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Ucraina, plebiscito per la secessione nelle regioni orientali

Si è chiuso con l’annunciato plebiscito il referendum indipendentista nelle regioni russofone dell’Ucraina orientale di Donetsk e Lugansk: il 95,98%, infatti, ha votato sì all’indipendenza dell’autoproclamata repubblica di Lugansk, come annunciato dal vicepresidente della commissione elettorale Oleksandr Malykhyn.

Vincono i secessionisti filo-russi, dunque, ma difficilmente la partita si chiuderà qui. Per l’Occidente il referendum è semplicemente “illegale” con tanto di formale condanna da parte di Catherine Ashton, del presidente francese Francois Hollande e del governo degli Stati Uniti.

Per Kiev, invece, si tratta di una “farsa criminale ispirata, organizzata e finanziata dal Cremlino”. Il timore principale, chiaramente, è che la Russia possa sfruttare questo voto come pretesto per un’ulteriore annessione in stile Crimea o per riconoscere un’altra repubblica secessionista.

Secondo i dati diffusi dagli organizzatori del referendum l’affluenza al voto sarebbe stata intorno al 70%, un dato difficile da verificare vista l’assenza in loco di osservatori indipendenti o internazionali. L’unica cosa certa è che si sia trattato di un voto assai poco trasparente, tra voti moltipli in più seggi, pacchi di schede già votate e commissioni elettorali a senso unico. Intanto è attesa per la posizione del presidente russo Vladimir Putin, che aveva consigliato di rinviare il referendum. “E’ difficile fare previsioni”, ha ammesso il portavoce Peskov, senza argomentare se il destino della regione del Donbass seguirà quello della Crimea: vale a dire l’annessione alla Russia. 

Intanto nell’Ucraina dilaniata dalle sue divisioni si avvicina la data delle prossime presidenziali del 25 maggio, dopo le quali il vincitore dovrà convocare anche nuove elezioni legislative. Il favorito, al momento, è un altro oligarca, Petro Poroshenko.

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