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Deposito rifiuti radioattivi: si va verso le manifestazioni di interesse da parte di Regioni ed Enti locali

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Manifestazioni di interesse non vincolanti da Regioni ed Enti locali per costruire il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. È questa la prossima mossa che l’Italia si accinge a fare dopo che la Sogin ha completato la Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI). La mappa è stata inviata al Ministero della Transizione Ecologica, che ha responsabilità strategiche in questo settore. Il documento è stato presentato al termine della consultazione pubblica avviata il 5 gennaio scorso e conclusa il 14 .

La consultazione è stata gestita interamente da Sogin ed ha visto centinaia di partecipanti. I soggetti più interessati alla costruzione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e del relativo Parco Tecnologico hanno espresso le proprie posizioni durante tre fasi. La prima è durata sei mesi con oltre 300 osservazioni iniziali (ma alla fine sono state molte di più). Poi è partito un Seminario Nazionale, da settembre a novembre 2021. L’attenzione locale alla mega infrastruttura che dovrà chiudere in sicurezza la storia delle centrali nucleari italiane si è manifestata in Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia ,Basilicata, Sicilia, Sardegna. In realtà, sono le Regioni con meno problemi di allocazione territoriale. L’attenzione di comitati e gruppi di cittadini per quello che si dovrà costruire non è mai calata.

Deposito rifiuti radioattivi: 25 mila pagine di osservazioni

“La proposta di CNAI che Sogin ha trasmesso al Ministero della Transizione Ecologica – spiega la Società pubblica – è stata predisposta sulla base delle oltre 600 tra domande, osservazioni e proposte, per un totale di oltre 25.000 pagine”. Un voluminoso dossier di atti, documenti, studi, relazioni tecniche e cartografie presentate nel corso di un anno. Il Ministero della Transizione Ecologica deve, però, ricevere il parere tecnico dell’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (ISIN). Solo dopo quest’altro assenso la Carta potrà essere approvata con un decreto condiviso con il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità.

Siamo davvero in dirittura d’arrivo? Non è detto. La vicenda del Deposito in questi mesi si è sovrapposta al dibattito sul nucleare di nuova generazione. In Europa – a parte la Francia che il Deposito lo ha creato in una zona inizialmente ostile – la conservazione dei residui non è sottaciuta dalla politica. La direttiva Ue in merito prevedeva la conclusione dell’iter, addirittura, per il 2015. Ma gli anni successivi a quella data sono stati i più aspri tra i governi succeduti e le opposizioni locali. Il 2025 è oggi, invece, il nuovo termine da rispettare per scegliere una delle 67 aree italiane potenzialmente idonee.

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