordine alla giungla di interventi e pronunciamenti e di un confronto con la Commissione europea con il duplice obiettivo di scongiurare la procedura di infrazione e dare certezza agli operatori. Questo è il lavoro che stiamo facendo per dare certezza sia agli operatori che agli enti che devono applicare le norme e sarà l’oggetto del lavoro delle prossime settimane”.

Nella mattinata del 4 gennaio, un chiaro avvertimento è arrivato anche dalla Ue: la Commissione europea “analizzerà attentamente” il disegno di legge sulla concorrenza adottato dall’Italia “nella prospettiva del settore degli ambulanti così come in quella delle concessioni balneari” e “porterà avanti il dialogo bilaterale su questi due temi con le autorità italiane”, ha affermato un portavoce di Bruxelles, ricordando che la Commissione “sta monitorando la situazione del settore degli ambulanti in Italia e su questo tema è già stata in contatto con le autorità nazionali”. 

Riforme: premierato, autonomia differenziata, privatizzazioni, giustizia

Rispondendo a una domanda sulla riforma costituzionale, Meloni ha ribadito che il premierato non tocca “i poteri del capo dello Stato”. “Sappiamo che il capo dello Stato è una figura di garanzia, non vedo in cosa l’elezione del premier significhi togliere poteri al capo dello Stato, per me si crea un buon equilibrio e si rafforza la stabilità del governo”, ha affermato, aggiungendo che “Questo non è un referendum sul governo o su Giorgia Meloni, ma su cosa deve accadere dopo”. Passando poi all’autonomia differenziata, la premier ha detto: “L’Autonomia si tiene con il premierato, perfettamente. Oggi ci sono presidenti di Regione eletti direttamente che hanno una forza sbilanciata rispetto al premier. Ripristinare questo equilibrio è importante” “Non credo nelle sperequazioni fra nord e sud – ha aggiunto l’Autonomia non è togliere a una regione per dare a un’altra, ma stabilisce il principio che se tu gestisci bene le tue risorse lo Stato può valutare di darti anche altre competenze. Credo che questo possa essere un volano anche per il Mezzogiorno, non mi stupisce che a schierarsi contro l’autonomia siano quelli che spendono peggio i fondi Ue”.

Sulle privatizzazioni “la mia impostazione è ridurre la presenza dello Stato laddove non è necessaria e affermarla laddove è necessaria” ha detto la presidente del Consiglio. Nelle privatizzazione il governo intende muoversi con una riduzione delle quote in partecipate che non riduce il controllo pubblico, come Poste, oppure con l’entrata di privati con quote minoritarie, come in Ferrovie. Ovviamente sono passaggi complessi e la tempistica non solo da me”, ha spiegato la premier, aggiungendo: “abbiamo dato un segnale con Mps con la nostra iniziativa parte delle risorse sono rientrate, abbiamo dato un bel segnale. Lo Stato deve controllare ciò che è strategico ma ciò comporta aprirsi anche al mercato”.

La riforma della giustizia e quella burocrazia sono una priorità. Spesso abbiamo dato l’immagine di uno Stato forte con i deboli, debole coi forti. Non è la mia mentalità, credo che questo segnale sia arrivato, e che alcuni segnali dall’economia lo dimostrino. Ma sono due cose su cui bisogna avere il coraggio di riformare in maniera seria, e dare il segnale che l’Italia non vuole essere più fanalino di coda”. La separazione delle carriere? “La mia posizione è nota, è una priorità”, ha dichiarato. 

Sul possibile terzo mandato per sindaci e presidenti di Regione, la Premier ha chiosato: “Ritengo che se ne debba occupare il Parlamento”. 

Meloni sulla tassa sugli extraprofitti delle banche: “Un’operazione win win”

“Mi fa sorridere che i primi a criticare il primo governo che ha avuto il coraggio di tassare le banche, sono quelli che alle banche hanno preferito fare regali miliardari. Vale per il Pd, con salvataggi diretti, per il M5S, cintura nera di aiuti alle banche”, ha detto la Premier rispondendo a una domanda sulla tassa sugli extraprofitti. “Noi abbiamo applicato una tassa su quello che riteniamo un margine ingiusto – ha continuato – Quello che è cambiato in sede di conversione è stata l’aggiunta della possibilità di accantonare un importo pari ad almeno due volte e mezzo all’ammontare della tassazione, in una riserva non distribuibile, cioè che non possono andare ai compensi dei manager. Aumentando le riserve aumenterà anche il credito concesso ai cittadini, più si rafforza il capitale della banca, più si aumenta il capitale a disposizione. Maggiori impieghi significa maggiori ricavi, e quindi più tasse per le banche, perché il rafforzamento del capitale significa rientri positivi per i contribuenti e per lo Stato. Un’operazione win win”. 

