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Detrazioni fiscali del 26% per contributi ai partiti politici fino a 30mila euro

I partiti politici non potranno contare più sul finanziamento pubblico eseguito attraverso i rimborsi delle spese elettorali. Questo sistema andrà gradatamente riducendosi, per scomparire completamente nel 2017.

Già dal 2014 subentrano al vecchio sistema due forme di finanziamento, entrambe a disposizione dei cittadini, che potranno destinare il 2 per mille della loro Irpef ai partiti politici; oppure eseguire versamenti volontari in loro favore, ottenendo in cambio il beneficio di una detrazione fiscale del 26%, per le somme comprese tra 30 e 30mila euro all’anno.

La legge approvata ieri alla Camera (è stato convertito in legge il decreto legge 149/13, con numerose modifiche rispetto al testo varato dal Governo Letta) sostituisce la riforma del finanziamento dei partiti introdotta nel 2012, allorché al sistema dei rimborsi elettorali fu affiancato un cofinanziamento dello Stato, proporzionato alle capacità di autofinanziamento dei partiti.

Per essere ammessi alle due nuove forme di finanziamento previste dalla legge approvata ieri, i partiti devono possedere requisiti di trasparenza e democraticità espressamente indicati nella legge, che consente loro di essere iscritti allo speciale Registro dei partiti politici. Oltre all’iscrizione nel Registro, per essere ammessi al sistema di finanziamento del 2 per mille, i partiti devono avere ottenuto almeno un candidato eletto alla Camera, al Senato o al Parlamento europeo.

Per ricevere la contribuzione volontaria dei cittadini e delle imprese, invece, basta che, oltre all’iscrizione nel Registro, abbiano ottenuto un eletto in un consiglio regionale o di una provincia autonoma, o comunque abbiano presentato un certo numero di candidati a queste elezioni.

Per le persone fisiche è stato previsto un tetto di contribuzione possibile, di 100mila euro all’anno per ciascun partito politico, ma il beneficio della detrazione fiscale è limitato solo ai primi 30mila euro (da 30 a 30mila euro): in pratica, la detrazione potrà raggiungere al massimo 7.792,20 euro all’anno per ciascun partito finanziato. Il limite di 100mila euro si riferisce sia alle erogazioni liberali in denaro sia ai contributi in beni e servizi, erogati in qualsiasi modalità. Sono esclusi solamente i lasciti mortis causa.

Anche per le persone giuridiche è stato fissato il tetto di 100mila euro all’anno, ma in questo caso – per come è stata scritta la legge – il tetto sembra essere complessivo e non operare per ciascun partito politico. I criteri per l’applicazione del tetto ai gruppi di società o a società controllate o collegate saranno definiti con successivo Dpcm. Anche alle società è consentita la detrazione dalle imposte sui redditi del 26% del contributo annuale da 30 a 30mila euro. Sono escluse dall’agevolazione le società a partecipazione pubblica e anche le società quotate in borsa, così come le società concessionarie dello Stato o di enti pubblici.

In ogni caso, i tetti si applicano anche in caso di pagamenti eseguiti in adempimento di obbligazioni connesse a fideiussioni o altre forme di garanzie reali o personali, concesse in favore dei partiti politici.

Le erogazioni liberali, inoltre, sono consentite a condizione che il versamento delle somme sia eseguito attraverso banche o uffici postali o altri sistemi di pagamento idonei a garantire la tracciabilità delle operazioni e l’esatta identificazione del suo autore.

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