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Sise delle monache: licenzioso dolce di Guardiagrele, che ricorda le minne di S.Agata

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La pasticceria dell’Italia Centro-meridionale annovera alcune preparazioni dolciarie che hanno denominazioni simili (sise, sospiri, minni) sia con riferimento alle suore che alla figura di Sant’Agata. Nella città di Guardiagrele in Abruzzo le “sise delle monache” sono una preparazione dolciaria brevettata già nel tardo ‘800; una semplice base circolare di pan di Spagna, sulla quale viene adagiato un ricco strato di crema pasticcera, poi rivestito da tre protuberanze tondeggianti che ricordano palesemente dei seni.

Prima di essere servito il dolce viene spolverato con dello zucchero a velo. La ricetta in realtà contiene degli ingredienti non svelati che consentono al dolce stesso di conservarsi morbido ed elastico per molte ore. L’atlante dei prodotti tipici abruzzesi annovera la preparazione tra i Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione.

La leggenda crea una assonanza tra la forma del dolce e le tre cime della Maiella, posta proprio a ridosso della città; forse la forma sembra essere ispirata al fazzoletto che le suore inserivano nel seno e che involontariamente produceva una terza protuberanza.

Malgrado il brevetto relativamente recente non è escluso che il dolce fosse preparato dalle suore come attività necessaria per il mantenimento del convento e che solo in una fase successiva, quando il nuovo Regno d’Italia aveva assunto una sua marcata connotazione istituzionale, fosse stato brevettato da un artigiano per poterne essere autorizzata la vendita. Solo due pasticcerie della città di Guardiagrele producono oggi questo dolce.

In realtà questi cibi ‘antropomorfi’ traggono origine agli ex-voto che già in epoca greca erano presentati al tempio di Asclepio in Grecia, per ingraziarsi il favore della divinità. Numerosi sono ex-voto simili ritrovati in numerosi santuari del centro Italia, di cui tre sono in esposizione presso il museo della Civitella di Chieti.

Il martirio di S. Agata avvenuto per asportazione dei seni viene documentato in numerose tele di epoca rinascimentale e l’evento fu utilizzato dalla Chiesa per rimuovere il paganesimo dilagante ancora in uso nelle popolazioni rurali.

L’offerta del seno era la più alta forma di rinuncia alla femminilità che il martirio stesso aveva imposto ad Agata. La successiva invocazione di grazie che le donne rivolgevano al trascendente per il seno era connessa alla disponibilità di latte per allevare la prole ed il numero dei seni era funzionale all’abbondanza di latte materno necessaria.

A Frascati un dolce ancora oggi molto popolare è la pupa raffigurante una fanciulla con tre seni, retaggio di quegli ex-voto ancestrali così diffusi tra Lazio ed Abruzzo. Non meraviglia dunque che le suore producessero in un lontano passato un dolce nel quale la raffigurazione dei seni era il simbolo di una generosa ed originale maternità cui avevano rinunziato a beneficio della popolazione locale.

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