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Banca d’Italia, l’assemblea tra banche e riforme

FIRSTonline

Che cosa dirà oggi nelle sue Considerazioni finali all’assemblea della Banca d’Italia il Governatore Ignazio Visco sulle riforme istituzionali del governo Renzi a pochi mesi dal referendum costituzionale e a pochissimi giorni dalle elezioni amministrative di domenica nelle principali città italiane?

Nell’assemblea dell’anno scorso, come in altre occasioni pubbliche, Visco ha già avuto modo di apprezzare lo sforzo del governo Renzi di portare l’Italia fuori dalla palude a suon di riforme ma è evidente che, nell’imminenza di appuntamenti politici e istituzionali di prima grandezza, oggi le sue parole assumeranno una diversa valenza. Pur con tutta la prudenza del caso, sarebbe curioso che la Banca d’Italia non apprezzasse non soltanto le riforme delle banche popolari e delle Bcc, attese da decenni e centrate dall’attuale Governo con il sostegno di Via Nazionale, ma anche la riforma costituzionale del Senato e del Titolo V che non è perfetta, ma è indubitabilmente un passo avanti nella semplificazione e velocizzazione del processo decisionale delle istituzioni, nel taglio netto dei costi della politica e nel definitivo pensionamento di enti inutili come le Province e il Cnel.

Ma, al di là del suo giudizio sulle riforme, sarà come sempre interessante conoscere il punto di vista del Governatore sullo stato dell’economia italiana e sulle ricette per accrescerne la produttività, come leva di una crescita molto superiore a quella troppo anemica che ancora caratterizza il nostro Paese anche dopo l’uscita dagli anni bui delle recessione.

Naturalmente le Considerazioni di Visco sulla politica economica italiana non potranno prescindere da un giudizio critico sui balbettii dell’Europa che sta di fatto abbandonando la politica dell’austerità ma non è ancora in grado di imboccare una credibile strategia di sviluppo che vada molto oltre il Piano Juncker e che concorra ad arginare, prima che sia troppo tardi, il populismo che in varie salse circola e cresce nel Vecchio continente.

Sull’Europa è lecito attendersi parole chiare del Governatore anche in materia di politica bancaria e soprattutto di regolamentazione. Visco ha già avuto modo di ricordare che senza la garanzia europea sui depositi bancari l’Unione bancaria europea è zoppa e che, come sostiene il presidente della Bce Mario Draghi, sarebbe ora che tutti Paesi che hanno sottoscritto l’accordo sull’Unione bancaria si decidessero ad attuarlo in ogni suo aspetto, rinviando a una sede internazionale e non solo europea la problematica inerente il peso dei titoli di Stato e il loro effetto sulla stabilità delle banche.

Ma non solo di questo si tratta e c’è da augurarsi che il rispetto e la riconoscenza che si devono alla delicatezza dell’azione del presidente Draghi, specialmente dopo gli ingiustificati attacchi della destra tedesca alla sua lungimirante politica monetaria, non mettano il silenziatore alle critiche alla cervellotica e spesso ottusa Vigilanza e regolamentazione bancaria europea che sia la Bce che la Commissione Europea non mancano di propinarci. Una regolamentazione asfissiante e orientata solo alla stabilità piuttosto che allo sviluppo non fa bene alle banche, non fa bene all’economia e non fa bene all’Europa.

In materia di politica bancaria sarebbe anche interessante conoscere il punto di vista del Governatore sull’opportunità di orientare la regolazione non solo in difesa dei grandi gruppi ma, come saggiamente fanno gli Stati Uniti, anche delle banche locali, alleggerendo oneri e incombenze spesso insostenibili. E ancora, ai tempi di Internet e soprattutto dei robot e dei big data, qual è il modello di banca che ha in mente la Banca d’Italia per il futuro prossimo e come smontare la pletorica rete di sportelli e dipendenti che, insieme alle sofferenze, zavorrano la nostre banche?

I tempi sono difficili. Per questo dal Governatore ci aspettiamo parole coraggiose.

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