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Banche centrali, inflazione, recessione e guerra mettono ko le Borse nel peggior semestre dal 1970

Pixabay

L’Orso firma un semestre di lacrime e sangue che si chiude oggi con una seduta in profondo rosso in Europa. Si aggrava così il bilancio delle perdite 2022 paragonabili a quelle dell’inizio della pandemia nel 2020. Wall Street, partita in calo, sembra avviata sulla stessa strada o peggio. Lo S&P 500 sta perdendo, dall’inizio dell’anno, circa il 20% e si appresta a registrare il peggior primo semestre dal 1970, quando perse il 21,01%. Secondo il Financial Times la voragine della Borsa di New York nell’anno in corso si aggira sulla cifra stellare di 9 trilioni di dollari.

Piazza Affari chiude i sei mesi a giugno con un bilancio negativo intorno al -22% e cede oggi il 2,47%, arretrando a 21.293 punti base, con quasi tutte le blue chip in ribasso. Sono sulla stessa barca, con falle odierne poco più piccole: Londra -1,98%; Parigi -1,8%; Francoforte -1,61%; Amsterdam -1,1%; Madrid 1%. Non si diverte neppure Mosca, -7%, zavorrata da Gazprom, -25%, che ha deciso di non distribuire dividendi (sui risultati 2021), per la prima volta dal 1998. A Francoforte l’utility tedesca Uniper crolla del 14,38% dopo aver ritirato le proprie previsioni per l’esercizio 2022 a causa delle riduzioni nella fornitura di gas da parte del gigante russo.

L’onda d’urto delle banche centrali

La guerra in Ucraina si fa sentire con tutta la sua forza distruttrice in Europa, mentre i contagi di Covid 19 ricominciano a correre, benché la malattia stia facendo meno danni che in passato.

A pesare di più sul morale degli investitori sono i rischi crescenti di recessione dopo che i banchieri centrali, ieri a Sintra, hanno parlato sin troppo chiaro. L’inflazione va fermata e non è detto che l’atterraggio risulterà morbido, hanno avvertito.

Ad appesantire il clima oggi ha provveduto il presidente del Consiglio di vigilanza della Bce, Andrea Enria, nel corso di un’audizione al Parlamento europeo durante la quale ha annunciato che Eurotower chiederà alle banche di mettere in conto un potenziale embargo del gas e l’ipotesi recessione, con possibili effetti sui dividendi

Domani invece il focus sarà sulla stima preliminare dell’inflazione di giugno per la zona euro. Un dato importante per la riunione della Bce del 21 luglio, in cui Christine Lagarde ha promesso di aumentare i tassi per la prima volta dal 2011.

Nell’attesa la Riksbank svedese ha alzato il tasso di riferimento di 50 punti base, come da previsioni.

Crolla il bitcoin

Sul mercato valutario l’euro galleggia contro il dollaro e tratta in area 1,044.

L’avversione al rischio travolge il bitcoin che scende a 19.148 dollari (-4,82%) dopo essere precipitato persino sotto la soglia dei 19mila dollari in mattinata. La maggior criptovaluta al mondo sta perdendo il 58% dall’inizio dell’anno (e in questo trimestre) e circa il 70% dal record di 68.990 dollari registrato a novembre.

“Il mix di alta inflazione, aumento dei tassi d’interesse e recessione pesano sulle criptovalute” ha commentato Yves Longchamp di Seba Bank, parlando con la Cnbc.

Il bitcoin va verso il suo peggior trimestre in oltre un decennio: l’attuale -58% è il peggior calo dal terzo trimestre del 2011, quando era ancora nella sua fase embrionale.

L’Opec+ conferma l’aumento di agosto. Giù il petrolio

Se l’economia rallenta c’è meno bisogno di petrolio e l’oro nero non la prende bene, mentre l’Opec+ conferma per agosto l’aumento  di 648.000 barili al giorno. Cosa accadrà a settembre per ora non si sa. Putin però non può guadagnare sul greggio russo o almeno non troppo, sostiene il presidente Usa Joe Biden, chiarendo la posizione assunta al G7: “abbiamo delegato a una commissione il compito di definire il meccanismo con l’obiettivo di ridurre il prezzo del petrolio”. E in questo quadro “non forniremo assicurazioni alle navi che trasportano petrolio russo” (se il prezzo è al di sotto di un certo livello).

Il Brent tratta al momento in ribasso dell’1,6% a 114,37 dollari al barile; il greggio texano perde il 3,2%,106,20 dollari al barile.

Piazza Affari va a fondo con le banche

Saipem oggi è coerente, in ribasso sia con le azioni (-21,72%) sia con i diritti (-56,55%), mentre prosegue l’aumento di capitale da 2 miliardi. “Crolla il diritto perché gli investitori tardivi che non intendono partecipare se ne vogliono liberare, non riescono e arriverà tendenzialmente ad azzerarsi”, osserva un trader interpellato da Reuters.

Le osservazioni della Bce pesano sul settore bancario, il più importante del Ftse Mib e così Unicredit perde il 5,26%, Intesa il 5,12%, Bper -3,92%. Non si ferma l’emorragia per Mps, -2,96%, intorno ai minimi storici.

Le perdite sono in ogni caso spalmate su quasi tutti i settori: l’automotive resta negativo a partire da Iveco -4,83% e Pirelli -3,63%; le telecomunicazioni vanno giù con Tim, -3,82%; l’industria con Prysmian -3,63%. Tra le utility, che tutto sommato si difendono meglio, crolla Enel -3,37%.

Quattro big cap riescono però ad agguantare un piccolo rialzo, sono Moncler +0,32%, Amplifon +0,27%, Recordati +0,1% e Disorin +0,04%.

Fuori dal paniere principale De Nora perde il 4,44%, debuttando in una situazione davvero poco brillante.

Sale lo spread e volano i rendimenti in asta

In questo giovedì da dimenticare sale anche lo spread, benché i rendimenti risultino in ribasso. Il differenziale tra decennale italiano e tedesco cresce a 194 punti base (+2,66%), con un tasso in discesa del Btp a +3,3% e del Bund a +1,36%.

Volano invece ai massimi da otto anni i tassi dei titoli italiani collocati nell’asta odierna per complessivi sette miliardi.

Nel dettaglio, il Tesoro ha emesso la prima tranche del nuovo BTp a 5 anni per 4 miliardi e il rendimento è salito di 58 centesimi attestandosi al 2,74% su livelli che non si vedevano da ottobre 2013. La quinta tranche del BTp a 10 anni ha visto un tasso in aumento di 37 centesimi sull’asta del mese scorso, si è attestato al 3,47%, in questo caso record da gennaio 2014. Collocata anche la tredicesima tranche del CcTeu scadenza 15/04/2029 per 1 miliardo a fronte di richieste per 1,857 miliardi. Il rendimento lordo è risultato pari allo 0,58 per cento.

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