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Eurobond: la Bce li ha già creati anche se si fa finta di niente

Nicola ECCHER

Da giorni le cancellerie delle principali capitali europee stanno litigando sull’opportunità di emettere eurobond, senza accorgersi che nel solo 2020 la BCE ha promesso di comprare 1050 miliardi di euro di titoli europei, che di fatto equivalgono agli eurobond o addirittura da un punto di vista macroeconomico sono più efficaci. Essi, infatti, rispettano un principio di mutualità poiché acquistati da un ente europeo e pagati in valuta europea. Tali titoli sono poi a costo zero poiché la BCE restituisce alle banche centrali nazionali dei rispettivi paesi tutti i profitti realizzati su questi bond: interessi e guadagni in conto capitale. Gli acquisti della BCE, infine, permettono agli Stati membri di aumentare l’offerta di titoli pubblici e ne riducono gli spread, poiché aumentano la domanda di tali obbligazioni. Questo facilità tutti i paesi, ma in particolare quelli più indebitati, a mettere in atto politiche antirecessive e ad accrescere il loro deficit pubblico a un costo molto più basso e senza particolari pressioni sul mercato.

A fine febbraio la Banca Centrale Europea ha già all’attivo del suo bilancio quasi 2700 miliardi di titoli europei, per oltre l’80% pubblici, che hanno una durata media di sette anni e mezzo. La BCE si è anche impegnata a reinvestire integralmente i titoli in scadenza “per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui il Consiglio direttivo inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento della BCE, e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”. Così la durata effettiva dei titoli in portafoglio della BCE risulta maggiore di quella finanziaria. 

Ricordiamo poi che la ripartizione tra le giurisdizioni dell’area dell’euro degli acquisti di titoli di debito continuerà ad essere condotta in base alle quote di capitale della BCE detenute dalle singole Banche Centrali Nazionali. Tuttavia, il comunicato della BCE di fine marzo specifica che: “gli acquisti nell’ambito del PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) saranno condotti in maniera flessibile, consentendo fluttuazioni nella distribuzione dei flussi di acquisto nel corso del tempo”

Così tenendo conto che la quota di partecipazione al capitale della BCE da parte della Banca d’Italia è del 13,8%, a fine 2019 la BCE deteneva quasi 370 miliardi di euro di titoli italiani a cui se ne aggiungeranno nel corso del 2020 altri 145 miliardi. 

Acquisti netti cumulate della BCE

Pur capendo che la battaglia per l’emissione di Eurobond ha una valenza politica molto importante, perché di fatto permetterebbe di allargare il bilancio comunitario e consentirebbe la creazione di un safe assets europeo, la vera salvezza dell’Europa ancora una volta verrà da Francoforte. A questa, oltre a quanto già fatto, che è indiscutibilmente molto, dobbiamo ancora chiedere un programma di acquisti sostanziosi anche per il 2021, giacché, anche se la crisi sanitaria si risolvesse entro l’anno è difficile che quella economica non si trascini al prossimo. Inoltre, sarebbe auspicabile se la BCE si impegnasse a riacquistare i titoli in scadenza per un orizzonte ancora più lungo, diciamo dieci o venta anni.  In questo caso potremmo di fatto non preoccuparci troppo di una fetta importante del nostro debito e pensare alla crescita economica.         

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  • Mi scusi ma chiedo data la mia ignoranza in materia. Così però lo spread continua ad sserci. Quindi l'Italia si deve indebitare con un tasso maggiore della Germania. Invece con gli Eurobond i tassi di interessa sarebbero gli stessi per tutti. A me sembra una differenza sostanziale.