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Salone del Mobile, Maria Porro: “Cina e India grandi opportunità per le nostre imprese. Ma è necessario fare sistema”

Imagoeconomica

La Design Week di Milano, in programma dal 16 al 21 aprile, sarà il palcoscenico per progettisti, acquirenti, giornalisti e per una platea internazionale di esperti dell’abitare. Le tendenze globali presentate durante l’evento influenzeranno le strategie di progettazione, costruzione, real estate e vendita. Per questo è diventato fondamentale per i vertici dei Saloni e della FederlegnoArredo, proprietaria dei Saloni, mantenere e migliorare i contatti con questo pubblico internazionale. Una delle iniziative chiave a tal fine è il road show organizzato, a partire dalla fine del 2023, per raccontare in molte tappe internazionali, anticipandoli, i programmi e gli obiettivi della 62esima edizione. Ma non soltanto questi perché era ed è necessario, anzi, vitale, trasmettere i nuovi contenuti e le nuove iniziative del profondo e totale cambiamento del software e dell’hardware, innestato a partire dal 2023 nella formula espositiva del Salone.

Italian Design Day, in 100 paesi

Inoltre, il 14 marzo, in oltre 100 Paesi nel mondo, si è svolta l’ottava edizione dell’Italian Design Day – che ha conciso con alcune tappe del road show del Salone del Mobile – organizzata dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dal ministero della Cultura in collaborazione con la Fondazione Compasso d’Oro, l’Associazione per il Disegno Industriale, la Triennale di Milano, il Salone del Mobile.Milano, FederlegnoArredo e l’Agenzia Ice, per promuovere all’estero il sistema del progetto e del design italiano. Nel corso delle passate edizioni, l’Italian Design Day ha visto la realizzazione di circa 1.370 eventi con il coinvolgimento di oltre 580 tra designer, architetti, imprenditori e giornalisti che hanno promosso l’innovazione, l’industria e il “saper fare” italiani, confrontandosi con la comunità creativa, accademica e di business dei Paesi ospiti.

Forte indice di attrattività

“Quanto al road show del Salone di quest’anno è stato organizzato – sottolinea un portavoce del Salone -per condividere con tutta la community globale del design le prime informazioni sulla 62ª edizione, il percorso di evoluzione intrapreso ma anche per ragionare insieme sul futuro del progetto e promuovere verso architetti, interior designer e giornalisti la Manifestazione quale destinazione imprescindibile per chi si occupa di arredo e architettura. Dopo la Red Night a Shanghai, siamo stati a Parigi, Londra, Berlino, Copenaghen, Madrid, capitali di mercati in cui volevamo sia consolidare quel forte indice di attrattività conquistato negli anni sia rafforzare nuovi sistemi di relazione, in particolare con i Paesi del Nord Europa. Poi è stata la volta degli Stati Uniti con Miami, Dallas, New York e Chicago, mercati davvero interessanti per il settore. Marva Griffin è stata anche a Toronto e, grazie all’Italian Design Days, in Sud Africa (Johannesburg, Pretoria, Cape Town). Grazie all’Italian Design Day, Maria Porro è stata in India, a Osaka in Giappone e a Seul in Corea: tutte preziose occasioni per creare connessioni, promuovere lo scambio di idee e ispirazioni, cercando di arrivare più possibile sia agli addetti ai lavori sia alla stampa per prepararli alle sorprese di questa edizione”.

FIRSTonline ha chiesto a Maria Porro, presidente del Salone Internazionale del Mobile, qual è stata l’accoglienza da parte degli stakholders internazionali del design italiano, tutte personalità di altissimo livello, universitario, industriale, professionale e dell’informazione. Per i quali il dialogo-incontro con i massimi rappresentanti del made in Italy del design era ogni volta un attesissimo evento. “È andata molto bene. Quasi una sorpresa per l’entusiasmo, per l’interesse raccolti ovunque, anche nei Paesi più lontani come la Cina”, ha spiegato Porro.

Ecco, appunto, la Cina, prima del Covid c’era stata un’atmosfera di entusiasmo per i nostri prodotti.

“La Cina è una grande opportunità per le nostre imprese; abbiamo riscontrato tanta attesa per il Salone nonostante noi manchiamo da quattro anni e l’economia non ha ancora raggiunto i livelli pre-Covid. Siamo andati soltanto nelle città di prima fascia, le più popolose, incontrando molti giornalisti e progettisti. E pur nelle difficoltà dovute a distanze molto grandi abbiamo riscontrato uno straordinario fermento, una voglia d’Italia e un notevole conoscenza dei nostri prodotti. Sono inoltre interlocutori di alto livello culturale come abbiamo riscontrato alla esposizione dell’Arte di Shangai”.