I casi Degni, Pozzolo e Verdini 

​​Il caso Degni? “Non voglio intervenire, ma immaginare che le persone di nomina politica in incarichi super partes si comportino da militanti politici mi fa paura. Non si può considerare normale, è una mentalità che combatto. Mi ha colpito molto che non ci sia stato nessuno a sinistra a dire due parole su questo tema: Paolo Gentiloni che l’ha nominato, Elly Schlein, io vengo chiamata in causa per qualsiasi cosa”, ha dichiarato la Premier.  

Un’altra questione attentissima da affrontare era quella relativa allo sparo di Capodanno partito dalla pistola del deputato di FdI Emanuele Pozzolo: “Il parlamentare Pozzolo ha un porto d’armi per difesa personale, non so perché ma questo non va chiesto a me ma all’autorità competente – risponde Meloni – Girava con un’arma a Capodanno, presumo che chi ha un porto d’armi per difesa personale porti con sé un’arma, ma la questione non è questa. Il punto è che chiunque abbia un’arma deve disporne con serietà e responsabilità, per questo c’è un problema con quello che è accaduto, non conosco la dinamica della vicenda, vedremo. Ma in ogni caso qualcuno non è stato responsabile, e chi non è stato responsabile è chi detiene quell’arma, non va bene per chiunque ma in particolare , ho chiesto che venga deferito alla commissione garanzia di probiviri di FdI, e sospeso dal partito, che è quello che posso fare sul piano statutario”. 

Di seguito anche una risposta sull’inchiesta appalti Anas che coinvolge Tommaso e Denis Verdini. “Penso che sulla questione bisogna attendere la magistratura, sicuramente quello che ho letto è che le intercettazioni fanno riferimento al precedente governo, Salvini non viene chiamato in causa, e non ritengo che debba conferire in Aula – ha risposto Meloni ai giornalisti – Penso che si faccia sempre un errore quando si tenta di trasformare un caso come questo in un caso politico, da quello che so l’unica tessera che ha avuto Verdini è quella del Pd, ma nessuno ha pensato di coinvolgere il Pd in questa materia. Mi pare che con questo governo affaristi e lobbisti non stiano passando un buon periodo con questo governo, e non escludo che sia anche questo il motivo per cui mi arrivano certi attacchi”.

La questione morale, l’attacco diretto a Conte e il familismo

Dai tre casi “eclatanti” si è passati alla cosiddetta “questione morale”, con una domanda sugli esponenti di FdI (Santanché, Sgarbi, Del Mastro) che a cui la presidente del Consiglio risponde piccata: “non ritengo che abbiamo allentato i poteri di controllo, è una lettura distorta e non condivisibile. Fino a quando non avremo eventuali ulteriori elementi non ho altro da dire. La questione morale? Io non penso che ci sia una questione morale attualmente e che ogni caso vada valutato a valle di alcune certezze”, ha dichiarato la conferenza del consiglio, che poi ha attaccato direttamente l’ex premier e leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte: “Sulla questione morale fissiamo regole di ingaggio: Conte mi scrive che devo fare dimettere una serie di persone perché altrimenti c’è una questione morale. Il M5S ha sempre chiesto le dimissioni degli indagati di qualsiasi partito. Con una eccezione: quelli del M5S. Due giorni prima della lettera, Conte nomina vicepresidente del partito una persona condannata in primo e secondo grado”, ha sottolineato Meloni. “Quando è accaduto a Conte, io non ho chiesto le dimissioni di Giuseppe Conte, perché non credo che si possa essere, come succede a sinistra, garantisti con i propri – cucce del cane comprese – e giustizialisti con altri. Quindi, prego la sinistra di non farmi lezioni di morale. Non sono decisioni che si prendono senza avere tutti gli elementi del caso e i casi vanno valutati uno per uno. La mia idea di stato di diritto è aspettare le decisioni della magistratura”, ha concluso.

