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Decreto sviluppo, le “direttive” della Lega al governo

Decreto sviluppo, la Lega dice la sua facendo pressing sul governo attraverso una serie di disegni di legge che sta presentando proprio in vista del provvedimento allo studio dell’esecutivo. Obiettivo: farvi introdurre le proposte del Carroccio. Quasi delle precise “direttive”.

In questi giorni c’e’ un particolare fervore legislativo da parte della Lega. Proprio ieri e’ stata presentata alla camera una proposta che prevede che l’Iva sia totalmente detraibile per l’acquisto della prima casa per gli under 40 con contratto atipico: Spiega Marco Reguzzoni, capogruppo e primo firmatario della proposta: “l’ Iva sull’acquisto e sulla ristrutturazione dell’abitazione principale sarebbe detraibile al 100% per i giovani sotto i 40 anni con contratto di lavoro atipico. Abbiamo previsto anche sgravi fiscali per i datori di lavoro che convertono un contratto a tempo determinato in uno a tempo indeterminato, e la riduzione di due punti delle aliquote Irpef per gli universitari-lavoratori”.

Ma gia’ un paio di giorni prima il Carroccio aveva presentato un altro progetto di legge per introdurre sgravi fiscali e part-time per le donne lavoratrici. Con l’occhio sempre rivolto al decreto sviluppo. Aveva infatti chiarito lo stesso Reguzzoni: “È una delle nostre proposte presentate al Governo in vista del decreto sviluppo. Chiediamo di incentivare lo strumento del part-time con misure dedicate a quei genitori che non possono svolgere un’attività lavorativa a tempo pieno, a causa della necessità di seguire uno o più figli”.

A dare il via era stata, la settimana scorsa, la presidente della commissione Attivita’ Produttive di Montecitorio, Manuela Dal Lago. In aula aveva invitato il governo a pensare di piu’ alle piccole e medie imprese, e aveva tracciato anche il solco da seguire: grande deregulation, un freno alla burocrazia, lasciare libertà alle imprese, permettendo loro di potere utilizzare l’autocertificazione e che ci siano pagamenti in tempi certi e, quindi, applicare quanto prima la direttiva europea sui ritardi di pagamento e non permettere che imprese pubbliche paghino le piccole imprese anche con due anni di ritardo dal momento in cui hanno consegnato i lavori.

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