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Svizzera, Qe e Grecia: i tre fatti cruciali di una settimana che può cambiare il 2015

La settimana che comincia oggi verrà di sicuro ricordata a lungo, perché in pochi giorni si gioca il futuro prossimo dei mercati finanziari ma anche dell’euro e dell’Europa. Tre appuntamenti possono cambiare il corso del 2015: in finanza ma anche nell’economia e nella politica europea.

Il primo appuntamento, che è già per oggi, è rappresentato dalla controprova dello tsunami svizzero sui mercati. La mossa a sorpresa della Banca Nazionale Svizzera di sganciare il franco dall’euro è stata dirompente, con l’exploit della valuta elvetica che in poche ore si è apprezzata di oltre il 20%, con la Borsa di Zurigo che in due sedute ha perso il 14%, con l’effetto contagio sui Paesi (Slovenia e Croazia) più esposti sui mutui in franchi, con il crack dei primi broker e con le pesanti perdite sul franco di grandi banche internazionali. Ma – ecco il punto – dopo l’effetto iniziale, dove si assesterà il rapporto di cambio tra il franco svizzero e l’euro? E sulle blue chips di Zurigo gli investitori torneranno a puntare acquistando i titoli a prezzi d’occasione oppure la perdita di competitività delle multinazionali svizzere degli orologi, della farmaceutica, della meccanica e degli alimentari è destinata a pesare a lungo e a zavorrare la Borsa? Sono interrogativi che richiederanno tempo per ricevere una risposta esauriente, ma da giovedì scorso sui mercati c’è incognita in più. Che ci riguarda molto da vicino e che per ora è tutta a nostro vantaggio, dei nostri frontalieri e delle aziende e dei commercianti italiani delle zone di confine, il cui futuro però resta avvolto nelle nebbie perché nessuno sa quanto realmente potrà durare la situazione attuale.

L’appuntamento più atteso della settimana è però quello di giovedì 22 gennaio quando si riunirà il consiglio direttivo della Bce nel quale il presidente Mario Draghi lancerà, con tutta probabilità, il Quantitative easing all’europea e cioè un sostanzioso programma di acquisti di titoli di Stato, compresi quelli italiani e spagnoli, che inonderà il sistema finanziario di nuova liquidità. Naturalmente non basta dire Qe e gli occhi dei mercati saranno rivolti ai dettagli: quanto investirà la Bce, in che orizzonte temporale, chi si farà carico dei bond, che titoli verranno acquistati? Sono particolari che fanno la differenza. Ma non c’è dubbio che il Qe segna una svolta con effetti planetari che sicuramente darà slancio ai mercati finanziari, anche se la mossa è già stata in parte scontata, e che può far sentire i suoi benefici effetti anche sull’economia. Almeno indirettamente. Gli economisti di tutto il mondo hanno a lungo studiato il rapporto tra il Qe della Fed e il rilancio della crescita americana ma senza arrivare a conclusioni univoche. Non è detto che la copiosa liquidità riversata dalla Fed sul mercato sia stata una della principali cause della crescita americana. E questo dubbio vale a maggior ragione per l’Europa, ma una cosa è certa: il Qe di Draghi genera sicuramente fiducia tra gli investitori e questo bene prezioso, che in Italia come in Europa è finora mancato, può in qualche modo dare una spinta agli investimenti e ai consumi. In ogni caso è un atout in più.

Poi in arrivo – ed è il terzo appuntamento cruciale della settimana – ci sono le elezioni greche, in programma per domenica prossima. Tutti i sondaggi della vigilia concordano nell’indicare nel leader della sinistra radicale, Tsipras, il probabile vincitore di Atene ma anche nell’evidenziare che Syriza non prenderà la maggioranza assoluta e dovrà dunque allearsi con altre forze politiche di orientamento europeista. Quale sarà la posizione del nuovo governo greco rispetto all’euro e rispetto agli impegni assunti con la Troika per sostenere il debito pubblico? E’ probabile che Atene possa strappare qualche concessione sui tassi e sull’allungamento della restituzione dei suoi debiti, ma a condizione che non cancelli del tutto la politica di rigore finanziario in precedenza concordata con l’Europa. Insomma un bel rebus che può sfuggire di mano a tutti e spaventare i mercati. La fuga di capitali, la corsa dei greci agli sportelli delle banche per prelevare i loro depositi e la conseguente crisi di liquidità di due delle maggiori banche elleniche non sono un bel segnale e fotografano drammaticamente l’incertezza della situazione.

Dalla soluzione dei tre casi della settimana (Svizzera, Bce e Grecia) si capirà quale sia il futuro che ci attende. Senza dimenticare che dal 29 gennaio, cioè della prossima settimana, si comincerà a votare per l’elezione del nostro nuovo presidente della Repubblica, da cui dipenderà il futuro della legislatura, il futuro del Governo e il futuro delle riforme. Ce n’è abbastanza per concludere che gennaio 2015 lascerà il segno e non potrà essere facilmente dimenticato. Ci aspettano giorni bollenti.

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