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BORSE CHIUSURA 1 MARZO: l’inflazione tedesca spaventa i mercati e Moncler, Stellantis e Pirelli non salvano Piazza Affari

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L’inflazione tedesca sopra le attese e l’apertura debole di Wall Street spengono il buon umore delle borse europee che per tutta la mattina avevano viaggiato in rialzo, festeggiando la ripresa dell’economia cinese e i segnali di miglioramento arrivati dalla produzione manifatturiera dell’Eurozona. 

Chiusura in rosso per le Borse europee

Nel pomeriggio però l’euforia lascia spazio al timore e i listini continentali rallentano, chiudendo la seduta sottotono. Si salva solo Londra (+0,44%), mentre Parigi, Francoforte e Amsterdam cedono mezzo punto percentuale. A Piazza Affari non bastano gli acquisti su lusso e auto e la giornata si conclude con una perdita dello 0,59% a 27.315 punti. La peggiore è Madrid, che segna -0,8%.

Vendite anche a Wall Street

Dopo il rosso registrato a febbraio, il mese di marzo si apre all’insegna delle vendite, con i tre principali indici della Borsa americana che viaggiano in ribasso dopo il dato sull’lIsm manifatturiero, che ha febbraio è salito a 47,7 punti contro attese per 47,6 punti. Il settore è però rimasto in contrazione. Il Dow Jones è poco sotto la parità, lo S&P 500 lo 0,5% Il Nasdaq addirittura lo 0,74%.

Sul listino hi-tech si segnala il tonfo di Novavax. Il titolo della società di biotecnologie cede il 25% del proprio valore dopo aver palesato dubbi sulla propria capacità di “continuare ad operare come un’azienda in funzionamento per un anno dalla data di emissione del presente bilancio”.

Nel frattempo i riflettori sono ancora sulla Fed. “Dobbiamo determinare quando l’inflazione si sta irrevocabilmente abbassando. Non ci siamo ancora, ed è per questo che penso che dovremo aumentare il tasso sui federal funds tra il 5 e il 5,25% e lasciarlo lì fino al 2024 inoltrato”, ha affermato il presidente della Federal Reserve di Atlanta, Raphael Bostic, in un saggio pubblicato sul sito web dell’istituzione.

I dati macro di oggi: occhi sull’inflazione tedesca

Ad influenzare l’andamento dei mercati è la pioggia di dati macro pubblicata oggi. I primi sono arrivati nella notte dall’Asia: la manifattura cinese a febbraio un balzo a quota 52,6 (da 50,1 di gennaio), l’aumento più robusto da 11 anni grazie alla ripartenza della produzione dopo la revoca delle restrizioni anti-Covid. In mattinata è toccato all’Eurozona, dove a febbraio l’indice Pmi manifatturiero è sceso a 48,5 – minimo da due mesi – dai 48,8 di gennaio. Eccezion fatta per la Spagna, la Grecia e per l’Italia, che sale a 52 da 50,4 punti, il settore resta in territorio negativo, ma un segnale positivo arriva dalla produzione ai massimi da nove mesi. “Un’espansione marginale della produzione segnalata dai produttori dell’Eurozona a febbraio è una buona notizia in quanto rappresenta il primo aumento dallo scorso maggio e un ulteriore miglioramento della tendenza sottostante rispetto al minimo registrato a ottobre”, spiega Chris Williamson, chief business economist di S&P Global Market Intelligence.

Sull’Italia, sono stati pubblicati oggi anche i dati dell’Istat su deficit e Pil 2022: il primo si è impennato all’8% a causa dei nuovi criteri contabili Eurostat che aggiornano il peso dei crediti fiscali, Superbonus in primis; il secondo segnala una crescita pari a +3,7%, in lieve ribasso rispetto al +3,9% previsto a settembre.

Il dato più atteso della giornata arriva però nel primo pomeriggio dalla Germania: a febbraio i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,8% sul mese e dell’8,7% sull’anno. Le stime parlavano di un incremento mensile dello 0,6%, annuale dell’ 8,5%. A livello armonizzato europeo, l’indice è salito dell’+1% su mese e del 9,3% su anno. 

Allunga l’euro, Villeroy: “tassi al picco in estate”. Visco: “Serve equilibrio”

Immediata la reazione dell’euro, che sfiora quota 1,07 dollari per poi assestarsi a 1,066 contro il biglietto verde da 1,0619 della sera precedente. L’inflazione tedesca, infatti, potrebbe fornire alla Bce un’ulteriore motivazione per continuare con la stretta monetaria.  

