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Agroalimentare: i decreti OGM fanno discutere

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L’accusa è inverosimile per chi si batte per la tutela dei prodotti bio Made in Italy. Teresa Bellanova, Ministra dell’Agricoltura in questi giorni sconta gli attacchi di Federbio e Legambiente per due decreti che darebbero il via agli ogm in agricoltura. Una manovra surrettizia, secondo i critici, che Bellanova non avrebbe ancora ostacolato definitivamente. La vicenda riguarda norme tecniche su materiali di moltiplicazione della vite e sugli innesti di piante da frutto. In pratica modalità per produrre e commercializzare le varietà ottenute con la tecnica della ricombinazione genetica.

Un processo vietato dalla Corte di giustizia europea con una sentenza del 2018. È noto che il business degli Ogm da anni oppone l’Europa agli Stati che ne fanno largo uso. Spesso alla base ci sono accordi commerciali milionari con le aziende produttrici. L’Italia ha fatto scelte progressiste e molto sostenibili. Come in altri 20 Paesi europei, ricorda un documento ambientalista, la coltivazione di Ogm non è consentita. Ma da noi non esiste neanche una normativa sulla coesistenza tra piante geneticamente modificate e produzioni agricole presenti sul territorio nazionale.

Per questo le polemiche di queste ore toccano l’intero mondo agricolo. La catena del valore biologico si sente colpita all’origine. Luciano Cillis, relatore del decreto alla Camera, prova a smorzare i toni.“Il decreto legislativo è il recepimento di alcune normative europee. Nella commissione Agricoltura l’intenzione è di limitare il raggio d’azione di tale provvedimento solamente alle sementi convenzionali e di stralciare tutto ciò che si riferisce alle sementi geneticamente modificate”.

Una modifica sostanziale che non dovrebbe sollevare obiezioni dall’Ue e contemporaneamente tranquillizzare le organizzazioni bio. Per noi è un colpo di mano quello che si sta tentando, pericoloso per gran parte del sistema agricolo, ha detto Grazia Mammuccini, presidente di FederBio.

Il Made in Italy , difeso dalla Bellanova in diverse occasioni , riconosciuto in intese di sostenibilità produttiva con le associazioni di base, è fondato su presupposti di alta qualità. È se è vero, come sempre FederBio ricorda, che le posizioni italiane sono state tutte orientate alla tutela dell’ambiente non si comprende come la stessa mano italiana possa far passare norme così contrarie. La partita resta aperta con tutti i partiti in campo.

Dietro c’è la querelle sull’approvazione della legge sul biologico. Un iter lentissimo e dannoso per la filiera e gli interessi nazionali. La legge è stata approvato alla Camera a larghissima maggioranza due anni fa.

Ora dopo il Covid 19, quando le scelte dei consumatori e la bilancia dei pagamenti pende dalla parte delle scelte biologiche e dell’agroecologia, il Parlamento dovrebbe fare uno scatto definitivo. Giustamente viene sollecitato, per non provocare altri disorientamenti. Ed è forse la prossima mossa che farà la Ministra Bellanova.

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