Come hanno giudicato la nuova formula del Salone e la forte joint tra design e arte?

“Molto bene perché questa osmosi tra le diverse discipline che da noi è sempre esistita e coltivata, è ben presente anche in Cina, con una particolare curatela del patrimonio culturale, delle arti e del design anche nelle residenze private”.

La Cina rappresenta la punta avanzata di questa tendenza in Asia?

“No, non solo, c’è la Corea e c’è il Giappone da tempo, e ora anche in India abbiamo verificato il grande favore che ha accolto l’idea di coniugare il progetto a 360 gradi del Salone del Mobile. È un Paese giovane, in ascesa, ha già superato come popolazione la Cina e anche qui abbiamo riscontrato una grande preparazione sul made in Italy”.

Peccato che le nostre Pmi aprano a raffica show room, andando in ordine sparso, singolarmente…

“L’India e in generale queste gigantesche aree richiedono un approccio diverso, occorre cioè fare sistema perché si tratta di mercati molto complessi, dove è difficile operare e resistere come singoli brand. La funzione primaria del Salone è proprio questa, offrire una piattaforma per prepararsi al meglio al futuro sviluppo di questi mercati. Al Salone, infatti, c’è il meglio delle nuove frontiere, delle tendenze e delle avanguardie”.

La grande sterzata che dall’anno scorso con Euroluce è stata data al modello espositivo e ai percorsi propone molti temi culturali, ben più di prima, solo per citare le tre mega installazioni, quella del celebre regista dell’inconscio David Lynch, l’immersiva “Under the Surface”, del Salone del bagno e la scenografia plurisensoriale di Eurocucina. Nello specifico cosa ne pensano gli operatori, avete notate qualche perplessità? Qualche brianzolo, qualche grande nome del design italiano si è lamentato anche perché gli spazi si sono ristretti.

“Non coloro che abbiamo incontrato che anzi riconoscono il valore delle iniziative che quest’anno vedono interventi di tale rilievo. E hanno particolarmente apprezzato la Grande Libreria. Dobbiamo essere molto orgogliosi di ciò che stiamo facendo, di come il nostro settore racconta e interpreta la ricerca, l’arte e l’attitudine all’uso perché tutto questo a che fare con la vita, il modo di vivere e di abitare”.

Siete tornati in Nord America dove i rapporti con le istituzioni della cultura e degli operatori sono ormai consolidate; che cosa mantiene il nostro export a livelli sempre in crescita?

“La nostra peculiarità. Il fatto cioè che siamo aziende realmente manufatturiere, e per loro questa è la garanzia fondamentale, per le materie prime, il modo di lavorarle e solo noi garantiamo una manifattura di grande pregio. E poi siamo i fornitori ideali perché da sempre le nostre aziende vantano una eccellente flessibilità”.

Il presidente Biden ha assegnato ad alcune città americane elevatissime risorse per sviluppare ricerche e industrie nelle tecnologie più avanzate. Avete visitato qualche città al di fuori delle tradizionali tappe come New York e San Francisco?

“Sì, per esempio in Texas dove Dallas è una delle destinazioni dei fondi di Biden c’è un immenso sviluppo immobiliare e lo stesso abbiamo riscontrato a Las Vegas”.

Torniamo in Europa, la pesante crisi dei consumi inciderà sugli arrivi e sulla domanda?

“Abbiamo ricevuto come sempre un grande entusiasmo, l’Europa rimane del resto l’area con una estesa capacità d’acquisto e quella che ha i maggiori indici di import e gradimento dei nostri prodotti. Con la Francia in primissima linea…”.

L’evento forse più rilevante di questa edizione è l’aver spostato Eurocucina ai primi padiglioni, integrando l’area FTK, quella degli elettrodomestici builtin, con i padiglioni dei mobili in un percorso nuovissimo. È stato difficile?

Eurocucina in realtà è sempre stata un Salone diverso sia per il tipo di visitatori, operatori che per i contenuti e ottiene ogni volta un grande successo che alza nettamente il totale dei visitatori. Nell’integrare le due aree abbiamo voluto sottolineare e valorizzare la centralità della cottura e del food, anche creando speciali iniziative con grandi chef”.

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