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Bpm, da Bankitalia disco rosso ad Enzo Chiesa. Nel totonomine spuntano Modiano o Salvatori

Ancora 10 giorni ad alta tensione, con l’obiettivo di far decollare l’aumento di capitale di Bpm. E trovare, probabilmente, un nuovo consigliere delegato Dopo la schiacciante vittoria della lista sponsorizzata dagli Amici, infatti, la stagione delle emergenze in piazza Meda è tutt’altro che finita.

La Banca d’Italia, infatti, richiede, “a presidio della sana e prudente gestione della Bpm”, che “i componenti del nuovo consiglio di gestione siano prescelti tra professionalità esterne, che non abbiano fra l’altro mai ricoperto in Bpm o nelle sue controllate incarichi di amministrazione, direzione o controllo, così da promuovere il definitivo superamento delle passate logiche gestionali”. Questa è l’ultima direttiva impartita da via Nazionale ai vertici dell’istituto milanese contenuta nella lettera indirizzata sabato scorso al presidente, Massimo Ponzellini. Il via libera alla pubblicazione, richiesta dalla Consob, è arrivato direttamente dal nuovo presidente del consiglio di sorveglianza, Filippo Annunziata. Ponzellini aveva espresso “piena fiducia mia personale e della Banca nell’attuale direttore generale”, Enzo Chiesa. Ma l’ultimatum di via Nazionale non lascia scampo. E Filippo Annunziata ne ha preso atto.

Via Nazionale, del resto, aveva chiesto “un passo indietro” ai membri del vecchio cda perché non si ricandidassero nel consiglio di sorveglianza (cosa che ha indotto Giorgio Benvenuto a ritirare la propria candidatura). Ora la stessa richiesta è stata estesa al consiglio di gestione: la discontinuità impone l’allontanamento di uno dei personaggi forti della passata gestione, coinvolto ad esempio nel collocamento al retail del “convertendo” che gli è già costata una condanna in Consob. Chiesa nell’ultimo appuntamento pubblico primna del voto aveva espresso insofferenza verso chi “vuol venire a mettere ordine in casa mia”.

Ma chi prenderà il posto di Chiesa? Già oggi Andrea Bonomi, che dovrebbe essere nominato in settimana presidente del consiglio di gestione, affronterà il tema dell’identikit della nuova gida operativa dell’istituto con la responsabile della Vigilanza Anna Maria Tarantola. In queste settimane si era fatto il nome di Carlo Salvatori e di Pietro Modiano. Quest’ultimo, supportato da Fisac-Cgil, uno dei sindacati che hanno sostenuto la lista degli Amici, potrebbe essere il nome giusto per convincere Banca d’Italia ed il mercato in vista del prossimo aumenot di capitale. Trattasi di vedere se la poltrona di consigliere delegato, al fianco del presidente/azionista Andrea Bonomi, possa attarrre l’attuale presidente di Tassara.

Il tempo, comunque , stringe. Per poter dare il via all’aumento di capitale di Bpm entro il 31 ottobre (data ultima fissata con il consorzio di collocamento capitanato da Mediobanca) sarà infatti necessario definire il prezzo entro metà settimana, in attesa dell’Ok della Consob all’integrazione al prospetto, che deve essere completato con il nuovo statuto.

Non era facile individuare un momento più delicato per il lancio di una ricapitalizzazione di una banca, specie se l’importo, 800 milioni, è superiore alla capitalizzazione del titolo. Ma Bpm può contare su due fattori: il portafoglio di Investindustrial che garantirà un quarto circa dell’operazione sottoscrivendo il probabile inoptato; la stessa precarietà, per paradosso, dell’assetto che si determinerà dopo l’operazione. Gli 800 milioni che

entreranno nelle casse di piazza Meda (meno 100 da versare a Credit Mutuel e altre minoranze prima dell’assorbimento di Banca Legnano e Cassa Alessandria) porteranno il core tier 1 dal 5,7% all’8,3% , comunque al di sotto del 9% richiesto dalle norme sistemiche in discussione a Bruxelles. Resta poi il nodo dei Tremonti bond i cui interessi pesano sul conto economico. Anche per questo il lavoro per i nuovi organi di governo promette di essere delicato e difficile: sul fronte della gestione, in cui va recuperata efficienza e riqualificato il portafoglio degli impieghi squilibrato sull’edilizia (e molte partite a rischio); sul fronte delle strategie, competenza del consiglio di sorveglianza, in vista di possibili alleanze e fusioni più volte tentate, mai riuscite causa l’ostilità degli Amici, che hanno più che mai in mano le redini della banca, a giudicare dai numeri emersi sabato 22 nell’assemblea dei 7 mila soci.

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