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Juncker rilancia l’Unione: “L’economia col vento in poppa aiuta l’integrazione”

“Dieci anni dopo che la crisi ha colpito, l’economia europea ha il vento in poppa: siamo al quinto anno consecutivo di crescita economica e adesso la crescita della zona euro è del +2,2%, vicina a quella degli Stati Uniti“: con queste parole di grande fiducia, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha aperto il suo annuale discorso sullo stato dell’Unione, davanti alla plenaria del Parlamento europeo. “Un anno fa non eravamo in un buono stato ma l’Unione europea ha mostrato che possiamo dare risultati e il vento è di nuovo nelle nostre vele”, ha detto Juncker. 

ECONOMIA – “Abbiamo una finestra di opportunità ma non durerà per sempre – ha aggiunto -, dobbiamo usare questo tempo per finire quanto iniziato a Bratislava e completare la nostra agenda positiva. L’economia riprende in ogni Paese e si estende. Sono stati creati 8 milioni di nuovi posti di lavoro e 230 milioni di europei lavorano, più di quanti fossero prima della crisi”, ha detto ancora il presidente dell’esecutivo europeo. “Ora è il momento di costruire una Unione europea più integrata con l’occhio al 2025”, le cui parole chiave saranno – secondo gli obiettivi fissati dall’Ue – speranza e rinnovamento. Sul tema del lavoro, Juncker ha messo sul piatto la proposta di un’autorità di supervisione per la mobilità del mercato del lavoro. Le tre priorità sono libertà, pari opportunità e Stato di diritto.

ACCORDI COMMERCIALI – Juncker è poi intervenuto sul tema degli accordi commerciali: “L’Unione europea ha le porte aperte al commercio ma ci deve essere reciprocità”, ha il presidente della Commissione Ue, ricordando che il commercio è anche “esportazione delle politiche sociali e che, sul piano pratico, ogni miliardo di euro di esportazioni in più equivale a 14mila posti di lavoro in più”. Tuttavia, “non siamo difensori ingenui del libero commercio”, ha detto Juncker durante il discorso sullo Stato dell’Unione proponendo un “esame delle proposte di investimenti stranieri nei settori strategici, portando ad esempio i casi di acquisti di un porto strategico, di una società energetica o di una delle società strategiche per la difesa, che possono essere fatti solo con un dibattito trasparente”.

SUPER MINISTRO – Un altro tema importante, che Juncker aveva anticipato mettendo nero su bianco una road map, riguarda la riforma dell’Emu, l’Unione economica e monetaria. La Commissione proporrà di trasformare il Meccanismo Europeo di Stabilità in un vero e proprio Fondo Monetario Europeo, di creare un bilancio della zona euro e di sviluppare gli eurobond, anche se “senza la mutualizzazione del debito”. Sul fronte dell’Unione Bancaria, l’obiettivo è di mettere in pratica il Sistema europeo di assicurazione dei depositi. Entro il 2025, poi, Juncker vorrebbe veder nascere la figura di un ministro europeo per l’Economia e la Finanza. 

MIGRANTI – “Europa resterà continente della solidarietà, non siamo una fortezza. Per questo sono addolorato che alcuni leader non dimostrino solidarietà. Detto questo, le persone che non hanno diritto di arrivare in Europa, devono far ritorno nei loro Paesi di origine”. Juncker ha anche confermato il massimo apprezzamento per il ruolo svolto dall’Italia: “Sono a stretto contatto col premier Paolo Gentiloni, l’Italia sta salvando l’onore dell’Europa”, ha detto il presidente della commissione Ue, ribadendo un concetto già espresso alcuni mesi fa. “L’immigrazione irregolare si fermerà soltanto quando i migranti avranno un’altra scelta – ha concluso Juncker – che non quella di intraprendere un viaggio pericoloso. Ma solo il 35% dei migranti è irregolare”.

ADESIONI – “La Turchia non entrerà nell’Europa, almeno a breve termine. I giornalisti devono far parte di un dibattito, non devono finire in prigione. Non parlo solo dei nostri, ma anche di quelli locali. Da Ankara la smettano di chiamare i nostri leader nazisti e fascisti. Siamo un continente di democrazie mature”. Juncker ha così chiuso per ora le porte alla Turchia, tendendo però la mano per il futuro “al grande popolo della Turchia”. Per quanto riguarda nuove adesioni, il presidente della commissione ha dato per scontato che alla fine del suo mandato i Paesi membri saranno più di 27 e sarà più numerosa anche l’eurozona: “Croazia, Romania e Bulgaria sono pronte per adottare l’euro”.

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