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Coronavirus, la solidarietà di Intesa, Ubi e Terna

Imagoeconomica

Si moltiplicano le iniziative di solidarietà delle grandi aziende italiane per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Ancora una volta in prima linea è Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana, che per prima ha dato l’esempio lanciando una maxi donazione da 100 milioni di euro per sostenere il sistema sanitario, messo a dura prova dalla velocissima diffusione del Covid-19. Ebbene, la banca guidata da Carlo Messina ha comunicato che proprio oggi sono già stati erogati 80 dei 100 milioni messi a disposizione del Commissario Straordinario Domenico Arcuri e della Protezione Civile. Insomma quasi tutta la cifra sta già finanziando una serie di interventi concreti in tutto il territorio nazionale (soprattutto al Nord, il più colpito, ma non solo).

In particolare, 53,5 milioni di euro sono stati destinati all’acquisto di apparecchiature mediche e di altro materiale medicale richiesto dal Commissario Straordinario in accordo con la Protezione Civile: ventilatori, caschi, respiratori, mascherine, guanti, tute. I restanti 26,5 milioni di euro sono stati destinati a strutture sanitarie individuate dalla Protezione civile sulla base dei fabbisogni dell’emergenza distribuiti sul territorio, sia a copertura di lavori e acquisti già finalizzati dagli ospedali, sia per l’assegnazione di apparecchiature di cura e diagnostiche. Dei 26,5 milioni, il 52% è stato destinato al Nord, il 23% al Centro e il 25% al Sud.

“Nelle prime fasi di questa emergenza straordinaria – ha commentato il CEO di Intesa Sanpaolo Carlo Messina – siamo stati i primi a mettere a disposizione una cifra significativa per contrastare gli effetti dell’epidemia. Abbiamo deciso di donare 100 milioni di euro, mettendoli a disposizione del Commissario Straordinario e della Protezione Civile per rafforzare strutturalmente il Servizio Sanitario Nazionale e, allo stesso tempo, per l’acquisto di apparecchiature e materiali medicali. Siamo molto soddisfatti di come, in un arco temporale molto limitato, una stretta collaborazione, o meglio una vera partnership, sia stata in grado di attivare una serie significativa di interventi e portare concreti benefici sull’intero territorio nazionale. In tempi altrettanto rapidi definiremo nuove e importanti misure. Il nostro intervento, realizzato grazie alla forza di Intesa Sanpaolo e delle persone che ne fanno parte, vuole contribuire alla cura dei malati e vuole essere un segno di apprezzamento per il grande lavoro di chi è in prima linea, medici, infermieri e tutte le categorie che svolgono servizi indispensabili, a cui va il nostro ringraziamento”.

Intanto alla raccolta fondi lanciata da Intesa Sanpaolo ha aderito anche la controllata Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking: le donazioni della società guidata da Tommaso Corcos si aggiungeranno ai già annunciati 100 milioni stanziati dal gruppo. Anche in questo caso i fondi saranno messi a disposizione del Commissario Straordinario Domenico Arcuri e della Protezione Civile. Il primo obiettivo resta quello di contribuire alla realizzazione di 2.500 nuovi posti letto per la terapia intensiva. L’importo residuo della raccolta potrà essere utilizzato per ogni intervento necessario al fine di gestire l’emergenza.

“In questo delicato momento – ha commentato l’Ad Corcos – abbiamo voluto intervenire da subito a supporto dell’iniziativa promossa da Intesa Sanpaolo. Sono certo che la campagna di raccolta fondi “Emergenza Coronavirus: vicini a chi ha più bisogno” potrà contare sul sostegno dei nostri dipendenti, dei nostri consulenti finanziari e dei nostri clienti, tutti insieme per contribuire a questa grande iniziativa.”

Sempre nel mondo bancario ha rinnovato il proprio impegno anche Ubi Banca, peraltro legata territorialmente alle zone più drammaticamente colpite, quelle del bergamasco e del bresciano. Ubi ha lanciato un grande piano che comprende una serie di interventi in grado di erogare aiuti fino a 10 miliardi. Il Cda presieduto da Letizia Moratti ha varato un piano che prevede aiuti fino al valore di 10 miliardi: il programma si chiama “Rilancio Italia” ed rivolto a tutte le categorie di clienti della banca, dalle imprese a cui viene garantita liquidità, fino alle famiglie e alle iniziative del Terzo settore.

Grande gesto anche quello di Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale. In questo caso l’iniziativa è partita addirittura dai dipendenti, in accordo con le organizzazioni sindacali: i lavoratori di Terna hanno così deciso di donare un’ora della propria retribuzione per il potenziamento delle strutture di terapia intensiva del Sistema Sanitario Nazionale e per l’acquisto di dispositivi di protezione personale. Entro il 7 aprile le oltre 4.000 risorse dipendenti di Terna potranno dunque devolvere un’ora di retribuzione per contribuire alla gestione dell’emergenza causata da COVID-19 e l’azienda, che ha prontamente aderito all’iniziativa, parteciperà a sua volta con una donazione pari all’importo raccolto dai suoi lavoratori.

Il gesto di solidarietà dei dipendenti di Terna – a cui si affianca un’analoga iniziativa promossa dai dirigenti del gruppo – è volto a sottolineare la vicinanza a tutti coloro che oggi sono costretti a ricorrere alle cure urgenti dei presidi ospedalieri, ai sanitari e anche a tutti i colleghi che ogni giorno sono impegnati operativamente su tutto il territorio nazionale per garantire, in sicurezza, un servizio pubblico essenziale, la trasmissione e il dispacciamento dell’energia elettrica nel Paese, tutti i giorni per 24 ore al giorno.

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