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Krieger: “Con le promesse di Lega e M5S l’Italia allarma l’Europa”

FIRSTonline

Su una cosa Luigi Di Maio ha certamente ragione: il governo nascente, targato Lega-M5s, potrebbe determinare una vera e propria svolta politica per l’Italia. Non solo interna, ma anche estera. Mentre i leader politici dei due partiti sono impegnati nella scelta del Premier e nella divisione delle poltrone che più contano, il contratto di governo tra le due fazioni politiche sta già destando scalpore e timori in tutta Europa.

Molti i punti caldi e altrettante le promesse del programma che, se sottoposte ad un’analisi critica, appaiono non solo difficili da mantenere ma costosissime, con il rischio di far deragliare l’Italia e i suoi conti pubblici: dalla revisione del debito con la Bce all’abolizione delle sanzioni nei confronti della Russia, passando ovviamente per i due capisaldi che contraddistinguono la politica interna e che hanno consentito a Lega e Cinque Stelle di vincere le elezioni e cioè la flat tax da un lato e il reddito di cittadinanza dall’altro.

Sembra importante, in questo contesto, capire non solo come gli italiani stanno vivendo questa tormentata fase politica, ma anche come essa viene viene percepita fuori dai nostri confini. In questa intervista a FIRSTonline, Regina Krieger, corrispondente in Italia di Handelsblatt, principale giornale economico tedesco, ci racconta le opinioni sul nuovo Governo diffuse in Germania e spiega quali siano le preoccupazioni che l’Europa nutre nei confronti del corso politico che sta per nascere nel nostro Paese.

L’Italia vive giorni di grande tensione politica con la (probabile) nascita del governo Lega-M5S che annuncia di voler cambiare radicalmente gli indirizzi politici del recente passato: qual è il suo giudizio e che cosa la colpisce di più di questa fase del nostro Paese?

“Noi corrispondenti stranieri lavoriamo senza sosta in questi giorni per cercare di far capire bene all’estero ciò che sta accadendo. La nuova realtà italiana è molto difficile da spiegare perché occorre veicolare quella che rappresenta una vera e propria svolta nella politica interna ed estera del Paese. Non è facile descrivere nemmeno i motivi per i quali la formazione di un nuovo governo si stia trascinando così a lungo.

Di questa fase mi colpiscono in particolare due cose: l’impatto politico che sta avendo e che potrebbe avere nel prossimo futuro e le preoccupazioni  sulle scelte economiche che l’Esecutivo nascente fa sorgere in tutta Europa”.

I leader del M5S e della Lega fanno spesso riferimento al modello tedesco parlando del contratto di governo. La via seguita dall’Italia nella preparazione del nuovo Esecutivo è realmente simile a quella adottata in Germania per la nascita della Grande coalizione?

“È un paragone sbagliato. In primis perché in Germania i governi di coalizione rappresentano una tradizione esistente già da moltissimi anni. Oggi siamo alla quarta Grosse Koalition formata dai socialdemocratici e dalla Cdu/Csu della cancelliera, Angela Merkel. Anche a livello regionale ci sono tante coalizioni. A determinare questa caratteristica è il nostro sistema elettorale, da sempre un mix di maggioritario e proporzionale.

È diverso soprattutto il tipo di lavoro che c’è alla base del nuovo governo tedesco e del contratto che ha portato alla sua nascita. Anche i nostri rappresentati politici questa volta hanno impiegato tantissimo tempo per mettersi d’accordo, ci hanno messo sei mesi, è quasi un record, ma alla fine hanno prodotto un testo di 178 pagine. Io l’ho letto per intero: è molto chiaro, dettagliato, preciso su ogni punto e su ogni misura. Le pagine scritte da Lega e M5s sembrano tutt’altro. Anche per questo, a mio parere, il confronto Italia-Germania è improprio”.