Nel corso dell’incontro con i giornalisti la premier è tornata anche su una sua precedente dichiarazione, “non sono ricattabile”, ribadendo che: “Io penso che qualcuno in questa nazione abbia pensato di poter dare le carte, ma in uno Stato normale non ci sono condizionamenti, l’ho visto accadere e non dico di più. Vedo degli attacchi e pensano che ti spaventi se non fai quello che vogliono, ma io non sono una che si spaventa facilmente, preferisco 100 volte andare a casa, hanno a che fare con la persona sbagliata. Ci sono quelli che pensano che possono indirizzare le scelte, ma con me non funziona, io sono il premier e le faccio io, me ne assumo la responsabilità”. 

Rispondendo a una domanda sui ruoli affidati alla sorella e al cognato in FdI e nel governo, la premier ha affermato piccata: “Questa accusa di familismo comincia a stufarmi. Mia sorella è da 30 anni militante di FdI, forse la dovevo mettere in una partecipata statale come fanno gli altri, l’ho messa a lavorare al partito mio”.

Migranti: “Non siamo soddisfatti”

Sul tema degli sbarchi, aumentati nel corso dell’ultimo anno secondo gli stessi dati del Viminale e dopo il congelamento degli accordi con Albania e Tunisia, la Premier ha ammesso: “Non siamo soddisfatti del risultato ottenuto”. Immediata però la rivendicazione del lavoro svolto, senza il quale “tutto sarebbe stato peggiore”, ha detto facendo riferimento al piano Mattei e alla necessità di aiutare i migranti in Africa, fermare le partenze e combattere i trafficanti. 

Meloni su Ucraina e Gaza

Tra le ultime domande poste alla premier, una ha riguardato le guerre attualmente in corso in Ucraina e Medioriente. “In Ucraina l’unica possibilità è continuare a inviare le armi per una trattativa -ha detto Meloni – In Medio Oriente? Abbiamo cercato di mantenere un equilibrio. Condannando Hamas e affermando il diritto di Israele ad esistere. Sostenendo la popolazione civili, i nostri ospedali hanno preso i bambini da Gaza”.

“Abbiamo lavorato dall’inizio per evitare una escalation del conflitto in Medio Oriente perché potrebbe avere conseguenze inimmaginabili – ha aggiunto – Lo abbiamo fatto mantenendo una posizione equilibrata, condannando gli attacchi terroristici di Hamas e sostenendo il diritto di Israele a esistere e a difendersi. Faccio un nuovo appello a Israele perché preservi l’incolumità della popolazione civile“.

Meloni sulla “legge bavaglio”: “Norma frutto del lavoro parlamentare, non è un’iniziativa del governo”

Per la prima volta, in Aula c’erano molti posti vuoti: diversi giornalisti della Fnsi hanno infatti deciso di disertare l’appuntamento in segno di protesta contro la norma che “rischia di far calare il sipario sull’informazione in materia giudiziaria”, ha detto il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, aprendo la conferenza stampa. 

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Dopo essersi scusata per i rinvii – “ma non c’era alcun intendimento di scappare dalle domande dei giornalisti, raramente sono scappata da qualcosa”, ha affermato – Meloni ha cominciato la sua dichiarazione rispondendo proprio alla protesta dei giornalisti: “Ia norma è frutto di un emendamento parlamentare che arriva da un esponente dell’opposizione su cui c’è stato parere favorevole del governo ma non è un’iniziativa del governo”, ha sottolineato, entrando poi nel merito del provvedimento: L’emendamento riporta l’articolo 114 del codice di procedura penale al suo perimetro originario. La riforma Orlando fece un’eccezione consentendo la pubblicazione delle intercettazioni. Qui non si toglie il diritto del giornalista ad informare io non ci vedo un bavaglio a meno che non si dica che la stampa sia stata imbavagliata fino al 2017. A me pare un’iniziativa valida, forse non l’avrei presa, io non l’ho fatto, ma mi pare una norma di equilibrio tra il diritto di informare ed il diritto alla difesa del cittadino”.

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