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Fassina, la presunzione del “giovane turco” del Pd: sbagliano tutti, tranne me

La Banca d’Italia? Sbaglia le previsioni. La Commissione europea? Sbaglia anch’essa. L’Ocse e il Fondo Monetario? Sbagliano pure loro. Ma chi è che bacchetta con tanta sicumera tutti i più grandi centri di ricerca e di previsione economica del mondo? Abbiamo forse trovato un nuovo Einstein? No, niente paura, il profeta viene da Nettuno, un borgo sul litorale laziale raggiungibile dopo un’ora di auto se la sciagurata Pontina non vi riserva sorprese. stiamo parlando di Stefano Fassina, il responsabile economico del Pd che avrà anche lavorato al Fondo Monetario ma che nessuno ha mai visto sorridere nemmeno prima che Monti decidesse di ricorrere all’austerità per salvare l’Italia dalla bancarotta.

Fassina ha ragione di sostenere che l’austerità non può essere a senso unico e che senza crescita non si esce dalla crisi. Dimentica però due cose essenziali:

1) per sostenere la crescita, oltre a perseguire una strategia economica europea basata sulla golden rule e sugli eurobond, non sarebbe anche il caso di tagliare drasticamente le tasse sulle imprese e sul lavoro compensandole con un corrispettivo taglio della spesa pubblica improduttiva? Gli effetti sulla crescita sarebbero più ravvicinati. Ma Fassina se la sentirebbe di indicare quali spese tagliare, anche a costo di deludere la Cgil e una parte del suo elettorato?

2) E’ giusto correggere e integrare la politica di austerità con una politica di sviluppo ma la seconda non può cancellare del tutto la prima perché i mercati finanziari e le istituzioni internazionali ci punirebbero subito senza pietà. Fassina, che appartiene alla corrente dei giovani turchi del Pd – denominazione quanto mai insidiosa solo che si sappia e si ricordi che, nella storia della Turchia, i giovani capi turchi furono quelli che abolirono la lingua araba nel Paese e soprattutto avallarono l’infame eccidio degli armeni -, si è mai chiesto che cosa sarebbe successo all’Italia se Monti non avesse adottato la politica di austerità fin dal suo primo giorno a Palazzo Chigi?

Essendo così bravo nell’usare la matita rossa e blu e nel dispensare voti anche alle istituzioni più autorevoli, sarebbe interessante sapere come Fassina avrebbe evitato nel novembre dell’anno scorso il default dell’Italia se si fosse trovato al posto di Monti. Insomma, caro Fassina, se non le riesce di sorridere, provi almeno ad attenuare la sua presunzione e qualche volta si ricordi che il mondo non finisce a Nettuno. E’ triste ma è così.

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