A parziale conferma arrivano le parole del governatore della banca centrale francese, Francois Villeroy de Galhau, che intervenendo di fronte la commissione finanze del parlamento francese ha detto: “Mi sembra auspicabile raggiungere questo tasso terminale entro l’estate, vale a dire al massimo entro settembre”. “I primi dati di febbraio pubblicati ieri per Spagna e Francia – ha continuato- ci invitano a essere vigili e a perseverare nella nostra azione monetaria. Secondo le nostre previsioni, l’inflazione dovrebbe raggiungere il picco in questo primo semestre e potrebbe dimezzarsi entro la fine dell’anno”. Tuttavia, il tasso di inflazione core continua a salire è “di conseguenza, nessuno può più negare che la politica monetaria può e deve reagire”.

Dello stesso avviso anche il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, secondo cui “Una cosa è certa: l’aumento dei tassi annunciato per marzo non sarà l’ultimo. Naturalmente rivalutiamo la situazione ad ogni incontro – ha aggiunto Nagel – Non siamo bloccati in un determinato percorso. Tuttavia, per come stanno le cose oggi, ritengo che i tassi di interesse chiave debbano essere ancora più elevati per riportare il tasso di inflazione al nostro obiettivo del 2% in modo tempestivo”.

Nel pomeriggio sulla questione si è espresso anche il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in un intervento alla Frankfurt school of Finance & Management. “Non c’è dubbio”, ha detto il numero uno di via Nazionale, che il tightening della politica monetaria dell’area euro “debba continuare a garantire che un aumento temporaneo dell’inflazione causata da uno shock dell’offerta non diventi un fenomeno più persistente sostenuto dai fattori di domanda”. Ma allo stesso tempo, “rimarrà essenziale continuare a bilanciare il rischio di una ricalibrazione troppo graduale (doing too little), il che potrebbe far sì che l’inflazione sia radicata nelle aspettative e nei processi di definizione dei salari, con quello di un eccessivo inasprimento (doing too much), che comporterebbe significative ripercussioni per l’attività economica, la stabilità finanziaria e, in definitiva, gli sviluppi dei prezzi a medio termine”. 

Visco ha ricordto che all’inizio di febbraio il Consiglio della BCE ha valutato che i rischi per le prospettive dell’inflazione sono diventati più equilibrati, ribadendo che l’incertezza rimane molto elevata. 

Nel frattempo Goldman Sachs ha aggiornato le proprie previsioni e si aspetta ora un aumento dei tassi di interesse di 50 punti base a maggio (rispetto ai 25 punti base precedenti) da parte della Banca centrale europea. Inoltre, gli analisti hanno alzato il peak rat al 3,75% a giugno (rispetto al 3,5% precedente). 

Sale il rendimento del Btp decennale, bund per la prima volta sopra il 3%

In questo contesto lo spread chiude a 184 punti base, poco sopra il livello della vigilia. Continua a salire invece il rendimento del Btp decennale, che aumenta al 4,56% dal precedente 4,46%. Si impenna il bund tedesco a 2 anni, il cui rendimento per la prima volta dal 2008 sale sopra il 3%. In rialzo anche i rendimenti dei Treasury Usa, col decennale salito sopra il 4% per la prima volta dal novembre scorso.

Dando uno sguardo agli altri mercati, il petrolio è in discesa, con il brent a 83,02 dollari al barile (-0,5%) e il Wti, a 76,7 dollari (-0,45%). Il prezzo del gas rimane sostanzialmente stabile sopra i 47 euro al megawattora.

Piazza Affari: i titoli migliori e i peggiori

Tornando all’azionario, a Piazza Affari si mette in luce il lusso, spinto dalla ripresa dell’economia cinese. Sul Ftse Mib Moncler è la maglia rosa (+3,29%) dopo aver chiuso il 2022 con ricavi e redditività in aumento e migliori del consensus. Il management ha proposto la distribuzione di un dividendo di 1,12 euro per azione. Nel comparto acquisti anche su Salvatore Ferragamo (+2,28%) e Brunello Cucinelli (+0,75%).

Corre l’auto, con Stellantis che segna +3%. Guadagna l’1,43% Pirelli dopo l’annuncio da parte di Brembo e Mtp/Camfin della firma di un patto di consultazione sul voto in assemblea con cui si consolida il nucleo di azionisti italiani del gruppo della Bicocca, controllata dalla cinese Sinochem.

Positiva Saipem (+1,15%) che ha annunciato una nuova commessa in costa d’Avorio e vendita asset per 750 milioni. È invece sotto la parità (-0,99%) Amplifon che nel 2022 ha visto l’utile netto salire del 13,1% e i ricavi superare per la priva volta quota 2 miliardi. 

Peggior titolo di giornata è Diasorin (-2,76%). Vendite sulle utility: Hera (-2,54%), A2a (-2,65%), Italgas (-2,5%), Enel (-2,2%), Terna (-2,3%). Giù anche Recordati (-2,5%).

Prese di beneficio su Unicredit (-2,46%) dopo i rialzi dei giorni scorsi.

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