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Segolene Royal: “Gli Stati sono in ginocchio davanti alle banche: se vado all’Eliseo ribalto tutto”

“Vogliamo scrivere si’ o no tutti insieme una nuova pagina della nostra storia vibrante e popolare ?”, chiede Ségolène Royal all’inizio del suo libro-programma, intitolato “Lettera a tutti i rassegnati e a tutti gli indignati che vogliono delle soluzioni”. Un vero e proprio programma di governo, appena comparso nelle librerie francesi. Le soluzioni proposte da madame Royal ruotano tutte attorno all’idea magica di partecipazione.

Secondo lei occorre rilanciare il dinamismo e il protagonismo dei cittadini per rimettere le cose a posto dopo un quinquennio di sarkozysmo. Nel 2007 Ségolène Royal fu la candidata del Partito socialista (PS) e poi (al secondo turno elettorale) dell’intera sinistra alla sfida presidenziale contro il neogollista Nicolas Sarkozy. Perse, ma senza sfigurare: 47 contro 53 per cento dei voti. Adesso torna alla carica, ma deve superare un nuovo ostacolo: le primarie socialiste, che vengono organizzate per la prima volta. Fino agli anni Ottanta il candidato del partito all’Eliseo veniva scelto dagli organi dirigenti. In seguito sono state organizzate consultazioni tra i circa 200mila socialisti con la tessera.

Adesso ci sono le primarie aperte a chiunque affermi di “condividere i valori della sinistra”. I candidati sono sei, tra cui François Hollande e Ségolène Royal, che insieme hanno messo al mondo quattro figli ma che sono adesso divisi dalla “voglia di Eliseo”. C’è anche la segretaria del partito socialista Martine Aubry, figlia di Jacques Delors, e la novità è rappresentata dai “giovani” Manuel Valls e Arnaud Montebourg, che non hanno ancora cinquant’anni. Nessuno sa quanti saranno i votanti alle primarie. Forse un milione, forse molti di più. La sinistra ha una gran voglia di riconquistare l’Eliseo, dove (tranne che nel periodo di François Mitterrand, dal 1981 al 1995) la bandiera della destra ha sempre sventolato nella storia della Quinta Repubblica, cominciata nel 1958.

Ségolène Royal vuole tornare a sfidare Sarkozy. La incontro a colazione in un ristorante parigino e trovo una donna estremamente decisa, proprio come cinque anni fa, ma dall’aria più matura. Stasera dovrà affrontare gli altri cinque candidati alle primarie socialiste, in una diretta tv su France 2, canale pubblico. La Royal vuole fortissimamente vincere le primarie e poi il duello col vecchio rivale Sarkozy. L’idea di dover sbarrare la strada al suo ex marito François Hollande (in realtà i due non si sono mai ufficialmente sposati) non la preoccupa minimamente. Ségolène Royal pensa di essere la migliore esponente della sinistra francese e ogni suo respiro ha un solo scopo: l’Eliseo. Il potere nel nome del cambiamento di un Paese stanco di Sarkozy.

Ségolène Royal compie 58 anni questo 22 settembre. Per lei le primarie socialiste, in calendario per ottobre, sono probabilmente l’ultima occasione per scalare la vetta più alta del potere transalpino.

Lei, signora Royal, è abituata a pedalare in salita, ma questa volta i sondaggi le sono sfavorevoli a proposito dell’esito delle primarie. Si dice che lei sia in terza posizione, dopo Hollande e Aubry. Come fa a non scoraggiarsi?

Io voglio affermare le mie idee e le mie proposte, cosa che faccio con la perseveranza, la determinazione e la tenacia di sempre. I sondaggi lasciano il tempo che trovano. Che cosa contano i sondaggi nella prospettiva di primarie che non hanno alcun precedente nella storia francese e rispetto alle quali la metà degli intervistati dice di poter cambiare opinione? Evidentemente ben poco. Contano le proposte e io ho intenzione di utilizzare tutte le opportunità per esprimerle, a cominciare dai dibattiti televisivi con i miei compagni di partito.

Comunque, al suo posto molti altri politici avrebbero già alzato bandiera bianca?

Io terro’ fino alla fine di questa competizione elettorale e spero anche della prossima. Quella per l’Eliseo.

Qual è il suo segreto?

Credo in cio’ che dico. L’ho sempre fatto ed è per questo che i francesi mi hanno dato fiducia. Sono stata tre volte ministro e per quattro volte sono stata eletta in Parlamento. Sono riuscita a ottenere il mandato anche alle elezioni del 1993, che furono disastrose per la sinistra. Nel 2004 ho strappato alla destra la guida della regione Poitou-Charentes quando pochi prevedevano che avrei ottenuto un simile risultato. La mia solidità viene dalle mie convinzioni politiche e dalla mia proposta di fondo per una partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica.

Che cosa la colpisce della crisi finanziaria che scuote attualmente l’Europa e buona parte del mondo?

Le relazioni pericolose tra potere politico e potere bancario. Una sorta di consanguineità malsana. Nel mio programma ci sono controlli rigorosi sulle transazioni finanziarie, ci sono forme di tassazione a questo riguardo e c’è la sensibile presenza dello Stato nel capitale dei gruppi bancari. Tre anni fa gli Stati avevano aiutato le banche, ma oggi sono ai loro piedi. L’Europa non ha capito che la crisi del 2008 non è stata un semplice incidente di percorso, ma che è invece una crisi del sistema finanziario e della società nel suo insieme.

Se lei fosse al potere, quali misure prenderebbe immediatamente per risanare le casse dello Stato?

Lotta sistematica ed efficace alla frode fiscale. Obbligo di rimborsare le somme che i più ricchi si sono visti “omaggiare” grazie ai benefici fiscali concessi loro da Nicolas Sarkozy nel quinquennio che sta per concludersi. Rilancio dell’attività economica.

Come rilanciare l’economia?

La mia idea è quella di fare della Francia un Paese di imprenditori. A questo scopo creerei una nuova banca pubblica destinata a sostenere l’attività delle piccole e piccolissime imprese.

Negli ultimi tempi si è parlato in Francia di scandali finanziari e di tangenti cash arrivate dall’Africa al vertice del potere di Parigi. Lei ce ne pensa?

Penso che siamo di fronte a un sordido regolamento di conti tra i vari clan della destra francese, ma non intendo occuparmi troppo di questo argomento. La cosa evidente è che la Francia ha bisogno di ripristinare la propria credibilità internazionale e io intendo lavorare in questa prospettiva.

Ci sono polemiche a proposito della sua proposta di “inquadrare militarmente” i giovani delinquenti. Che cosa significa?
Devo fare una premessa: io sono preoccupata per il fatto che i giovani e giovanissimi che violano la legge vengano messi in strutture punitive che rischiano di fare di loro dei delinquenti in piena regola. Abbiamo dunque bisogno di un sistema precoce di punizione e anche di educazione. Un sistema alternativo alla prigione. E’ in questa chiave che io ipotizzo l’inquadramento in ambito militare degli adolescenti che violano la legge.

Perché voi socialisti avete perso le elezioni del 2007 contro Sarkozy?

Perché eravamo divisi. Perché non abbiamo capito fino in fondo l’importanza di preservare il valore della nostra unità dopo il dibattito interno per la scelta del candidato presidenziale.

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