Rimanendo sul contratto, nel programma Lega-M5S non mancano gli accenni critici all’Europa con la richiesta di revisione dei Trattati e la proposta alla Bce di non computare per tutti i Paesi (ma di fatto vale per quelli più indebitati) i titoli di Stato detenuti alla fine del Quantitative easing: che ne pensa e che reazioni suscitano in Germania queste novità? Ritiene che possa riemergere la tentazione di porre un tetto alla quantità di titoli di Stato detenuti dalle banche italiane?

“Il danno in questi giorni è stato fatto, soprattutto all’immagine dell’Italia all’estero, non c’è nessun dubbio. La reazione a queste proposte in Germania, soprattutto quella degli economisti, è stata forte. La bozza del contratto emersa all’inizio della settimana, nonostante successivamente sia stata smorzata e attenuata nelle richieste da presentare all’Unione Europea, a Berlino è stata accolta come una vera e propria ‘bomba’.

La discussione sulla possibilità di mettere un tetto alla quantità di titoli in pancia alle banche secondo me arriverà a breve anche perché la visione comune dall’estero è che l’Italia stia facendo dei passi indietro rispetto ai progressi realizzati negli ultimi anni. Il Paese fino a poche settimane fa veniva osservato con un occhio molto benevolo dalla Germania, veniva lodato il percorso fatto. La crescita raggiunta, anche se contenuta, veniva giudicata positivamente. Parlando in parole povere l’Immagine che l’Italia era riuscita a conquistarsi era molto buona. Adesso si rischia di tornare ai vecchi stereotipi e questa è una cosa che personalmente mi dispiace parecchio.

Le proposte che Lega e Movimento 5 Stelle promettono di portare a Bruxelles non sono assolutamente in linea con l’Europa e con le sue regole e dunque non danneggiano solo i rapporti italo-tedeschi, ma fanno male in primis a un’Unione Europea che, in un momento così delicato, caratterizzato dalla guerra dei dazi con gli Stati Uniti, dovrebbe invece parlare con una sola voce”.

In Germania è quindi tornata la preoccupazione per ciò che succede in Italia?

Si, quello che sta accadendo desta preoccupazione, è inevitabile. L’Italia è un Paese sovrano e come tale prende le sue decisioni, ma in Germania i timori sul futuro ci sono, anche perché ciò che accade a Roma coinvolge tutti. Ovviamente non siamo più nel novembre del 2011, quando l’Italia era sull’orlo del default, ma negli ultimi giorni le prime reazioni dei mercati si sono già viste, basta guardare il rialzo dello spread.

A questo punto bisogna aspettare di vedere quale sarà il comportamento degli investitori. Ovviamente bisogna accettare il voto uscito dalle urne, ma questo dietrofront arriva nel momento meno opportuno perché l’Italia stava andando bene: l’export stava migliorando, gli investitori sono tornati in Italia, c’era un clima di fiducia nei confronti del Paese e queste politiche potrebbero vanificare tutto.

Più in generale qual è il suo giudizio sulle proposte politico-economiche, anche sulla politica interna e non solo estera, del nascente governo italiano?

“Della proposta alla Banca Centrale Europea sui titoli di Stato abbiamo già parlato: è inattuabile e non è conforme ai regolamenti Ue. Parlando invece della politica interna, il vero problema è che ci sono due forze politiche che hanno fatto promesse ai propri elettori e adesso devono cercare di mantenerle. A mio parere però reddito di cittadinanza, flat tax, ecc. sono proposte non finanziabili, manca uno sguardo realistico verso il Paese.

I miei dubbi coinvolgono non solo il programma ma anche i protagonisti di questa fase che purtroppo mi sembrano dei veri dilettanti della politica. Osservando la loro formazione, ascoltando le loro parole e la loro deriva populista non possono che sorgere degli interrogativi forti. La preoccupazione cresce poi se si pensa che in autunno ci sarà da fare la legge di Stabilità. Come faranno ad evitare l’aumento dell’Iva, ad ignorare le richieste di Bruxelles? Sono molte le domande e soprattutto i problemi che l’Italia dovrà affrontare”.

