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L’industria italiana rilancia sull’idrogeno. A Torino la prima Conferenza nazionale per la decarbonizzazione

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La strategia sull’uso dell’idrogeno per accelerare la decarbonizzazione non avanza secondo le tempistiche previste. L’Europa che vuole liberare in primis il trasporto su gomma dai carburanti inquinanti, tiene sotto osservazione le iniziative e i progetti che prendono piede nei singoli paesi. Diciamo subito che c’è poco da indugiare perché la posta in palio è di 40 miliardi di euro per tutta la filiera entro il 2030. La prima Conferenza Nazionale dell’Idrogeno e degli eFuel italiana in programma a Torino il 14 giugno rientra sicuramente nell’orizzonte di osservazione della Commissione Eu. L’appuntamento nella sede dell’Unione industriali serve a dare una spinta al rafforzamento delle strutture necessarie a sostenere il piano europeo. I governi hanno in mano un programma ambizioso con decine di interrelazioni con altri programmi sulla sostenibilità. Il passo lento non è condiviso, giacché la Commissione ha strutturato il suo piano con due scadenze al 2024 e al 2030. Entro il 2024 i paesi dovrebbero produrre complessivamente oltre 1 milione di tonnellate di idrogeno verde con un parco di elettrolizzatori da 6 GW. Gli elettrolizzatori sul mercato scarseggiano, per cui nella prima fase le industrie europee dovrebbero produrne in quantità sufficiente a soddisfare i 6 GW di cui sopra. Entro il 2030, poi i 40 miliardi di euro sono la base per altre centinaia a carico di privati o istituzioni pubbliche.

La partita dell’Idrogeno e le tecnologie

L’industria si prepara a giocare una partita molto sfidante sia sul fronte degli elettrolizzatori completi che sulla componentistica. “Tra il 2025 e il 2030 l’idrogeno verde dovrebbe ridiventare una parte sostanziale del sistema energetico europeo” si legge nel Piano. Entro la fine del decennio bisogna arrivare ad un minimo di 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile per stare al passo della transizione green. La creazione di Hydrogen Valley finanziate in Italia dal PNRR, sono un’opportunità da cogliere con rapidità. Sono utili non solo per i mezzi di trasporto ma anche per le industrie che sfrutteranno energia elettrica a costi decrescenti. Quanto ai progetti per far transitare idrogeno nelle infrastrutture a gas, i costi hanno raggiunto cifre nell’ordine di 340 miliardi di euro. Anche in questo caso per l’Italia una parte potrebbe arrivare dal PNRR, a meno che il Piano non venga rimodulato dal governo Meloni anche in questo settore.

“Fare sistema”

A Torino tra i temi in discussione ci sarà la creazione di una rete infrastrutturale per il trasporto e la distribuzione dell’H20 verde. Come riportato nel Nex Génération Mobility c’è bisogno di avere a disposizione tecnologie nuove per i combustibili a zero emissioni: carbon free e carbon neutral. Ma se davvero si vuole uscire dal carbone usato nell’industria pesante «come la siderurgia o la chimica dei fertilizzanti e tutti i processi ad elevato assorbimento termico» bisogna muoversi. Il mix di energia di cui abbiamo bisogno in Italia per i prossimi anni non esclude nessun vettore. Al punto in siamo la soluzione più complessa ma anche più conveniente è un approccio sistemico per non rincorrere iniziative frammentate oltre che costose per tutti: aziende, centri di ricerca, enti pubblici finanziatori. Per produrre l’idrogeno che servirà non ci possono essere limiti nell’uso delle tecnologie. Come l’Italia di 70 anni nei laboratori e nelle sedi operative imparammo a raffinare petrolio, distribuire gas in rete, la chimica di base, oggi si può lavorare sulla decomposizione termica da varie fonti, alla purificazione del syngas da scarti e rifiuti, alla cattura della CO2. Con più fiducia il Belpaese può superare ogni ritardo e senza scomodare la memoria di Enrico Mattei.

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Categories: Economia e Imprese