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Dopo Fiat, anche Pigna lascerà Confindustria

Le Cartiere Pigna fanno sapere che seguiranno la stessa strada di Fiat. Giorgio Jannone, presidente e amministratore delegato dell’azienda, nonché deputato e presidente della Commissione Bicamerale di controllo sugli enti previdenziali, spiega che “Confindustria deve rappresentare tutti gli iscritti, senza assumere posizioni marcatamente politiche e senza porre ultimatum al Governo, senza avallare candidati politici o annunci a pagamento. Poiché mi trovo, unico in Italia, ad essere nel contempo parlamentare di maggioranza e presidente di una grande industria iscritta a Confindustria da oltre un secolo, ritengo che la nostra uscita, dopo quella di Fiat, possa rappresentare un segnale non privo di significato”.

”Pigna – sottolinea ancora Jannone – è tra le aziende che fondarono Confindustria ed è una delle più antiche industrie d’Italia, essendo stata costituita nel 1870. Credo che tutti conoscano il nostro marchio e che anche la Marcegaglia abbia studiato sui nostri quaderni, come buona parte degli italiani. Crediamo di meritare più rispetto e per questo dal 1° gennaio 2012 non parteciperemo più a Confindustria, la cui iscrizione, tra l’altro, rappresenta un onere per tutte le imprese italiane non indifferente, essendo parametrata sul monte salari. Quando si parla di costi e di tagli, forse è bene farlo per primi in casa propria, anche nel mondo delle associazioni”, conclude Jannone.

In campo anche la Lega, che sollecita il ministro dell’Economia a far uscire da Confindustria le imprese statali. “Lo scontro, in punta di fioretto, tra Emma Marcegaglia e Sergio Marchionne, non è limitato, come si potrebbe pensare, solo alle richieste che Fiat ritiene di avere visto respinte in materia di contratti e rappresentanze sindacali”, rilevano il senatore leghista Paolo Franco e il collega deputato Maurizio Fugatti delle commissioni Finanze di Senato e Camera. E spiegano: “esso va oltre, perché riguarda il ruolo stesso di Confindustria come rappresentante delle imprese industriali italiane, nella quale evidentemente Marchionne non si riconosce più. Se è vero che Marchionne lamenta che Confindustria ha ceduto all’industria della politica piuttosto che alla politica industriale – proseguono i due parlamentari della Lega – ora ci aspettiamo che il Ministero dell’Economia chieda alle aziende di Stato di prendere atto di questa situazione e di uscire dalla Confederazione”.

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