Un punto cruciale è anche la nuova collocazione internazionale dell’Italia che, pur ribadendo la fedeltà alle tradizionali alleanze e alla Nato, chiede l’abolizione delle sanzioni anti-Putin e indica nella Russia un nuovo “partner strategico” in Paesi caldi come la Siria: che cosa dirà la Germania di questi nuovi orientamenti italiani di politica estera?

“La parte del programma sul rispetto delle alleanze e sulla fedeltà alla Nato è importante e un po’ rassicura. Per quanto riguarda invece l’abolizione delle sanzioni contro la Russia non è una novità che l’Italia voglia revocarle, se n’è già parlato in passato soprattutto in relazione al bisogno di assicurare risorse energetiche al Paese. Anche in Germania ci sono forze politiche che vedrebbero bene un riavvicinamento con la Russia, però ci sono dei patti europei che tutti devono rispettare, Italia compresa”.

Che riflessioni suscitano a Berlino la nascita del primo governo “populista” d’Europa e gli orientamenti anti-Ue dei Paesi del patto di Visegrad nell’Est europeo? La Germania risponderà confermando la propria politica estera ed europea o comincerà a pensare che ci sia qualcosa da rivedere rispetto al recente passato per non alimentare nuove spinte populiste e centrifughe?

“Il problema è che l’Europa al momento si mostra abbastanza debole. È sotto gli occhi di tutti che Macron non è ancora riuscito ad imprimere quel ‘nuovo corso’ di cui si è tanto parlato e anche la Cancelliera Merkel non sembra troppo convinta di queste proposte, nonostante inizialmente venissero salutate con entusiasmo. L’Europa al momento sembra abbastanza fragile e se a questo si aggiunge che l’Italia, che è la terza economia dell’Eurozona, fondamentale per il futuro della Ue, oggi sembra intenzionata a fare dietrofront su molte regole, diventa ancora più difficile tenere sotto controllo i Paesi di Visegrad. Rappresenta un ulteriore aspetto di indebolimento, sempre che ovviamente il nuovo Esecutivo voglia davvero mantenere le sue promesse”.

A proposito del ‘nuovo corso’, sembra appannarsi la centralità della Germania in Europa e nel mondo: l’asse delle riforme immaginato da Merkel e Macron non pare fare passi avanti, le forze centrifughe si moltiplicano nel Vecchio continente e i rapporti tra l’Europa, e soprattutto la Germania, e gli Stati Uniti di Trump sono al minimo storico: come vivono i tedeschi questa turbolenta stagione internazionale?”

“Anche in questo frangente i timori sono tanti perché si sente nell’aria che i tempi d’oro stanno tramontando, che il clima economico in Germania, ma in generale in tutta Europa, potrebbe di nuovo peggiorare. Bisogna ammettere che la locomotiva tedesca ha cominciato a frenare e in più Berlino è molto esposta alle esportazioni, come l’Italia.

Parlando dei rapporti tra Vecchio Continente e Stati Uniti, l’Europa appare sempre più spaccata. Anche per questo motivo c’è bisogno di un’Italia forte nel contesto internazionale. Facendo un esempio, nelle ultime settimane sull’Iran e sulla Siria, è mancata totalmente la voce italiana e questo non è un bene per nessuno. È il trio Italia – Francia – Germania che deve guidare l’Unione in un momento così sensibile perché senza l’Italia l’Europa è più debole”.

L’Italia può rimanere indietro rispetto agli altri Paesi con la nuova svolta politica?

“Non vedo questi politici come statisti nel palcoscenico internazionale, quindi sì, può rimanere indietro ed è un peccato perché l’Italia c’è sempre stata e con i segnali di miglioramento economico dati in questi anni si stava conquistando un ruolo importante nel Vecchio continente. Germania e Italia hanno sempre avuto un interscambio molto attivo, non solo politico, basti pensare all’industria manifatturiera. Tutto ciò purtroppo rischia di venire meno”.

 

 

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